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QUALCHE ANNOTAZIONE PER IL LETTORE
CIRCA IL LIBRO DI ENRICO MARIA RADAELLI
“IL DOMANI DEL DOGMA”.
di S. E. R. Mons. Mario Oliveri
Anche il lettore più acculturato potrà trovare sicuramente il libro di Enrico Maria Radaelli come un “sermo durus”, come un discorso difficile, tanto più se egli non avrà familiarità al ragionamento ed al linguaggio filosofico, al linguaggio ed al ragionamento in particolare della Filosofia dell’essere, della Filosofia che io considero senza alcuna esitazione come “La” Filosofia, come la vera Filosofia.
Ma un discorso che ruota decisamente attorno alla Verità, che vuole ragionare sulla Verità, che vuole comunicare la Verità, è sempre un “sermo durus” , un “sermo” difficile. L’uo-mo assai facilmente, tanto più poiché vive in stato di “natura decaduta”, permette che la sua ragione devî dalla Verità, lascia che essa si fermi a “ciò che appare” senza raggiungere “ciò che è”, il “ciò che è” delle cose.
Lo scritto di Radaelli è già nel suo titolo “provocatore”, vuole colpire, vuole indurre a riflessione, vuole vincere ed aiutare a vincere, circa l’argomento affrontato (cioè il Concilio Vaticano II, considerato nella qualifica che esso stesso si è data, di Concilio “pastorale”, dunque anche di “magistero” pastorale), l’interpretazione che ben può chiamarsi “vulgata”, quella diventata “comune”, quella più diffusa, quella che quasi sempre si presenta come la meno meditata, la più facile da sostenere, la più derivante da ciò che appare.
Da cosa sarebbe causato il “domani terribile” che paventa l’Autore? Dall’aver operato in modo (in Concilio e fuori del Concilio) da privare l’Assise Ecumenica del suo carattere più vero, quello più consono alla sua natura, più consono a ciò che un Concilio Ecumenico è sempre stato nella vita della Chiesa, e che non può non essere nella vita della Chiesa, e tale carattere è la qualifica di ‘Dogmatico’.
[...]
Lo scritto di Enrico Maria Radaelli, dal contenuto forte ed elaborato, non è se non una energica affermazione che la Chiesa ha bisogno di supremo magistero nella sua più alta e sicura espressione, ha bisogno di “magistero dogmatico” (non sempre ciò che dice il Magistero è Dogma, è proclamazione della Verità in maniera infallibile), affinché Essa possa, guidata dalla luce piena, compiere con grande efficacia la sua Missione di salvezza, la sua opera pastorale tutta rivolta a generare la fede ed a portare la Grazia di Dio.
È del tutto auspicabile che tale scritto induca a serena e profonda riflessione.
† Mario Oliveri
Albenga, 6 gennaio 2013
Epifania del Signore
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