1. Un uomo era padre di numerosi figli, cui accudiva con ogni amore e attenzione malgrado i raccolti non fossero sempre prosperi, non
facendo mai mancare ogni giorno almeno una forma di pane e, una volta la settimana, un capretto arrostito. Vicino alla sua terra vivevano
alcuni altri patriarchi dalla prole egualmente numerosa, i quali, nelle medesime condizioni di ristrettezza, invece di chiedere aiuto
al buon patriarca, che volentieri avrebbe diviso il suo poco con loro, avevano escogitato un infame sistema, per cui le spighe per
fare il pane e le erbe dei pascoli, adulterate con arte, trasformate poi in pane o brucate dai capretti, venivano mangiate ma senza
sfamare, senza dare vero nutrimento ai miseri figli di quei padri stolti e perversi, perché erano state gonfiate ad arte con
manipolazioni chimiche adeguate, ma nocive. Cosicché i pani e le carni sembravano in tutto uguali ai pani e alle carni sani,
ma non lo erano che per l’aspetto.
Il primo patriarca, dopo avere
per anni cercato in tutti i modi di far rinsavire i suoi malvagi vicini, con il tempo vi aveva rinunciato, e quando qualcuno dei figli
gli chiedeva se poteva dare da mangiare il proprio buon pane a qualcuno dei miseri bambini loro compagni di giuoco, o un poco del capretto
domenicale, il vecchio padre, nascondendo la verità, ora rispondeva che non c’era bisogno di preoccuparsi di loro, perché
quei piccoli amici “sicuramente mangiavano anch’essi lo stesso pane, e le stesse buone carni di capretto”, anche
se i frumenti e le erbe dei loro pascoli non erano coltivati con i faticosi processi naturali cui erano sottoposti frumenti ed erbe
dei propri possedimenti. “Alla fin fine – concludeva il patriarca – anche quelli erano sempre pani e capretti”.
Anzi, il vecchio spronava i propri figlioli a imbandire delle tavole dove mangiare in comune con le altre famiglie, in modo che tutti
vivessero in pace.
“Mangiamo tutti lo stesso pane e gli stessi capretti – egli diceva – e anzi, proprio per il fatto che tutti mangiamo
lo stesso cibo, proviamo a dimenticare che siamo di tante famiglie diverse, mettiamo da parte il fatto che ogni famiglia vive secondo
leggi molto diverse: la nostra secondo leggi giuste e buone, le altre secondo leggi inique e fallaci. Adoperiamoci piuttosto a unirci
tutti in una sola grande famiglia, in pace con tutti, al di là di qualche differenza marginale, che è semmai una vera
ricchezza, poiché tutti mangiamo lo stesso cibo, anche se preparato diversamente.”
Ma un giorno uno di figli del vecchio patriarca, vedendo che ormai non solo i figli dei vicini mangiavano il cibo insano, ma così
faceva anche qualche suo fratello, cominciò a dire loro come stavano realmente le cose, e mostrò ai piccoli, sia che
fossero suoi fratelli, sia che fossero alcuni dei loro sventurati amici, che il vero pane e la carne buona e sana non si riconoscevano
dall’aspetto, ma studiando bene le sostanze di cui erano composti. E tutti vedevano che quello che egli mostrava era vero, e
che tra il cibo sano e nutriente, e quello edulcorato e artificiale vi erano delle differenze evidenti. Anzi, uno dei suoi fratelli,
che aveva fatto lunghi studi ed era di cuore generoso, si unì a lui, e insegnava anche lui a tutti le stesse cose, e molti dei
piccoli loro fratelli seguivano le loro parole, perché vedevano che erano vere.
E molti cominciarono a chiedersi come mai il loro vecchio padre non li mettesse in guardia da quella terribile falsificazione. Anzi,
alcuni si chiesero anche come mai il loro padre non lodasse quei loro due fratelli così accorti, che li avevano salvati e, con
loro, avevano salvato anche i loro amici dalla morte. E si facevano molte domande dopo aver notato con sempre maggiore dolore che non
solo il padre non benediceva quei suoi due figli accorti per gli insegnamenti che davano, e non diceva apertamente che proprio così
stavano le cose: come quei suoi due buoni figli dicevano, ma addirittura li rimproverava di dire essi cose false, insicure e ingannevoli,
e di dirle senza carità, mentre egli, al contrario, si studiava in tutti i modi di trovare con i patriarchi suoi vicini la maniera
di vivere in pace e in tranquillità.
Il figlio coscienzioso, che amava il padre più di tutti i suoi fratelli, cercò in tutti i modi di parlare con il vecchio
patriarca, ma quegli continuava a negarsi, a non volerlo in nessun modo vedere, dicendo ai suoi servi di far sapere a quel figlio che
lo assillava che egli era troppo occupato a condurre le importanti questioni del governo della sua grande famiglia, e di stare attento
che piuttosto egli non lo facesse imprigionare, o non lo diseredasse, o addirittura non lo scacciasse dalla sua casa, se continuava
a importunargli la vita.
Quando il re di tutte quelle terre verrà a sapere i fatti accaduti, cosa farà ai padri malvagi? come giudicherà
il padre buono ma pauroso, che preferiva la quiete e il silenzio alla verità?
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