(Segue
da pag. 3) Sul suo libro approntato perché esca postumo. « [Il libro che uscirà dopo
la mia morte] ha un vantaggio e un inconveniente. [...] L’inconveniente è di svalutare la Rivelazione cristiana fondamentale,
cioè la Rivelazione di Cristo » (pag. 45). Non basta a Jean Guitton nuocere da vivo. Deve farlo anche, e forse
più, da morto. Ma cosa potrà mai fare di peggio, morto, dopo ciò che ha fatto da vivo?
Ancora sulla Chiesa.
Domanda: « Dopo il concilio Vaticano II la Chiesa si è allontanata dalle sue radici? ». « Evidentemente
sì » (pag. 54). Le radici da cui la Chiesa si sarebbe allontanata sarebbero i suoi dogmi o la sua carità?
In tutti e due i casi, il modernista Guitton nega implicitamente l’universalità, cioè la continuità
della Chiesa nella storia e nel dogma e nella carità. In questo è seguìto, oggi, anche dal pontefice attuale,
come abbiamo visto nel n. 18 di sì sì no no. Più che allontanamento, quello dopo il concilio, è
una scissura.
Sull’incarnazione.
« Non posso immaginare che Cristo sia apparso solo sul nostro [pianeta]. È assolutamente impossibile. Io penso
che Cristo si è incarnato migliaia di volte nell’universo » (pag. 65). Dove avrebbe dovuto avere un dubbio,
non ce l’ha. Smentisce così anche se stesso, che precedentemente asseriva essere, l’incarnazione, una sola,
e plurime solo “le Annunciazioni”. La lettura mancata del cattolico Guitton stavolta è quella, biblica e quindi
dogmatica, dell’Apostolo: « Cristo, avendo offerto un solo sacrificio [...] una volta per sempre… »
(Hebr., X, 12).
Sulla creazione.
« Prima della creazione del mondo, ci sono forse state un’infinità di creazioni analoghe, e quando la nostra
Terra sarà scomparsa, che cosa impedirà a Dio di crearne delle altre? Non vedo perché non si dovrebbe ammettere
quello che i filosofi chiamano l’eternità del mondo, sostenuta anche da Nietzche » (pag. 66). Nietzche.
Ecco un maestro del tomista Guitton che avevamo trascurato. Il mondo è eterno, panteisticamente, come eterno è Dio,
che pur è suo creatore.
Le fantasie di Guitton.
« Quando riposo nel mio letto, mi immagino un paese bellissimo con alberi e animali altrettanto belli, un mare splendido,
donne meravigliose... » (pag. 67). Gli esaltati dalla mistica di Guitton si sono abbeverati a queste fonti per decenni.
Ricordano da vicino il “paradiso” maomettano. Sempre per rimanere rigorosamente tomisti.
L’aldilà.
Domanda: « In che modo il tempo partecipa all’eternità? ». « Sotto forma di memoria. Inevitabilmente,
nell’aldilà, sussisteranno i rimorsi, la memoria del male, ma anche quella del bene » (pag. 73). Dopo aver
immaginato, nell’aldiqua, “donne meravigliose”, è facile pensare che effettivamente nell’aldilà
persistano i rimorsi e la memoria del male. Preghiamo, sinceramente, che questi rimorsi siano vissuti, da Jean Guitton e dai suoi
discepoli (Papi e non Papi), per lavarsi e purgarsi in vista della fruizione dell’eterno Bene, e che non siano invece rimorsi
e memorie del male da scontare lontani da quel Bene a cui si può esser rimasti in vita troppo e troppe volte infedeli.
Guitton non specifica in
quale aldilà sussista poi la memoria del male e in quale quella del bene. D’altronde, l’indeterminatezza è
stata sempre un punto forte dei modernisti, che da lì possono poi scegliere la successiva interpretazione da dare di volta
in volta.
Conclusione. Tutti
questi convincimenti, erronei e persino bislacchi, non sono nascosti in segreti diari, in carte inedite: sono pensieri pubblici.
Anzi: alcuni sono pensieri conosciuti e condivisi persino da Papi che se ne fecero mallevadori, protettori, avvocati. Pensieri
come quelli sull’Annunciazione, pensieri che furono persino la causa della lunga amicizia e dell’ammirazione montiniane.
Pensieri come quello sulla molteplicità delle morti e delle risurrezioni del Signore, pensati a dispetto delle Scritture
che recitano, come abbiamo visto, « Cristo, avendo offerto un solo sacrificio [...] una volta per sempre… »
(Hebr.,X, 12). E via dicendo.
Nessun cristiano però
si perita di alzarsi e di fare osservazione sulla falsità e sulla pericolosità delle dottrine propugnate nei libri
di Jean Guitton, venduti in milioni di copie: né teologi, né vescovi, né sacri Dicasteri preposti alla tutela
della fede. Ci domandiamo stupefatti se questo, che chiameremmo senz’altro peccato di omissione, sia peccato compiuto per
proteggere solo l’onore di Guitton o anche, e piuttosto, per proteggere l’ onore e la credibilità dell’amico
che lo protesse da Monsignore e da Papa, ammesso che sia protezione la preservazione dell’errante nella sua erratica strada,
la condivisione della stessa, la sua mancata correzione. Torna alla
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E. M. R.
L’articolo è pubblicato su « Sì sì no no », n. 11 (anno
XXV), giugno 1999.
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(Pagina protetta dai diritti editoriali).
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