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INTRODUZIONE.
La
realtà più significativa e promettente che consegue alla discesa del Logos sulla Terra è che la verità
viene partecipata all’uomo.
Partecipando Dio in Cristo alla
vita delle sue creature, e partecipando alla loro natura di materia e di intelletto, egli, tutto verità, fa entrare la verità
assoluta nel mondo dell’incertezza e della morte, costringendo incertezza e morte a confrontare le loro misere forze con la potenza
irrefragabile e insostenibile della deità. Logos sgomina Thanatos: il confronto annienta incertezza e morte, poi
come oro indistruttibile fa trionfare verità e vita.
La religione è nell’uomo
questo confronto, è questa ingenita relazione tra la propria natura di creatura intelligente e la legge del Logos creatore
e remuneratore, che amorevolmente la fronteggia. La religione, corrispondenza e connessione donata per grazia all’uomo tra l’intelletto
suo e l’intelletto di Dio, risponde allo stato sillogistico puro dell’uomo (o, dopo il peccato, purificato), conferma la
forma del suo intelletto, permettendogli di compiere il ragionamento teoretico, o di non compierlo, pena la deviazione pratica del
peccato. L’uomo è infatti essere morale in quanto è prima essere intellettuale.
Deposito della verità
deiforme è la Chiesa. Si può anche dire che essa è deposito vivente della verità perché essa
trasporta nella storia – storia di valutazioni sui fatti, e non solo storia di fatti – un insieme di verità eterne
cui la storia deve confrontarsi di continuo, e questo trasporto, questa continua dislocazione delle eterne verità da un’intelletto
a un altro del mondo, da un uomo all’altro, viene compiuto attraverso la vita, e le vite, degli uomini. È deposito vivente anche per un motivo più forte: perché essa stessa non è da sé stessa vivente, ma per Cristo, per
la vita del Cristo, per la vita eterna e increata racchiusa nel Cristo, vero uomo in cui è entrato il vero Dio Logos per virtù dello Spirito Santo e regale (magnifico) decreto del Padre.
La Chiesa è quindi vivente
perché in essa è presente eucaristicamente la vita estrinseca all’uomo che dà la vita a ciascun uomo che
si cibi di essa. In quell’uomo l’eucaristia comunica l’essenza della deità alla natura umana assumendo la
natura umana nella deità e, la deità fattasi cibo dell’uomo, si fa a lui partecipata in partecipazione di essere
(di vita divina), di verità (di ragione divina), di amore (di legame partecipativo divino). Nella Chiesa il Depositum fidei è deposito di verità poiché la vita si ottiene per fede, ovvero per previa operazione intellettiva di rispondenza
della ragione alla verità proposta. Non stando la fede, cade ogni possibilità di ricevere la vita. Infatti non si riceve
la vita perché si prende del cibo, ma perché si ha fede in quel cibo che si prende. Dunque la parola, racchiusa nel concetto
di fede, precede e determina la vita, così come la Parola divina precede e determina il cibo che dà la vita.
Tutte le parole dell’uomo,
tutti i libri del mondo si confrontano in qualche modo con la Parola, e ne sono o non ne sono conseguenza. Il raffronto è diretto,
ma anche lontano, per varia partecipazione.
Nel grande festino preparato
dal gran Re per gli uomini anelanti la vita e a lui obbedienti, le vivande sono la sua prelibata verità, la sua succosa carità,
il suo inebriante essere. Il numero delle portate è sterminato, la loro delizia assicurata, inimmaginabile il loro godimento.
A questo festino, a questo Convivio, bisogna però giungervi, perché esso non è lì dove stanno gli
uomini, ma è lontano da loro, è oltre le strette della morte loro, nel luogo che è Dio, e la strada per giungervi
è erta, difficile, faticosa. Ma specialmente è unica.
La strada è il deposito
della fede della Chiesa, non si prescinde da esso. Però chi con la indefettibile fede non prescinde, già assapora sulla
strada le vivande medicinali e risorgive del Convivium che lo attende nella Aurea Domus sperata e lontana.
Convivium è la
partecipazione alla Trinità oltre la vita, Convivium è la partecipazione di fede alla Trinità nella vita, Convivium è la partecipazione alla Trinità nell’ineffabile Eucaristia, Convivium è la speranza
riposta nella verità, che fruttifica in tutti i campi del mondo, anche nei vigneti più lontani, anche nei più
diacci.
Ma Convivium, oltre che
mistico banchetto di grazie discendente dall’Alto, è pure lauto pranzo di conoscenza e di scienza tra uomini amici, scambio
di vivande e assaggio di vini antichi, come si conviene agli invitati che non devono mancare di partecipare l’uno all’altro
le grandi cose, gli Evangelia, che vengono a sapere dalla sacra Tradizione, dall’alto Magistero, la festosa notizia dei
figli ritrovati.
Per questi due motivi sarà
chiamato Convivium il luogo che offre le notizie utili e alcune pagine scelte dei libri editi e inediti di Enrico Maria Radaelli, o dei libri da lui curati, quali quelli di Amerio.
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