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46-57 del libro.) Primo fondamento metafisico a una Teoria generale unificatrice della realtà: a partire dall’essere,
poi dall’essere in atto, e accostandosi infine a persona, viene descritto ciò che san Tommaso chiama
la ‘superforma’ della Trinità di Dio; viene poi mostrato che da essa dipende sia la religione che il linguaggio;
senza di essa non vi sarebbero né l’una né l’altro, né la pulchritudo che ne segue; viene infine
descritto il secondo fondamento metafisico alla teoria: la realtà interno/esterno in Dio.
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In questa seconda Lectio si impone il chiarimento di alcuni termini:
la loro illustrazione ci porterà infatti più addentro a quel plesso metafisico da cui abbiamo visto distendersi
poi ciò che maggiormente ci interessa, posto che la bellezza nel creato ha a che fare direttamente con la bellezza dell’Increato,
e che la bellezza dell’Increato si può cogliere unicamente se l’Increato si sogguarda non in altro modo che
in quello vero e reale, ovvero nella sua realtà di Dio Trinità.
Le nozioni che acquisiremo saranno: forma (e per questo anche materia),
aspetto (species), luce (di ragione naturale, distinta dalla soprannaturale), visione (naturale e
soprannaturale).
Cominciamo dunque con forma (dal latino forma, che traduce il
greco morphé, da cui ilemorfismo, metamorfosi, morfologia, e altro). Nella metafisica aristotelica
essa designa « l’essenza di ogni cosa e la sostanza prima », « l’atto primo di
un corpo », cioè la prima operazione attuata da un corpo per essere quel corpo.
La metafisica di Aristotele insegna che tutte le cose materiali sono costituite
da due princìpi fondamentali: la materia, principio passivo che riceve, e la forma, principio attivo che dona, da cui la
definizione: la forma, atto primo di un corpo, è « l’atto della materia »: la forma di
una sedia è data dal principio attivo della seduta comoda impresso a un principio passivo costituito dalla materia
del legno, per cui si avrà un mobile la cui funzione è quella di permettere all’uomo di sedersi (stabilmente,
appoggiando la schiena, eccetera). L’essenza della sedia è costituita dalla sua sostanza, o forma sostanziale, che
è la comodità della seduta.
Spesso poi deduciamo la forma di una certa materia dall’incontro
di realtà del tutto spirituali, le quali si concretano nella effettuazione di quella materia, e ciò avviene per
esempio nel caso delle opere propriamente d’arte: la forma della cupola di santa Maria del Fiore nasce dal
principio attivo dato dall’armonia sbocciata dall’incontro delle forze del cielo e delle forze della terra: la ‘volta
del cielo’ si abbassa e si materializza fino a corrispondere e coincidere a una ‘volta della terra’.
Qual è questa forza della terra che si ha a Firenze in quegli anni
operosi e ferventi di religione? È il rigoglio spirituale del comune fiorentino, è la spiritualità di Fiorenza,
partorita al centro del « comune novo » nella sua chiesa cattedrale, cui si impone il sacro nome di Santa
Maria del Fiore; dunque è l’affidamento della novella cittadinanza alla santa Madre Maria, vergine partoriente
tutti quei suoi figli operosi nel Logos del Figlio. E tutto ciò, questo rigoglio che vuole essere riconosciuto quasi
partorito dai cieli con atto di grande cristianità, viene impresso dal genio architettonico del Brunelleschi nel principio
passivo della pietra, al centro del grembo di soavi colline, sicché si avrà un sacro edificio (una Domus
Dei) la cui funzione è permettere all’uomo, scoperto possedere una ragione viva e feconda a immagine e somiglianza
di Dio, di godere della forte pace religiosa con lui per la mediazione della Madre comune: santa Maria del ‘Fiore
GESÙ Cristo’ e del ‘Fiore uomini fiorentini’. Sicché l’essenza della
cupola è costituita dalla sua sostanza, o forma sostanziale, determinata principalmente dall’equilibrio:
equilibrio costruttivo, equilibrio di visione, equilibrio strutturale, equilibrio sociale, equilibrio
infine tra naturale e soprannaturale, ossia bella pace tra la cultura dell’uomo del Comune fiorentino e il Dio
Logos che ne benedice la fervida e alacre ragione.
Spesso si dice anche che [...].
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