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I PURI DI CUORE /3.

Enrico Maria Radaelli *

“I PURI DI CUORE
VEDRANNO DIO?”


PUREZZA, INTELLETTO, LINGUAGGIO E SANTISSIMA TRINITÀ.
(Le lezioni sono state riprese poi nel libro Ingresso alla Bellezza.
Per ordinare il libro rivolgersi all’Autore con una e-mail )

Sommario:

Pagina 1: La cima. Il cuore. Il ragionamento. La stanza del cuore.

Pagina 2: Dipendenza. La punta. Adamo. Imago. Sensus communis.
Prima risposta Volontà. Verbo d'Amore.

In questa pagina (3): L'amicizia. Purezza. Amore di Ragione. Intelletto vivente.
Libertà. Purezza, intelletto, linguaggio: il Cristo.

 

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaL’AMICIZIA.

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica Una delle più forti passioni (affecta) che possono infirmare l’efficacia finale di un ragionamento è, inaspettatamente, proprio l’amicizia, a motivo spesso della buona considerazione in cui ovviamente questo sentimento è tenuto presso tutti gli uomini e tutti i popoli. Ma si è visto come anche Adamo avrebbe dovuto mettere le parole di Dio al di qua e al di sopra di ogni altra considerazione, e cos’è anche la più bella amicizia se non (ancora) un legame del quale uno dei frutti è un certo arricchimento del proprio Io?
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaAdamo mise forse al di sopra dell’amicizia che lo legava a Dio l’amicizia d’amore che lo legava ad Eva? Spesso l’uomo non vuol dispiacere il compagno, l’amico; ma la prudenza in questi casi aiuta egregiamente a salvaguardare la verità da compiere senza offendere i più delicati moti dell’animo.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaInoltre, è certamente vero che Dio vuole il bene della propria creatura, e lo vuole non genericamente, ma sommamente e specificamente, ma altrettanto vero è che Egli vuole che la propria creatura giunga a conoscere che il proprio bene dipende sostanzialmente, e anche essenzialmente, e magari anche unicamente, dal legame con il Dio che l’ha creata, al quale ogni altro legame deve dunque essere soggetto fino ad arrivare anche, se necessario, al suo rigetto, come avvenne con Abramo, capace di mettere l’amicizia con Dio al di sopra persino del moto affettivo che lo legava al suo unico figlio, quel figlio avuto extrema ratione.

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaI passi evangelici poi, 1 Chi ama il padre o la madre più di me, non è degno di me; e chi ama il figlio o la figlia più di me, non è degno di me » (Matth., X, 37); « E chiunque avrà abbandonato la casa, o i fratelli, o le sorelle, o il padre e la madre, o la moglie e i figli, o i campi per amor del mio nome, ne riceverà il centuplo e possederà la vita eterna » (Matth., XIX, 29).] che ricevono la loro migliore spiegazione dalla classica opposizione tra gli affetti terreni (anche i più sacri) e quello divino, possono ricevere qui un’ulteriore spiegazione dalla considerazione sulla Persona che li proferisce: la Persona è il Verbo, cioè la Ragione, la Ratio.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaOra, se applichiamo all’Evangelium le connessioni che abbiamo visto intercorrenti tra ratio e passiones, ci accorgiamo sùbito che esso può essere parafrasato così: « Chiunque ama le passioni e i sensi che come padri e madri danno luogo ai termini del raziocinio, più di quel raziocinio, non è degno di me, divina Ratio e sommo Raziocinio »; e ancora: « Chiunque ama le immagini anche affettuose e buone attraverso le quali costruisce il retto raziocinio, più che la divina Immagine, non è degno di me, Immagine e Rappresentazione ideale di ogni amore e di ogni affetto ».

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaQuesta indegnità, di cui parla il sommo Buono con parole che sono dure, forti e taglienti come poche altre, qui parafrasate nella prospettiva sillogistica, fa emergere ancora un crinale decisivo, uno spartiacque cruciale tra natura e soprannatura: a quest’ultima l’uomo deve saper sacrificare tutto, anche la sua natura più intima, anche i suoi più santi affetti. Ma il prezzo esoso vale il trasporto al di là della natura: non solo perché Dio è in effetti bene infinitamente superiore a ogni bene superiore (come dice sant'Anselmo nel suo Proslogion); ma anche perché in Dio si ritrova (se retto) il bene (temporaneamente) lasciato.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaDunque persino l’amicizia è sentimento da cui il cuore dell’uomo deve sapersi guardare con schiettezza e umiltà, quindi con previa pulizia anche dei sentimenti più puri, come mostrato in molti luoghi dall’Evangelium.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaSan Tommaso, poi, lumeggia quell’altro aspetto, per il quale a volte (e anche spesso), dietro quello lodevole dell’amicizia l’uomo in realtà nasconde a sé, agli altri (e a Dio, se potesse) un sentimento perverso e riprovevole di avarizia.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaA proposito infatti di quel passo che dice: « Ma i Giudei gridavano dicendo: “Se lo liberi non sei amico di Cesare!” » (Ioan., XIX, 12), l’Angelico annota: « Capita che gli uomini pensino degli altri secondo i propri sentimenti. E poiché di quei giudei sta scritto (XII, 43), che “amavano la gloria degli uomini più della gloria di Dio”, ritenevano che anche Pilato preferisse l’amicizia di Cesare all’amore della giustizia; sebbene sia doveroso fare il rovescio ». 1 [TOMMASO D’AQUINO, Commento al Vangelo di san Giovanni, Città Nuova, Roma 1992, n. 2399, III vol., p. 338.]

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaPUREZZA.

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica Penso così che si possa qui concludere che effettivamente gli uomini che hanno lo spirito della propria mente sgombro dalle passioni del proprio Io (persino con lo sgombro dell’amicizia, se necessario), possano compiere serenamente il ragionamento principale – quell’accostamento di termini che conduce alla dipendenza da Dio che dicevo – proprio per aver tenuto il proprio cuore, cioè il centro del proprio intelletto, sgombro e puro dagli affecta.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaAnche dell’amicizia, dicevo, poiché anche l’amicizia più bella può far balenare (in un attimo, qual è il tempo delle operazioni mentali) una visione conveniente all’Io, e una viceversa sconveniente, a fronte di un sillogismo veritativo (aletico), capace di mettere un uomo di fronte a un’alternativa per la quale la conclusione del giudizio cui porterebbe fatalmente la retta conduzione del calcolo sia posposta al legame affettivo, cosa che succede purtroppo generalmente: quanti sono gli uomini capaci di tenere Dio – il riconoscimento di dipendenza da lui – avanti a qualsiasi bene terreno? E cosa non è scegliere il bene Dio agli affecta umani se non portare il proprio cuore dove dovrebbero universalmente essere i cuori di tutti gli uomini, in Dio e nel cuore di Dio, invece che in qualsiasi altro scrigno? Per questo il Signore dice: « Dov’è il tuo tesoro, là è anche il tuo cuore » (Matth., VI, 21). E tutti vedono quanto questa sentenza si spieghi bene con ciò che si diceva a proposito di intenzione. Per quanto riguarda infatti quei rari uomini che persino all’amicizia preferiscono ancora la verità, essi sono riconosciuti universalmente vere rocce, uomini integri, “galantuomini”, ma li si lascia nel loro alto empireo, tutti gli altri essendo poco desiderosi di emularli convenientemente.

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaOra, stabilito che “uomini dal cuore puro” sono quegli uomini che con le operazioni dell’intelletto adeguano il proprio spirito – ben condotto dalla buona volontà – alla realtà che li guarda, perché mai essi infine « vedranno Dio »?
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaDirei prima di tutto perché, vedendo (e seguendo) la realtà ogni giorno e ogni ora quale essa è, e non volendosi sottrarre ad essa con nessun sotterfugio, con nessuna visione egoriferita, con nessuna delle fantasie elencate nel Decalogo: fantasie di altri dèi che non siano il Signore, o di feste non gradite al Signore, o fantasie nate dall’ira, o dalle altre passioni di avidità, di lussuria, di disprezzo per la verità, e via dicendo; ecco: questi uomini per niente fantasiosi e per niente dispersi in sogni vacui e irreali del proprio Io, vedranno anche la realtà ultima cui quella quotidiana conduce.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaNon la vedranno essi invece, quella ultima, se non vedranno quella quotidiana. E si sarà ben capito che la realtà quotidiana viene o non viene nascosta al cuore dell’uomo solo dalla carne che circonda il cuore dell’uomo dal suo Io.

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaLa causa dell’avere o non avere la vista pura dipende per ciascuno di noi solo dal cuore: se esso è libero, sottile, leggero nel proprio spirituale moto intellettuale di adesione o distacco nei confronti della realtà, confrontandosi con realtà sempre più spirituali discendenti dal sommo Spirito, egli compirà la sua opera di raggiungimento dello Spirito e di conformazione perfetta a lui. È un lavoro tutto di cuore, cioè è un lavoro, diceva Romano Amerio, tutto e profondamente intellettuale.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaIn altre parole, se l’uomo mantiene il proprio spirito sovrano sulle potenze inferiori, e se non permette ai granelli di sabbia del mondo e della carne di intralciare le macchine delicatissime che elaborano gli accostamenti finissimi e già di per sé concernenti mille difficoltà (reperimento dei mille dati, attenzione grande in ogni momento, discernimento dell’aspetto nozionale sotto quello retorico, per dirne solo alcune), la sua mente resterà sempre pura quanto pura è la mente che compie soltanto atti spirituali, di intelligenza (quali sono appunto unicamente gli atti d’amore oblativo), atti intrinsecamente buoni, assentimenti. Essi sono continui, umili e assoluti atti di assenso alla realtà, e in questo sono atti analoghi a quelli compiuti dal Figlio – Maestro all’uomo precisamente in questo – nei confronti del Padre: atti di obbedienza perfetta, quali sono quelli di assenso alla realtà.

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaAMORE DI RAGIONE.

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica Qui finalmente si può dire una cosa che ritengo fondamentale: vorrei parlare infatti del calore di questi sillogismi di cui stiamo parlando da tempo: della loro peculiarità intrinsecamente positiva, in sintonia con l’essere, con la vita, con la forte vitalità (l’ameriana tensione) che deriva dalla loro congenita permanenza nella realtà: e per essere essi spirituali, dunque ben più reali del mondo a noi visibile, e per operare essi sul piano più esposto della realtà (dell’evidenza, per esempio).
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaLa luce e la tensione intellettive vanno infatti riconosciute non come se fossero cose fredde, ma semmai di fuoco. L’uomo tende fortemente alla verità, non con tiepidezza. L’uomo tende fortemente al bene (e all’uno, e al bello), non sbadatamente e casualmente. La luce dell’intelletto è sempre geniale, non solo quando opera in un genio. Voglio dire che la rettitudine di un sillogismo (di dipendenza, ma anche qualsiasi altro, per il fatto semplice che va e conclude alla verità) è fatto forte, è fatto che tiene in vita, è fatto che fa storia e che unisce sponsalmente la ratio naturale alla ratio soprannaturale in uno sposalizio – il vero sposalizio – per via della chiamata arcana, indicibile e realissima della grazia nel cuore dell’uomo che sta compiendo la propria ragione. Che la cosa sia indicibile – come tutti gli sponsali – non toglie che sia vera, e santa, e purissima, e precisamente sia quella cosa nella quale la creatura trova nel suo Dio la ragione di esistenza.

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaCome se l’uomo per natura si debba sposare; non restar solo nel solipsismo dei proprii vacui ragionamenti, ma – attraverso lo sposalizio compiuto in quel particolare sillogismo che è l’atto di fede – sposarsi: sposare la propria ragione, il proprio Io, la propria anima alla Ragione Dio, all’Io di Dio, allo Spirito di Dio. Questo è il suo fine, questo il suo dovere, questo il suo anelito, questo è l’iscritto nella sua natura. Non compiere l’atto di fede è perciò immorale, sommamente immorale, essendo cosa doverosa di adesione alla realtà, ma egualmente immorale è anche non compiere qualsiasi sillogismo (previo o postumo a quello) senza rispettare la sua naturale rettitudine e la sua ingenita inerranza.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaQuesta rugiadosa ma anche ardente affettività del sillogismo, così in qualche modo anche se difettosamente spiegata, non contrasta assolutamente con tutto ciò che si è detto finora, anzi lo spiega. Alla luce difatti di questa trascendente e tutta spiritualissima arsione dell’Essere amante che chiama nei suoi gorghi la creatura cui vuole partecipare Sé (nel suo essere stesso, nella sua esprimibilità, nella sua amabilità), gli affecta di cui è costituita la mente dell’uomo – dunque i suoi terreni ardori – prendono meglio i contorni che meritano tutti: essi sono in primo luogo dei segni, dei primi indizi che permettono all’uomo – attraverso l’imprescindibile figura dell’analogia – di comprendere qualcosa delle realtà divine di cui stiamo parlando. Infatti il primo còmpito degli enti materiali quali che siano è di essere figura e linguaggio degli enti spirituali, che altrimenti resterebbero inconoscibili.

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaL’uomo può conoscere solo a partire dai sensi. E i sensi non solo trasmettono al cuore sillogistico della sua mente le realtà materiali esterne, ma costituiscono essi stessi delle figure (imagines) da cui il suo cuore ricava, con le operazioni che abbiamo visto di astrazione e di computo, gli universali.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaForse non tutte le operazioni di giudizio a una a una, ma esse nel loro essere di genere sono suscitate dall’affetto, dalla tenerezza di Dio per se stesso, per l’essere suo trinitario, per tutte le sue abissali verità, per la sua creazione, poi per la conseguente Incarnazione, per lo sposalizio suo con la sua più amata creatura, e per tutte le cose che a grappoli da ciascuna di queste si moltiplica. Non si può tacere di questo fondamentale aspetto sorridente, lieto, beato e beatificante che riveste il Verbo e la sua peculiare operazione, la ratio, il raziocinio: esso è cosa d’amore.

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaÈ la cosa unicamente per la quale si ha l’amore. L’amore non si ha se non per via del raziocinio, il raziocinio dell’Essere che dice se stesso nella copula più ineffabile, che è il verbo più eccellente e omnicomprensivo, il Verbo essendo generato per essere il Figlio l’intendere dell’essere che è il Padre, il “sì all’essere”, 3 [L’intendere in Dio del Verbo è di assenso immanente all’essere del Padre in quanto è di amore: il Figlio ama con la processione dello Spirito Santo d’amore (Filioque procedit) l’essere del Padre che Egli intende (cfr. TOMMASO D’AQUINO, Summa Theol., I, q. 27: Le processioni divine).] e questo assenso è assenso di tutto e a tutto, dunque amore per se stesso, da se stesso e di tutto se stesso; che l’amore sia perciò di ragione è cosa imprescindibile per non incorrere in devianze antidogmatiche, in pacifismi inconsistenti, in irenismi vacui: tutte cose crudeli, sensuali, mondane, sterco irrazionale e impuro per eccellenza.

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaINTELLETTO VIVENTE.

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica Gli atti dell’intelletto, a partire dal principe dei sillogismi sul quale tutti gli altri sono modellati, precedenti e seguenti ad esso che siano, vale a dire l’atto di dipendenza, di obbedienza e di religione, sono dunque atti umili, buoni, positivi. Ma direi anche che essi sono talmente omogenei da spaventare non poco qualsiasi uomo con un minimo di intelletto per questa loro almeno apparente omogeneità: dove c’è omogeneità (e di dogma, poi!) sembra ci sia – oltre la noia – l’omologazione, la dittatura intellettuale, la mancanza di pensiero creativo, la mancanza di idee su tutti i fronti: logico, scientifico, artistico, politico, familiare.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaCon ciò siamo arrivati a uno dei più sentiti argomenti contrari alla dottrina del Verbo d’amore: il Paradiso non sarebbe per l’uomo, perché non ha idee, avendone solo una.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaÈ ora facile rilevare quanto, al contrario, il dogma sia ricco e continuamente emersivo di scoperte: l’eterno, fermo, assoluto e immarcescibile dogma, tanto avversato dai carnali vogliosi di vita carnale, è in realtà vivo. E non solo è vivo, ma anche è vivificante, cioè creativo, spiritoso, ridente.

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaAnzi, proprio considerando ora le connessioni tra affecta e ratio, vedremo quanta vita vi sia proprio allorché si dà al Verbum d’Amore lo spazio che merita e lo si toglie al verbo egoistico, edonistico, egoriferito, agnostico, ateo, in cui dominano le passioni, più numerose degli dei dell’Olimpo sull’Acropoli.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaI sensi, dopo aver portato i termini della questione all’intelletto, abbiamo visto che ne debbono restare fuori e lasciare che si svolga il computo in perfetta spiritualità. Il computo, in tali condizioni di purezza, è inerrante: porta a un giudizio retto. Luce e tensione costringono l’uomo al vero. Lo costringono moralmente con il vincolo dell’adesione alla verità: ciò non significa che l’uomo non sia libero di staccarsene, anzi: proprio in questo atto intellettivo risiede la sua libertà, come ho più volte accennato: il moto intellettivo è libero, perché egli può compierlo correttamente o non correttamente, ma luce e tensione di per sé lo porterebbero a compierlo correttamente, e solo la cattiva volontà, entrando come abbiamo visto nel sillogismo e sbarazzandosi dell’obbligo morale di adesione, è capace di deviarlo in un percorso fallace.

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaLIBERTÀ.

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica E qui si obietta una palese contraddizione: come può un obbligo morale - di seguire un dato percorso - coesistere con la libertà di poterne deviare? E si risponde: il percorso sillogistico che conduce infallibilmente al retto giudizio obbliga moralmente l’uomo a tenere quel percorso, ma la libertà è appunto questa: che quel percorso non è, come per l’estimativa dei bruti, un itinerario previo, meccanico, necessario, come quando un sentiero si snoda tra due muretti; al contrario, esso è un itinerario già segnato, di cui si vede bene sùbito la dirittura, spesso mostrando bene anche la conclusione, a volte invece mostrando qualche difficoltà, ma sempre senza alcuna coercizione, senza alcuna coazione, senza alcuna imposizione, se non quella appunto di essere. E come ho detto, è proprio l’essere che l’uomo deve seguire: in questo sta il suo dovere morale. Però può non seguirlo, e in ciò consiste la libertà: nell’assenza di muretti a destra e a sinistra di un percorso che è già segnato, e segnato appena si pongono per bene i termini della maggiore e della minore.

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaDiscostarsene è dunque immorale. Dopo di che il giudizio tutto teoretico viene messo in pratica, e questo avviene con il giudizio pratico, suscettibile anch’esso di tutte le difficoltà ma anche di tutte le perfezioni del giudizio teoretico, e la volontà si prende il carico di distribuire ai sensi e agli affecta la cosa da farsi: aggrottare un sopracciglio, sorridere di gioia, dare una pennellata definitiva a un quadro, concludere un ragionamento e poggiare la penna, passare il pallone al compagno di squadra perché lo sferri in porta, e tutte le altre cose che a miliardi l’uomo compie ogni giorno.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaDunque i sensi sono latori di un messaggio sia all’andata che al ritorno dal cuore, e ne rispettano la libertà di giudizio solo se restano al di fuori di esso: la libertà infatti del giudizio è sostanzialmente libertà dai sensi, di modo che il giudizio possa compiersi per il bene della rettitudine spirituale senza essere distorto dall’attrazione verso una qualsiasi convenienza. Beninteso: quando un uomo deve invece compiere un giudizio ‘di convenienza’, cioè di prudenza (e questa è la gran maggioranza dei casi), l’intenzione sarà giustamente caricata di tale soppesamento, giacché è proprio di ciò che si deve valutare. In questo consiste il famoso ‘discernimento degli spiriti’ insegnato negli Esercizii da sant’Ignazio di Loyola. Ma resta il principio generale: la libertà è ‘dai sensi’.

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaIl giudizio poi torna ai sensi, alla psicologia, alle emozioni, e trasmette loro le cose da farsi, come il Signore quando, vedendo che Lazzaro era morto, pianse. E su ciò san Tommaso osserva: « Va notata la discrezione, poiché egli si turba secondo il giudizio della ragione, cosicché sta scritto: “Fremette nel suo spirito”; quasi per trattenere il giudizio della ragione. Infatti nel turbamento dello spirito si accenna alla mente, ossia alla ragione, come in quell’espressione paolina: “Rinnovatevi nello spirito della vostra mente” (Ephes., IV, 23). Capita invece che queste passioni della parte sensitiva non si producano nello spirito, e non si lascino guidare dalla ragione, che al contrario sconvolgono. Ora, questo non avvenne in Cristo, il quale “fremette nel suo spirito”.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica« Ma cosa significa il fremito di Cristo? Sembra che significhi l’ira; poiché si legge nei Proverbi (XIX, 12): “Come il fremito del leone, così l’ira del re”. Oppure significa indignazione, secondo quel testo dei Salmi (CXI, 10): “L’empio… digrigna i denti e si strugge”.

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica« RISPOSTA [di san Tommaso] . In questo caso il fremito del Cristo significa ira e una certa indignazione del cuore. Poiché l’ira e l’indignazione sono causate da qualche dolore, o tristezza. Ora, nel caso nostro erano subentrate queste due cose a turbare il cuore di Cristo: la prima era la morte inflitta all’uomo per il peccato; la seconda, per cui era indignato, era la crudeltà della morte e del demonio. Perciò come quando uno vuole respingere un nemico, sente dolore per i mali ricevuti da lui, e si sdegna nell’atto di colpirlo, così Cristo VOLLE avere allora i sentimenti di dolore e di sdegno. [v. anche ciò che è detto sopra sull’ira, Pagina 2, § ADAMO, IV cpv, da: « Così pure per l’ira... »].
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica« Finalmente va notato il dominio di sé; perché Cristo fu lui a turbare di proposito se stesso. Infatti queste passioni talvolta insorgono per motivi non giusti, come quando uno gode del male e si rattrista del bene […]. Ora, questo va escluso da Cristo; anzi, avveniva il contrario in lui: “Quando la vide piangere… si turbò”.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica« Talora queste passioni insorgono per un motivo buono, indipendentemente dalla guida della ragione; per questo si accenna che egli “fremette nel suo spirito”. Talora poi, sebbene vengano guidate, esse prevengono il giudizio della ragione, come avviene nei primi moti improvvisi. Ebbene, in Cristo ciò non avveniva; poiché in lui qualsiasi moto dell’appetito sensitivo era conforme alla regola e all’impero della ragione. Ecco perché l’Evangelista afferma che egli “turbò se stesso”, come per dire: assunse quella tristezza per il giudizio della ragione.

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica« In contrario però sta quanto si legge in Isaia (XLII, 4): “Non sarà triste e non sarà turbolento”.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica« RISPOSTA. Ciò va inteso della tristezza incontrollata e smodata. Anzi, Cristo volle turbarsi e rattristarsi per tre motivi. Primo, per dare la prova della realtà e verità della sua natura umana. Secondo, per insegnarci, rattristandosi e contenendosi, come noi dobbiamo comportarci moderatamente nella tristezza. Infatti gli stoici insegnavano che nessun sapiente deve rattristarsi. Ma risulta una cosa davvero inumana, che uno non si addolori per la morte di certe persone. Altri invece nella sofferenza per il male degli amici vanno a degli eccessi.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica« Il Signore però volle rattristarsi per indicare che talora devi addolorarti, e ciò contro gli stoici; ma nel dolore non passò i giusti limiti, e questo contro i secondi. […] Il terzo motivo è per suggerire a noi che per i morti dobbiamo addolorarci e piangere […] ». 5 [TOMMASO D’AQUINO, Commento al Vangelo… cit., n. 1534-35, II vol., pp. 266 segg.]

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaL’analisi di san Tommaso su questo episodio esemplare della vita di Cristo ci permette di vedere evidenziate in bella mostra le modalità con cui il Giusto Giudice compie il giudizio: egli infatti, di fronte agli avvenimenti avversi che lo pongono dinanzi alla morte ineluttabile di un grande amico, compie almeno tre sillogismi, come suggerito dal Dottore. Il primo: « Gli uomini piangono l’amico che muore; Io sono il Figlio dell’uomo; piangerò dunque l’amico », dimostrando così la sua umanità, contro tutti coloro che (come Sabellio e poi Maometto) nei secoli sosterranno essere egli un fantasma, un’immagine; il secondo, contro gli stoici (e gli orientali e i buddhisti di oggi): « Non è vero che i sapienti non devono addolorarsi; io sono la stessa Sapienza; mi addolorerò dunque convenientemente »; il terzo, contro tutti i neghittosi: « Gli uomini debbono piangere le conseguenze del loro peccato; io sono il Maestro e il Figlio dell’uomo; piangerò dunque la morte, conseguenza del peccato ». E altri simili.

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaLa grande obiezione sarebbe qui su un marcato intellettualismo del comportamento, su una freddezza emotiva del Cristo, il quale, al contrario, dovrebbe mostrare eccellentemente proprio le più profonde e immediate prerogative di umanità possedute. E si risponde che l’esposizione fatta dimostra proprio questo, salvo che l’analisi del comportamento di un uomo non dà mostra della velocità di reazione avuta in quel comportamento, ma la scandisce e seziona in tutti i suoi aspetti. Cristo compie almeno tutti i ragionamenti suggeriti dall’Angelico e qui in qualche modo sillogizzati, e ne compie anche altri, come ritenuto da san Girolamo, da sant’Ambrogio, eccetera, essendo padrone di sé tanto da governare con il raziocinio plurimi ragionamenti con somma acutezza e immediatezza. Ciò lo porta a quel comportamento emotivamente forte – proprio in quanto controllato dalla ragione – che toccò gli animi di tutti i circostanti, per la sua genuinità, franchezza e veridicità « i giudei dissero: Guarda quanto l’amava! » (Ioan., XI, 36).
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaCerto: tutti conosciamo quegli uomini corpulenti, grandi e grossi, dal forte carattere e dall’immediata simpatia. Messo a confronto con costoro, sembra che il Cristo sia – alla maniera di san Tommaso d’Aquino – un freddo intellettuale, piuttosto che un Figlio dell’uomo di ceppo semitico, sanguigno, orientale. Ma la lezione di umanità che il Maestro compie in ogni suo atto, specialmente con gli atti ricordati nell’Evangelium, fa emergere la misura emotiva del retto contegno, dove gli affetti, anche nei momenti più tribolati, mai superano la continua consapevolezza della provvidente bontà della vita concessa dal Padre agli uomini.

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaIl Maestro, con il suo esempio, con il suo linguaggio, la sua espressività, con il suo comportamento, e oserei dire con la sua ‘arte retorica’, irradia dal centro dell’arco che abbraccia tutta la vastità universale di variazioni di personalità, di temperamenti, di culture, cui Egli ha dato vita, il modello più esemplare di risposta della creatura intelligente alle temperie della vita: forte per i melanconici, affettuoso per i freddi, calmo per i passionali, dolce per gli irruenti, e così via.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaSiamo di fronte infatti a quel comportamento positivamente razionale e propositivo che dovrebbe esserci modello esemplare: anche il più razionale degli uomini, quale era certamente GESÙ, piange, proprio essendo sapiente e razionale, e non stolto e alla deriva delle passioni; inoltre, avendo la ragione quella caratteristica vitale e sorgiva, sorridente e propositiva di cui parlo fin dall’inizio, non solo l’Uomo piange l’amico, ma gli si avvicina e, con l’atto potente che sappiamo, lo risorge. Questo della risurrezione è infatti il frutto diretto della potenza della ragione dell’uomo puro di cuore sulla carne, sul peccato, sulla morte: carne, peccato e morte non toccano il puro di cuore, non hanno ragione di lui, ma egli ha ragione su di essi.

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaSicché, per concludere, qui troviamo la risposta al quesito posto all’inizio (a Pagina 1,da: « E i santi Dottori... »), di come si possa ragionare sopprimendo in qualche modo il proprio ‘Io pensante’: e si vede che non si sopprime il proprio Io pensante, cioè il proprio cuore, ma piuttosto lo si esalta mettendolo sovrano sulle proprie emozioni, facendo da lui condurre la propria psicologia, facendo da lui guidare la propria personalità, facendo da lui correggere il proprio temperamento, in un’opera continua di educazione delle potenze inferiori a seguire il superiore raziocinio, e quest’ultimo a seguire il raziocinio soprannaturale dato dalla fede, in una sistemazione della mente, e delle potenze che vi lavorano, aderente alla legge divina. Sistemazione e ordine promosse dal cuore, dallo spirito, che portano alla definitiva e liberatrice risurrezione della carne.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaQuesta è la conclusione cui si perviene aprendo il gran libro che parla dell’intelletto, del cuore suo che è l’anima dell’uomo. In questo libro si vede bene – anche se ancora non con quella luce gloriosa e splendida dei Beati – come in effetti tutto sia stato ben approntato da Dio, dalla santissima Trinità, perché l’uomo a lei salga, senza perdersi d’animo lei adori, a lei si sposi, in lei riposi. [Torna alla pagina 1 di 3]

E. M. R.

26 maggio 2004, San Filippo Neri - 11 luglio 2004, san Benedetto

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