Enrico
Maria Radelli ha pubblicato presso la “Elledieffe” di Milano un ponderoso volume intitolato Il
Mistero della sinagoga bendata, nel quale intende mettere in guardia l'opinione pubblica cattolica da false interpretazioni
ideologiche delle iniziative pastorali (del Papa e dei vescovi di varie parti del mondo) indirizzate al dialogo con gli ebrei
e i musulmani. Il dialogo fa uso spesso dell’espressione “le grandi religioni monoteistiche”, e tale espressione
ha dato adito a interpretazioni di tipo “indifferentistico”, come se fosse indifferente adorare il Dio di Gesù
Cristo, che ci ha rivelato la Trinità, oppure il Dio unico dell'Antico Testamento (che per gli ebrei esclude che si possa
riconoscere Gesù come il Figlio di Dio) o il Dio unico dell’Islam (che porta Maometto a definire “bestemmia”
la fede dei cristiani nella Trinità).
Il libro di Radaelli ha
suscitato polemiche pretestuose, a riprova che il problema esiste ed è grave; è infatti evidente che si è
diffusa un’ideologia che vorrebbe livellare le tre religioni “monoteistiche” sul piano di in un’unica
astratta “idea di Dio”, che la moderna società secolarizzata può accettare su basi meramente storico-culturali
e sociologiche; il che significa escludere preliminarmente ogni rivelazione divina e ogni verità, a meno che non ammetta
di essere all’origine dell’intolleranza religiosa, delle violenze e della guerra.
Un’agenzia giornalistica
tristemente nota per i suoi attacchi alla Chiesa da posizioni filocomuniste ha diffuso un assurdo servizio con il titolo: Teologo
Opus Dei e “Avvenire” pubblicizzano libro contro il Papa e il Concilio. Ne riportiamo il testo, che sarà
commentato più avanti, nella sezione “Background”.
[...]
NOTA DEL PREFATORE.
Poche parole per rispondere
a quanto scrive l’agenzia “Adista”. Cominciamo col dire che è davvero ridicolo che quei giornalisti,
noti per aver attaccato durante decenni il Magistero e tutti coloro che si mostravano fedeli ad esso, si mettano adesso a gridare
allo scandalo per presunte critiche al Magistero stesso.
Poi, è ancora più
ridicolo che scrivano che io “mi qualifico” come decano della facoltà di Filosofia dell’Università
Lateranense, che dipende direttamente dalla Santa Sede, perché questo modo di parlare implica un dubbio, un sospetto di
millantato credito: quando basta – per i giornalisti che si occupano di cose del Vaticano dovrebbe essere il primo dovere
professionale – consultare annuari aggiornati (io sono stato nominato decano nel giugno del 2002, ragione per cui non figuro
come tale in un annuario vecchio, del 2001).
Infine, dalle mie stesse
parole che essi trascrivono risulta che parlo di questo argomento non come “teologo dell’Opus Dei” ma come filosofo
che parla a proprio nome. Quello che ho detto, che ora riporto per intero, fa capire che ci sono molti e importanti motivi per
tentare un chiarimento rispetto ai soliti luoghi comuni sulle “tre religioni monoteistiche”, che molti vorrebbero
mettere sullo stesso piano proprio per negare implicitamente al cristianesimo nientemeno che la sua stessa essenza, ossia la fede
nella Trinità, rivelata da Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo.
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I.
Quello che veramente ha voluto dire Enrico Maria Radaelli nel suo ponderoso volume è che nella pastorale e nella catechetica
occorre rivendicare sempre più chiaramente l’unicità del cristianesimo come religione rivelata e unica vera
religione. Non ho esitato a scrivere una Introduzione a questo libro perché la lettura di un testo così impegnato
e impegnativo mi ha prima incuriosito e poi affascinato. Indubbiamente, quello che Radaelli espone in questo libro – se
lo si legge con attenzione e lo si giudica con serenità – è un problema attuale e molto serio: come reagire,
nell’ambiente culturale cristiano, di fronte allo smarrimento sempre più evidente del senso della verità in
rapporto al mondo creato da Dio e in rapporto a Dio che ha creato il mondo.
Il
pragmatismo – ben chiaramente teorizzato da gran parte della filosofia contemporanea,
e inconsapevolmente recepito da tutti gli altri ambiti della cultura, non esclusa quella cattolica
– ha sepolto progressivamente la coscienza del primato che la verità ha in ogni
momento e in ogni aspetto della vita umana.
Poco
importa, oggi, che siano vere le teorie scientifiche (o quale di esse, se contrapposte l’una
all’altra, sia vera): all'opinione pubblica, per quello che appare, basta che le teorie
più insistentemente propagandate (dall’evoluzionismo alla psicanalisi, dal materialismo
dialettico all’animalismo) siano funzionali a scelte etiche e politiche che sempre di
più si allontanano dalla legge morale naturale e dalla dottrina morale della Chiesa
(si pensi all’influsso di questo paradigma epistemico persino tra i teologi moralisti,
ai quali Giovanni Paolo II ha rivolto severi ammonimenti parlando proprio di primato della
verità nell’enciclica Veritatis splendor).
Così,
per parlare di ciò che qui ci interessa, poco importa che le tre cosiddette “religioni
monoteistiche” siano, come tali, incompatibili l’una con l’altra, reclamando
ciascuna per sé la qualifica di “religione vera”: basta che l’accostamento
dell’una all’altra, sulla base di elementi estrinseci e secondari, consenta l’affermazione
sempre più imperiosa di un’ideologia politica, quella del pacifismo, che è
sostanzialmente indifferente al problema religioso (il problema della salvezza come dono di
Dio tramite la Rivelazione) e addirittura ostile a qualsiasi ipotesi di soluzione di questo
problema in termini dottrinali.
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