Vi
sono alcuni punti che per un cattolico sono indubitabili. Per esempio che l’esistenza di Dio è una verità
filosofica. Se non fosse una verità filosofica tutto il resto della nostra fede sarebbe dubitoso. La verità filosofica
è una verità che si può conseguire con l’esercizio della ragione. Perché le contrarie opinioni
distruggono la ragione e, conseguentemente, misconoscono la natura dell’uomo: io posso credere la Risurrezione, la Immacolata
Concezione, la Divinità di Cristo, solo se ho assodato – non per fede, ma per forza di ragione – che Dio esiste.
E anche l’immortalità dell’anima non è un oggetto “di fede”, è un oggetto “di
ragione”.
Intendiamoci: l’immortalità
dell’anima può anche essere creduta ma, anche se è creduta, può essere dimostrata razionalmente. Fa
parte delle credenze fondamentali, nella nostra religione, come il fatto che Dio esiste.
Ma qual è il costrutto
dell’articolo per pencolare dalla parte kantiana? Il veleno di Kant, come insegnava padre Matiussi nel 1915-20, è
questo: è la negazione della possibilità umana di conoscere: “Quello che conosciamo è soltanto noi
stessi, è soltanto la forma con cui noi diamo nome alle cose, che rimangono inconoscibili”. Quindi è la negazione
della ragione, è la negazione della natura umana. La natura umana è essenzialmente conoscitiva: non raggiunge ogni
parte del reale – ci sono sterminate parti del reale che sfuggono alla ragione – ma tuttavia la ragione è capace,
la ragione è valida.
Invece l’autore dell’articolo
pone anche degli interrogativi che suppongono che la ragione non sia valida, suppongono che l’uomo conosca soltanto le forme
con cui l’uomo apprende un reale che gli sfugge.
È un articolo che
propende al Kant, che nega il fondamento della nostra religione. Perché la nostra religione ha un fondamento razionale:
ci sono molte cose che la nostra ragione può conoscere; ce ne son molte di più che oltrepassano il confine della
conoscenza razionale e che costituiscono l’ambito della fede. Ma la fede è razionale perché riguarda sempre
un oggetto razionalmente conoscibile. Vengo a sapere che Dio è Trino nelle Persone. Questa è una verità assolutamente
inarrivabile con la ragione ma, se ho stabilito con la ragione che Dio esiste, non mi ripugna di apprendere, per un’altra
via che non sia quella della ragione e che è quella della fede, che Dio è Trino.
A me pare che se si leva
il fondamento razionale alla nostra religione, si leva la religione: tutto rimane sospeso al sentimento.
Mi pare che l’autore
con questi interrogativi equipollenti non affermi come si deve affermare il valore della ragione. Quindi il giornale cattolico,
organo dell’episcopato italiano, doveva perlomeno fare una postilla.
L’intento dell’autore
è quello di captare la cultura contemporanea, far vedere che la Chiesa è aperta, così aperta che abbraccia
varie filosofie, compresa quella kantiana. È, in fondo, una posizione distruttrice della ragione. Io non posso credere
la Risurrezione di Cristo se non ho stabilito di certezza razionale che esiste Dio; non posso insegnare che Dio si è incarnato,
se non mi consta che Dio è.
Riguardo qualche interrogazione:
“È Aristotele che fonda la fede, o è Cristo?”, se tu chiami aristoteliche le virtù razionali
di ogni genere, si può dire che Aristotele è il fondamento della religione, perché fondamento ne sono le
verità razionali ricercate, indagate da Aristotele. Egli, con la sua dottrina del motore immobile, del primo motore, ha
stabilito un fondamento inconfutabile: è proprio vero che, se c’è questa cosa che muta, se c’è
questa cosa che acquista successivamente delle perfezioni che non aveva, ci deve essere la causa di questo movimento e la causa
è un ente che non è in movimento.
Quindi, quando si dice
verità aristotelica, si intende verità filosofica perché è vero che Aristotele è il fondamento.
Così, l’immortalità è cosa che può essere anche creduta, ma è certo che l’immortalità
è fondata in una ragione valida e inconfutabile: nell’essere umano c’è un elemento, c’è
un lume che passa oltre l’umano; per cui il nostro Santo Padre Paolo VI una certa volta disse: “La Chiesa cattolica
è oggi la sola che difenda la ragione”.
La ragione dell’immortalità
si riduce alla dimostrazione che nella creatura umana c’è un lume sovrumano; anche il Rosmini fonda la peculiarità
della natura umana e quindi l’immortalità, sul fatto che alla nostra anima è dato un lume che non viene dalla
nostra anima perché noi siamo mortali, e questo lume è un lume eterno, un lume divino. Per il Rosmini questo è
un lume impresso immediatamente da Dio nell’anima; secondo san Tommaso non è un lume impresso ma è un lume
che il nostro intelletto riconosce.
Comunque, se noi siamo
immortali, lo siamo perché siamo razionali: la ragione è infatti una facoltà che oltrepassa ogni contingenza.
Le verità possono essere soltanto storiche, ma esistono delle verità sovrastoriche, che vuol dire sovratemporali,
intemporali, e il modernismo, in fondo, conteneva l’errore principale: che l’uomo non avrebbe in sé che dei
lumi puramente temporali, puramente storici; tutto quello che l’uomo elabora nella religione sarebbe elaborazione del suo
sentimento soggettivo; e questo è Kant.
ROMANO AMERIO
Registrazione e revisione effettuata a Lugano, 4 febbraio 1994.
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UNA
CONSIDERAZIONE.
Dunque dalla filosofia di Amerio si possono trarre delle conclusioni precise:
la prima, che la ragione dell’uomo fa la sua natura: distruggere la ragione dell’uomo è distruggerne la natura.
(Segue a p. 2)
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