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INTRODUZIONE AI TESTI DI « ACÙLEUS ».
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La
vita umana in ogni momento è la sua intelligenza, la sua conoscenza, la sua lettura. È la sua lettura che forma
la storia, perché di per sé cos’altro sarebbe il moto degli uomini, senza intelletto, se non un moto di corpi
e un girare di vani sentimenti?
A ogni moto di corpi e
di affetti corrisponde almeno una valutazione intellettuale: la valutazione preventiva o progettuale, cui si aggiunge la valutazione
conseguente, o consuntiva, se il moto della vita ha effetto.
Un insieme di considerazioni
intorno a un certo evento, dopo essere stato pensato, può essere divulgato attraverso la stampa di qualche periodico, e
divenire così un articolo. L’articolo è spesso il mezzo più immediato attraverso il quale un pensiero
sulla vita si fa sùbito di pubblico dominio e viene partecipato ad altri intelletti.
I fatti compiuti nella
Chiesa, da ecclesiastici o da fedeli, sono l’oggetto dei presenti articoli.
Ma c’è una
realtà specialissima di vita che di questi articoli è sostanza ulteriore. Tale realtà, contrariamente ai
fatti umani, è eterna, sicché li precede tutti, anzi li costituisce, e dà loro la libertà di farsi.
Questa realtà è
Dio, è il Logos di Dio. Trovandosi in essa coessenziali le due realtà che nel mondo invece sono distinte,
realtà ontologica e realtà intellettiva, avviene che esse, pur distinte, non sono però divise, ma relate,
e relate da un legame univoco dato dal Logos stesso. Questo legame è il legame di verità, è legame
aletico, per il quale la vita, cioè l’essere, è intelligibile, è appresa, è costituibile nella
redazione della sua oggettiva valutazione, cioè nella filosofia.
Le valutazioni filosofiche
dunque non solo possono, ma debbono essere veritative, secondo la logica aletica discendente dalla presenza del Logos sopra
la vita, e debbono poi rendere conto della loro rettitudine, della loro teoreticità, al Logos giudicante: il giudizio
non è sul moto della vita, ma sul moto intellettivo intorno alla vita.
Valutazioni dunque come
giudizi; e giudizi di verità perché confrontati con la verità eterna cui le due realtà (dell’essere
e del pensare l’essere) vengono raffrontate, vengono soppesate, vengono infine remunerate.
Valutazioni così
si chiamano Aculei, Acùlei: esse come aculei penetrano nella vita, nella storia, nel creato, facendo stillare da
lì, dall’acutezza perforante del ragionamento sillogistico che distingue e che unisce, la rugiada dissetante se l’aculeo
ha penetrato un cuore obbediente alla Parola prima; o spremendo fuori veleno nocivo, se la spina è entrata in un cuore
recalcitrante.
Il discrimine tra rugiada
e veleno è dato dall’aderenza delle parole, e dei fatti costituiti da quelle parole, alla Parola eterna che tutto
soprassiede e cui tutto va condotto per il degno confronto.
Il discrimine è
dunque dato ancora una volta da un sillogismo, il principe dei sillogismi, quello che unisce (o distingue) gli asserti umani all’autorità
divina, o, che è lo stesso, alla somma Veritas: la premessa maggiore è un asserto di fede (cioè una
verità rivelata), la premessa minore è una evidenza di ragione. La seconda premessa è quindi il momento in
cui la ragione fa uso delle proprie conoscenze per riuscire a comprendere meglio la verità rivelata. La riuscita del legame
dipende dalla purezza (teoreticità) dell’operazione, cioè dalle intenzioni. Ecco perché « i puri di cuore vedranno Dio ».
L’aculeo amoroso
e sapiente penetra nel cuore, e ne vede la purezza.
A garanzia della riuscita
viene in soccorso la santa Tradizione e il Magistero della Chiesa, unici strumenti adeguati all’insegnamento del grande
confronto, ai quali la scienza teologica si appoggia in ogni frangente, pena tutti e i più incerti sviamenti, come si vede,
della storia.
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