È evidente che sono migliaia, anche ai livelli più alti, i Pastori e Presuli che non hanno preso coscienza delle temerità del funestissimo Concilio Vaticano II, nemmeno dopo libri come Iota unum di Amerio, che pure raggiunse settemila copie solo nelle tre prime edizioni, e ora con quella con la mia Postfazione nei tipi Lindau ha mietuto altre duemila copie.
Mi auguro che i Presuli si impegnino un po’ più vivacemente a raccogliere le denunce pur fortissime di Monsignor Livi, che col suo L’eresia al potere, pubblicato da Sandro Magister il 2 gennaio 2020, prendeva netta posizione sulla catastrofe conciliare proprio a partire dal linguaggio.
E non è forse di primo piano la denuncia che compie il sottoscritto dal 2015, v. La Chiesa ribaltata, che la Chiesa e noi tutti ci troviamo nel pieno di quella che ho chiamato “Guerra delle Forme”, o “Guerra delle due Forme”, intendendo la Forma Pastorale contro la Forma Dogmatica, con morti e feriti, vincitori e vinti, eserciti tracotanti che scorrono per i Paesi annientando la fede di popoli e nazioni, come è sotto gli occhi di tutti, tranne che di essi, ciechi proprio senza occhi?
Ancora nel 2013 scrivevo su Il Domani - terribile o radioso? - del Dogma il paragrafo 25, consacrando la Forma dogmatica come unica via dell’amore, si veda il titolo: Il linguaggio dogmatico è la via aurea dell’amore: tanto dogma, tanto amore; niente dogma, niente amore.
C’è forse qualcuno che ne ha mai parlato, che ha da lì innescato un sano dibattito sulle malefatte dei falsi, falsissimi innamorati dell’amore, da Papa Roncalli a padre Turoldo, dal Cardinal Martini a Paolo VI, da Papa Wojtyla a Benedetto XVI, per non parlare dell’antipapa oggi disgraziatdmente regnante, Mons. Jorge Mario Cardinale Bergoglio?
Siamo in piena “Guerra delle Forme”, ma nessuno la chiama ancora neanche “guerra”, ma chi non capisce e non riconosce la realtà in cui si trova, ha già perso, e non dico che è caduto nella trappola della falsa bonomia, perché in realtà ci sta da sempre, in quella fossa, e ama anche starci, per non esporsi, per non dire ai popoli e alle nazioni che stanno sbagliando tutto, loro e i loro falsi diritti di farsi uomini e donne a proprio piacimento, e tutte le altre malefatte così, senza neanche accorgersi che la melma in cui quel falso e placido Pastore si trova gli si chiuderà sopra la testa senza che lui lanci neanche il più flebile dei sospiri, perché è già cadavere da tempo.
Il Logos non si appoggia su questi miserabili, su questi Cardinalotti che hanno perso da tempo l’orientamento e non sanno leggere neanche il Codex Iuris Canonici, come si è visto da sette anni.
Nel mio All’attacco! Cristo vince, illustro pazientemente ancora una volta, dopo averlo fatto da cinque anni, prima in La Chiesa ribaltata, poi in Che cosa può cambiare e che cosa non può cambiare nella dottrina della Chiesa, pubblicato da Livi con convinzione nella sua Casa editrice, poi in Street Theology, infine in Al cuore di Ratzinger. Al cuore del mondo, illustro, dicevo, fin nei minimi particolari il diabolico marchingegno formale e linguistico con cui i Neoterici da cinquant’anni hanno imbavagliato con i loro circiterismi la Chiesa facendo credere a tutti di non aver mai fatto garrire tanto in alto e con tanto splendore i suoi stendardi amorosi. Falsi e bugiardi. Ma chi ha mai dibattuto, contrastato, o pubblicamente rigettato almeno una, dico una, di queste mille mie miserabili pagine?
Non mi risulta che mai qualcuno abbia fatto la stessa opera di impietosa dimostrazione della realtà della Chiesa, denudando, con l’illustrazione della “Guerra delle Forme”, i falsi testimoni alla Roncalli e alla Ratzinger delle loro vesti melliflue di finti placidi, di finti pacieri, lasciandoli nudi nella loro finta mitezza e nella loro astuta placidità, ma intorno a queste denunce sanguinanti non si è alzato un grido, neanche un fiato.
Ma non è col silenzio che si vince la guerra. Siamo ancora ad Amerio? Dall’84 ne sono passati di anni! Se ne è scritti di libri! E di articoli! E di Atti di conferenze in giro per l’Italia e per il mondo!
Ma, per quanto mi riguarda, come sanno quelli che mi conoscono, non morirò su una panchina. Gli assordanti silenzi che escono dalle bocche afone di Cardinali e Vescovi da cinquant’anni, a migliaia, per quanto mi riguarda non sono neanche a metà della traiettoria che dovrebbero compiere per raggiungermi.
E il Logos di certo si è riservato i Suoi Pastori invitti che sorgeranno inaspettati dove meno ce se li aspetta, v. p. es. Mons. Livi, che sul letto di morte mi grida: « Enrico Maria, dogma, dogma, dogma. Vaticano I sì. Vaticano II no. ... Scrivilo a tutti, scrivi bene. Questa è la Chiesa. Questa. Solo questa », ora l’Arcivescovo Carlo Maria Viganò, che alza forte, decisa, serena e ferma la sua voce, il suo giudizio, la sua fede, unico nel suo totale, ragionato, rigorosissimo rigetto del Concilio Vaticano II, già raccogliendo intorno a sé schiere vive di ardenti fedeli, non arretrando di fronte a quella che di certo si prospetta, e non esagero, come la più grande battaglia dottrinale e spirituale di tutti i tempi, anzi buttandosi proprio al centro della mischia, perché ha dietro di sé, immenso, splendente, il Cavaliere seduto sul cavallo bianco, ritto tra i mirti, il cui nome è Fedele e Verace, i cui occhi sono come fiamma di fuoco, e i cui eserciti immensi sono nel cielo per scardinare tutta la terra.
La sorpresa è il Suo mestiere, è la Sua arma vincente da sempre, come si è visto con tutti i Suoi miracoli: vino nelle anfore a fine pasto, tempesta sull’acqua e Lui dormiva, lingua al muto dalla nascita, resurrezione, e che resurrezione: gloriosa!, dopo morte lenta e atroce…
Xto vince! E vincerà presto. E vincerà tutto. E questo mi basta.
E. M. R. |