12 febbraio 2014. Letto su Libero Antonio Socci: « Le dimissioni del Papa forse non sono valide ».
Il giornalista, mettendo in dubbio la validità canonica di quelle che lui chiama “dimissioni”, ma che in realtà, canonicamente parlando, vanno chiamate “rinuncia”, si appella a imprecisate norme canoniche, ma quali? Non lo dice. Che sarebbero poi norme di famosi canonisti, ma quali? Nemmeno questo dice. Poi si appella a fumose condizioni solo per le quali, in analogia alle condizioni dell’elezione papale, avverrebbe la transustanziazione eucaristica, le quali condizioni sarebbero materia, forma e... intenzione del celebrante (ex opere operantis: “le disposizioni del soggetto che compie l’atto del sacramento sono la causa formale del sacramento”).
Ma san Tommaso nega vi possa essere l’apporto intenzionale intimo del celebrante, v. Summa Theologiæ, III, q. 82, a. 7, Se gli eretici, gli scismatici e gli scomunicati siano in grado di consacrare: il santo Dottore, in esplicito accordo con sant’Agostino, spiega che quei soggetti (eretici, scismatici e/o scomunicati) consacrano validamente, ancorché sacerdoti, giacché, se quei medesimi tornassero nella Chiesa, non sarebbero di nuovo ordinati. Però non consacrano lecitamente, dice, perché sono fuori della Chiesa, e dunque commettono peccato grave di sacrilegio.
Questo articolo di san Tommaso mostra che l’intenzione intima non è affatto una terza condizione per avere la transustanziazione, perché essa si ha “ex opere operato”, ossia “indipendentemente dalle intime disposizioni”, e dunque si ha solo per materia e forma corrette nelle mani di un (anche indegno e anche eretico, o scismatico o scomunicato) celebrante.
D’altronde, è bene che sia così, perché in caso contrario il fedele non saprebbe mai se l’Eucaristia cui ha partecipato è valida o no.
L’Angelico, peraltro, nell’analisi delle condizioni del sacramento dell’Eucaristia, pone solo due Questiones: la 74, sulla materia del Sacramento, e la 78, sulla forma del Sacramento. Altre Questiones che riguardino altre condizioni, come un’ipotetica disposizione del celebrante, non vi sono: le condizioni sono solo materia e forma, anche perché nella forma, riguardo all’intenzione, c’è tutto, e la forma sono le parole, non già i pensieri. Quando mai dei pensieri possono essere oggettivati?
E così pure per l’elezione di un Papa (che comunque non è un sacramento): le disposizioni interiori dell’elegendo sono insignificanti, ininfluenti, perché il soggetto può pensare intimamente qualsiasi cosa, ma chi lo testimonia? come può essere oggettivato il suo pensiero, se resta pensiero?
Altro è se il soggetto lasciasse scritto o variamente documentato che previamente il suo atto è a suo avviso stato sottoposto a condizioni pesanti di volontà terze, a ricatti, a simonia, o ad altro condizionamento che lo rendono impuro. Ma tale non è il caso di Papa Ratzinger: egli non ha lasciato documenti o testimonianze in tal senso di nessun tenore.
E anche nel caso egli fosse stato oggetto di tentativi di ricatto, o di costrizione, o di ogni altra velleitaria intromissione di terzi di rendergli difficile e contrastata la sua decisione, e anche se tutto ciò fosse anche documentato, si ricordi che tali tentazioni sono state le stesse avute dai martiri in ogni tempo, come documentato dagli splendidi e gloriosi Acta martyrum, alle quali bisogna saper resistere, come resistettero tutti i martiri, e furono certamente molti i santi Papi che nei secoli vi resistettero, oltre a quelli che a volte invece, per disgrazia, vi caddero.
Ma se non vi sono documenti testimoniali che oggettivizzano in tal senso la cosa, ogni supposizione è solo una vana illazione.
L’intenzione intima comunque non entra a condizionare la bontà dell'elezione.
Dunque l’elezione di Papa Ratzinger, e la sua rinuncia, sono valide a tutti gli effetti, e se vi saranno scismi nella Chiesa nei prossimi tempi non lo si dovrà certo a lui.
E. M. R.
|