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I LEGAMI TRA VERITÀ E BELLEZZA IN SAN TOMMASO.

Enrico Maria Radaelli *

ANALOGIE TRA VERITÀ
E BELLEZZA IN SAN TOMMASO.

CONTRIBUTO A UNA TEORIA GENERALE UNIFICATRICE
DELLA REALTÀ E DELLA LOGICA ALETICHE.


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Conferenza tenuta a Roma, presso la Pontificia Università Lateranense,
Corsi di estetica del Prof. Horst Seidl, 26 maggio 2004.



Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaEsposizione di alcune basi metafisiche per una Teoria aletica unificatrice dei due grandi insiemi presenti nel creato: la realtà ontologica delle cose e la realtà logica delle idee, riferite entrambe al Figlio, nei due suoi nomi proprii già individuati da Tommaso d’Aquino, Imago e Verbum, teoria quindi imprescindibile dalla trinitarietà di Dio, e che dunque dimostra ulteriormente la forza che la Trinità ha direttamente sulla gnoseologia (come si può vedere specialmente nell’incipit e nell’esergo del testo).

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Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaVerità e bellezza. Cosa hanno a che fare queste due parole tra loro? Per rispondere a questa domanda vedremo in una prima parte cosa è per san Tommaso la bellezza, e perché è quello che è. In una seconda parte, poi, attraverso una breve icastica del bello in quanto bello, la considerazione dell’armonia ci porterà a scoprire dove riposi la bellezza, potendo così arrivare a queste conclusioni: corrispondenza tra verità e bellezza vi è, tanto quanto vi è tra sillogismo e proporzione aurea. Ma ciò vuol dire che vi è corrispondenza, e corrispondenza univoca, tra pensiero e oggetto pensato, tra logos e res, tra forma e contenuto, tra dottrina e retorica (e arte). È così proposto un ulteriore argomento contro il relativismo oggi serpeggiante.

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaCominciamo col considerare la faccia più evidente della pulchritudo, della bellezza, che è il suo splendore.. Nella Scrittura la richiesta di splendore del Volto di Dio è insistente: « Fa splendere il tuo volto, Signore » (Psal., IV, 7; LXXX, 4, etc.). Essa tocca un aspetto del rapporto tra Creatore e creatura non secondario, che è l’oggetto delle nostre riflessioni: in essa si parla di ‘splendore’, termine che, tra le diverse accezioni, significa bellezza eccezionale; nel Salmo si parla poi di Volto divino, cioè di un’immagine di Dio, o, se vogliamo, dell’Ente divino in quanto immagine. Ma il termine ‘immagine’ nell’insegnamento di san Tommaso indica, insieme al termine ‘verbo’, uno dei due nomi proprii del Figlio, della seconda Persona trinitaria: Se Immagine sia un nome proprio del Figlio (S. Th., I, 35, 2), articolo parallelo al precedente: Se Verbo sia un nome proprio del Figlio (Ibidem, 34, 2). La risposta affermativa pone l’architrave metafisico dell’estetica tomista.

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaSiamo nel De Trinitate, ed è proprio qui che il Dottore fornisce le più importanti precisazioni della sua dottrina sul bello. « La specie – dice – ossia la bellezza [notare la connessione], presenta una certa analogia con le particolarità personali del Figlio. Per la bellezza infatti si richiedono tre doti. In primo luogo integrità e perfezione: poiché le cose incomplete, proprio in quanto tali, sono deformi. Quindi [si richiede] debita proporzione o armonia [tra le parti]. Finalmente chiarezza o splendore: difatti diciamo belle le cose dai colori nitidi e splendenti » (Ibidem, 39, 8, I consideraz.).
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaLa prerogativa armonica era già richiesta a fare bello il vero nella Pars Prima della Summa (I, 5, 4): « Il bello consiste nella debita proporzione; poiché i nostri sensi si dilettano delle cose ben proporzionate, come in qualche cosa di simile a loro; il senso infatti, come ogni altra facoltà conoscitiva, è una specie di proporzione ».

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaIl legame col conoscitivo faceva concludere san Tommaso: « Pulchrum dicitur quod visum placet » (Ibidem, ad 1). Una cosa all’uomo piace quando riconosce fuori di sé una corrispondenza a ciò che è interno a sé: luce, integrità, armonia. Dunque quando la facoltà conoscitiva dei sensi è ben armonizzata – per esempio da una sana teologia e da una successiva sana obbedienza dei sensi alla ragione –, essa forse dà luogo a dei manufatti belli, oltre che a dei bei pensieri sul bello, sul vero e sul buono. Come vedremo, questa bellezza ordinata, armonica (‘classica’), è peculiare alla cultura mediterranea, e, di questa, in ultimo alla cultura cattolica di cui è anticipo e dalla quale è redenta, e in ultimissimo alla dottrina (e cultura) che meglio la definisce: la dottrina tomista. Qui l’Italia – come specifico insieme culturale – dovrebbe fare un asterisco alla sua peculiarità cattolica, e, come dice il Manzoni, pensarci su.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaTorniamo al De Trinitate: « Ora, la prima di queste doti [l’integrità] presenta una certa somiglianza con quella proprietà personale del Figlio che consiste nell’avere in sé la natura del Padre in modo integrale e perfetto. […] La proporzione poi, o armonia, è affine alle proprietà del Figlio in quanto egli è immagine perfetta del Padre [abbiamo visto che Immagine è nome proprio del Figlio]. Diciamo infatti che un’immagine è bella quando rappresenta perfettamente l’oggetto, anche se deforme.
1 [Pensiamo ai famosi cesti di frutta anche bacata di Caravaggio, ma anche ai ritratti di uomo, creatura deformata dal peccato originale e non sempre in stato di grazia, oppure al Cristo in croce, deformato secondo le profezie di Isaia.] A questo accenna sant’Agostino nel suo De Trinitate: “In lui [Figlio] si trova perfetta rassomiglianza e somma uguaglianza col Padre. La terza dote, ossia lo splendore, ha affinità con le doti personali del Figlio poiché questi, in quanto Verbo, è, come dice il Damasceno, “splendore e luce dell’intelletto”. » (I, 39, 8).

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaLe tre doti proprie alla bellezza stanno al Figlio in quanto il Figlio è, ed è Verbo. Se egli non fosse, a chi starebbero? O meglio: armonia, integrità e splendore, riassunte nella ‘faccia’ del Figlio, nel suo aspetto di Verbo, che è integro, ordinato e splendido, sono così legate ad esso che l’Angelico le insiste all’intelletto, cioè precisamente al Verbo, tanto quanto all’intelletto insiste il vero. Possono allora esse avere esistenza in Dio, se Dio non fosse la ss. Trinità, cioè se la sua essenza non fosse le sue relazioni e le sue Persone, e dunque se non vi fosse un Figlio a riceverla? Se non vi fosse in Dio un Figlio che, « immagine del Padre », ne riceve la somiglianza, possono le tre doti con cui si configura questa Imago permanere anche in un Dio senza Padre, senza Figlio, senza dunque necessità in sé di somiglianza?
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaLa domanda non è affatto peregrina, giacché anche oggigiorno gli uomini tendono a spiegare la bellezza – così come altre realtà, per esempio la religione – prescindendo tranquillamente dalla res trinitaria, come se la bellezza e quelle altre realtà – e in generale l’estetica, e in generalissimo la cultura – fosse cosa indipendente dal costitutivo metafisico di Dio (la ss. Trinità), ma dipendesse piuttosto (e solo) dalla ragione umana, dalle sue invenzioni, dai suoi fantasmi, dai suoi sentimenti, o dalle sue passioni e preoccupazioni, o da qualsiasi altra cosa che viene da lui, per esempio dall’opinione che egli si fa di Dio senza il soccorso della Rivelazione: spesso un Dio senza Persone (buddhismo), oppure con troppe Persone (animismo, induismo), oppure con una sola Persona (giudaismo, islamismo). Ora, questi vari costrutti nella religiosità naturale e nella filosofia prerivelatorie sono possibili, ma dovrebbero non allignare là dove invece sono ormai ben radicate, cioè persino nella Chiesa, cristiana e trinitaria.

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaSicché io vorrei far notare che san Tommaso, con le sue parole decisive, rovescia sul nascere ogni ipotesi naturalistica, ogni ipotesi a- e antitrinitaria: le tre doti della notizia di bello, pulchritudo, sono analoghe a tre doti proprie del Figlio.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaOra: è prima il Figlio o è prima una sua dote? Se è prima la pulchritudo, siamo tutti platonici, e dobbiamo tutti tornare a casa, a studiare come si può dare la creazione con un Demiurgo senza relazioni e senza Persone, e anzi in cui l’essenza non trova né relazioni né Persone. Ma se prima è il Figlio, la teologia tomista che ne discende non fa che mostrare come la dote della ragione sia cooperante con la Rivelazione.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaCome ho già dimostrato a riguardo della caritas,
2 [ENRICO MARIA RADAELLI, Il Mistero della Sinagoga bendata, Effedieffe Edizioni, Milano 2002.] doti quali pulchritudo non possono aversi se non riconoscendo in Dio un Figlio sia Verbo che Immagine, per la proprietà tutta e solo divina di identificarsi la Persona con i propri nomi, identificazione che però si può avere solo in una teologia dove sia presente un Padre e un Figlio, cioè in una teologia trinitaria, cioè solo in una teologia cattolica, in una teologia cioè dedotta a partire dalla testimonianza della Rivelazione.

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaC’è un rischio, se si sgombra il campo da questa teologia trinitaria e forte, solo con la quale viene attribuito al Logos divino, alla seconda Persona, una dominazione su tutto l’universo materiale, culturale, morale, spirituale, un imperio teoretico e pratico al di sopra anche dei convincimenti più campanelliani (il domenicano Tommaso Campanella, post conversus, insegnò una notevole dottrina sulla primalità assoluta del Logos). C’è un rischio, e il rischio è duplice e, in entrambi i casi, grave: avremmo l’oscuramento (il progressivo impoverimento) sia della pulchritudo – e questo è ancora il meno – che della stessa ss. Trinità.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaUn domenicano di Bologna, padre Giovanni Cavalcoli, da decenni studia il movimento teologico internazionale contemporaneo, e fatica a nascondere la sua preoccupazione di fronte a una teologia sedicente tomista che sfronda il Logos di parecchie sue prerogative, prima fra tutte, sebbene con modalità subdole, contorte, volutamente oscure, la sua uguaglianza col Padre, ossia la sua divinità. Gli sviamenti teologici hanno sulla cultura e, in particolare, sull’estetica, ripercussioni notevolissime. Così come l’iconoclastia, per esempio, sgorgò da dottrine che non permettevano al Logos di incarnarsi, e più tardi dai muri dei luoghi di culto protestanti caddero le palpitazioni celesti dei grandi affreschi cattolici, ora anche le chiese cattoliche si inebriano di luce genericamente biancastra, in perfetta sintonia con la generica ‘religiosità’ che la informa. Quindi faceva bene san Tommaso a riconoscere al Figlio non solo il nome proprio di Logos riferito alla veritas, ma identicamente quello di Imago riferito alla pulchritudo.

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaLa contemporanea sussistenza di questi due raggi nel Creatore garantisce la realtà che tra le sue creature effettivamente vi è corrispondenza – come supposto inizialmente – tra dottrina ed espressione di dottrina; tra verità da esprimere e retorica espressa.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaI due nomi del Figlio garantiscono persino una maggiore comprensione – caso mai ancora non la si avesse – di quella somma espressione tomista che dice essere egli quell’immagine del Padre in cui l’essenza rimira Se stessa e tutte le cose « come in uno specchio " (S. Th., I, 15, 3), poiché « il Verbo in modo esauriente rispecchia il Padre e ogni creatura » (Ibidem, 37, 2, ad 3).
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaLa pulchritudo arriva dunque, nel tomismo, ben in alto: arriva al Figlio: « Il Figlio è immagine del Padre come il figlio del re lo è del re » (Ibidem, 35, 2, ad 3). Splendore, integrità e proporzione, dunque, da re. E ancora: « Dio contiene le cose in due modi. Primo, [nel Figlio] per le loro idee o immagini rappresentative » (Ibidem, 39, 8).
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaDunque il mondo non è un insieme di nozioni, di verbi, bensì di verbi rappresentati in immagini, perché Dio stesso non è puramente una nozione, un verbo, ma una realtà in cui pensiero e forma del pensiero si identificano.

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaE, a proposito di vestigia trinitarie, « ogni creatura – specifica l’Angelico – ha una data forma o specie in quanto rappresenta il Verbo (poiché la forma dell’opera d’arte deriva dal verbo mentale dell’artista) » (Ibidem, 45, 7): l’Angelico presenta l’analogia dell’artista perché in Dio è posta un’immagine, una forma, senza la quale l’analogia di proporzionalità propria cadrebbe.
3 [L’analogia di proporzionalità impropria, o metafora, si desume da una qualità comune ai vari soggetti analogati. Dall’astuzia, p. es., si desume l’analogia di un uomo con volpe: Erode è una volpe. L’analogia di proporzionalità propria si ha invece quando il termine analogico conviene ai vari analogati essenzialmente e intrinsecamente: p. es., il concetto di ente conviene sia all’accidente che alla sostanza, all’essere creato ma anche a Dio.] Io dico anche che, se per assurdo al Figlio non fosse appropriato il nome Immagine, cadrebbe con esso tutta l’arte retorica: la figurazione, l’analogia in tutte le sue forme, la metafora, e con la metafora il linguaggio, perché cos’altro è il linguaggio se non una grande e dettagliata metafora della realtà naturale?
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaDunque, anche solo per brevi cenni, vediamo che la bellezza giunge fortunatamente fino al trono di Dio. Ma vi giunge per il Figlio, e abbiamo visto – e ora vedremo meglio – quanto tutto di essa dipenda dal Figlio.

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaUn critico d’arte come Philip Daverio recentemente a una trasmissione televisiva considerava come nel mondo occidentale si fronteggiassero da sempre due grandi culture: una cultura nordica, nomade – egli diceva –, barbara, intimamente protestante, nelle cui opere per esempio di nudo (pensiamo a Van Eyck, a Cranach, a Klimt), si rinviene un’ipocrita senso del peccato, una maliziosa spavalderia esibizionista, una contorta estetica che alla provocazione da se stessa risponde con la mostra di mondi tenebrosi, grigi, terrorizzanti. Poi una cultura mediterranea (dai Greci ai Pompeiani, da Raffaello a Tiziano, da Picasso a De Chirico), stanziale – dice –, armoniosa, gioiosa, colorata, con una naturale spinta a darsi un ordine, un canone, una misura: solarmente peccatrice, ma tranquillamente redenta, o almeno certa della propria redenzione.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaÈ questa – dico io – la sorridente e positiva cultura cattolica. È la cultura del sì. È la cultura riposante sulla Trinità (e su quello « specchio " che è il Verbo) come su qualcosa che forse non vede e con cui forse non parla tutti i giorni, ma che le è entrata nel sangue con tutto il suo carico di dimestichezza con il Mistero; di familiarità con un Corpo che non è di uomo senza essere in qualche modo arcano anche il corpo di Dio; di dimestichezza con la visione che hanno di Dio i beati, cioè con l’oscura verità della fede: certezza che, al fondo di ogni dubbio, regna sovrana una verità; e che oltre le nebbie più dense delle passioni e delle angosce, c’è il sole, c’è un .

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaSan Tommaso, in questa cultura meridiana, non è figura di secondo piano: la Scolastica ha asciugato il gran mare Mediterraneo da molte paludi culturali, dai suoi acquitrinii dottrinali, dai suoi stagni teologici (mi riferisco alla nota opera di recupero compiuta su filosofi greci, ebrei e islamici), facendo emergere con grande e anzi unica maestria tutte le vestigia di verità su cui il Cristo vittorioso sprofondava lo sguardo.
Con la dottrina dei due nomi proprii del Figlio è permesso in primo luogo fare, della verità di Dio, delle immagini: del Padre come del Figlio, perché chi vede Cristo vede il Figlio e chi vede il Figlio vede anche il Padre.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaIn secondo luogo, con tale dottrina è permesso fare immagini di Dio utilizzando in qualche modo la ‘carne’ morale, culturale, spirituale, se così si può dire, di ogni parte del mondo dove può morire e risuscitare Cristo: di tutto il mondo.

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Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaE qui passiamo alla seconda parte del nostro volo d’uccello sulla pulchritudo tomista, accennando alla sua icastica.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaÈ interessante notare che infatti non assistiamo a una divisione manichea tra culture belle e culture brutte: la storia permette di apprezzare continue operazioni di recupero attuate spesso nell’intreccio tra ‘barbari’ e ‘attici’, o ‘classici’: i greci inciviliscono le aquile romane che gli piombono addosso dal nord, e quando poi è Roma ad ammollirsi, è vero che Goti e Ostrogoti imbarbariscono la penisola col ferro e col fuoco, ma saranno Amalasunta e Teodolinda a favorire l’ingresso del diritto romano e della grazia tra le orde desiderose di armonia. Le cattedrali gotiche, veri innari a bestiari improbabili e a sproporzioni estreme, spingono l’umanità a uno spiritualismo dematerializzato quasi al limite del dogma: tutte le cattedrali gotiche sono a san Galgano, dove un incendio ha mutato le volte in cielo stellato. Ma sarà proprio la compostezza toscana e l’armonia centro-italica a riportare lo spiritualismo mistico nella sede e nella misura di un sano (santo) realismo.

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaL’Imago del Figlio dà luogo alla stesura del canone della bellezza nelle tre sue dimensioni di integrità, proporzione, splendore, sia nelle res materiali che in quelle spirituali: San Tommaso stringe perfette analogie tra giustizia e bellezza.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaQueste tre dimensioni preesistono al creato e alle creature, tanto che Dio dell’uomo dice « essere fatto a sua immagine e somiglianza » (Gen., I, 26). Ciò vale anche per le civiltà poste dal disegno divino come terreno preparatorio su cui disegnare il suo Sacro Volto: come il vero, anche tutto il bello è suo.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaEsiste una proporzione perfetta? La scoperta della proporzione aurea permette di stabilire dove risieda la massima pulchritudo: la proporzione aurea, quasi ragione media, è quella parte di un segmento ‘media proporzionale’ tra l’intero segmento e la parte rimanente. Essa è l’analogo figurale del sillogismo, e l’analogia l’abbiamo, ancora una volta, in virtù del doppio nome del Figlio. Con la proporzione aurea, come nel sillogismo si raggiunge il giudizio retto addizionando o sottraendo una premessa minore a una maggiore conformate da un termine medio, allo stesso modo nella forma si raggiunge l’equilibrio. Il procedimento è proprio il medesimo, e i termini analoghi: premessa maggiore come segmento totale, premessa minore come parte restante, termine medio come (non a caso) parte media proporzionale. E così, in entrambi, il genere universale (o segmento totale x) sta al caso particolare conosciuto (o segmento minore y minore di x) come questo caso particolare conosciuto sta allo sconosciuto (segmento medio x – y = z).

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaE come nel sillogismo si raggiunge uno e un solo giudizio retto, o verità, così anche nella forma si raggiunge una e solo una aurea proporzione, bellezza delle proporzioni.
4 [Da notare che luogo e tempo in cui sulla terra videro i natali sillogismo e proporzione aurea sono, si può ben dire, i medesimi, dandosi essi in Grecia, anzi in Atene, tra il quinto e il quarto secolo avanti la venuta del Figlio di Dio sulla terra (del Logos, per l’appunto, e dell’Imago), per mano dell’architetto Fidia e del filosofo Aristotele, in modo che la Persona incarnata nell’Ebreo trovasse fuori di Ierusalem gli strumenti per la sua inculturazione tra tutti i popoli.]
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaSi raggiunge: essa è traguardo di forze ìmpari che le fa armoniche pur essendo contrastanti. La quiete è raggiungimento di un’acme virtuosa ben più possente del loro scatenamento, giacché le catene che imbrigliano qualcosa, se la imbrigliano, sono più della cosa, come la domus che ripara dalla tempesta è più della tempesta. La concordia politica, l’accordo musicale, la fortezza virtuosa di una vita, la pace familiare, così la compostezza di santa Maria Novella a Firenze, sono tutte cose in cui gioca così potentemente il vigore sommo dell’equilibrio delle forze, che esso, alcune rare volte, riesce persino a nascondere dietro la sua ferma sovranità le stesse potenze immani che concorrono al suo essere e che sottostanno appunto al suo regno, nascosto ma potente.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaEcco perché il fascino delle cattedrali gotiche rapisce, sì, ma, per la smisuratezza del segmento verticale che assale l’infinito, non permette all’anima quel riposo che trova in Santa Maria delle Carceri del Sangallo a Prato (sobrio impianto a croce greca, ordine architettonico quasi vitruviano, muri a calce con aggetti costruttivi di lesene e cornici in pietra serena); o a Milano, nella bramantesca santa Maria presso san Satiro, nell’incanto di una finta prospettiva dove la proporzione calibrata è mostrata persino tra navata reale e abside virtuale; o a Roma, in san Pietro in Montorio, in quel tempietto circolare che per la sua classica perfezione diverrà paradigma irraggiungibile della domus divina in terra e verrà riprodotto in mille tabernacoli d’Italia.

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaIl fatto è che, stando al triplice canone tomista, si capisce che le cose belle – nel senso di ‘perfette, integre e armoniche’ – sono proprio poche: fuori della sobrietà aurea non incontreremmo allora solo l’insostenibile Sainte Chapelle, ma anche le tensioni michelangiolesche, le visionarie estasi e i drammi veri e finti del barocco, e persino Donatello, che con il suo famoso ‘stiacciato’ drammatizza nel marmo anche dei putti giocosi. La tensione tra passione e ragione, tra barbarie e misura, tra carne e spirito, è continua, e dà luogo alla grande varietà della storia: dell’uomo e dell’arte.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaDa rimarcare: come il dogma, anche la bellezza non è un punto, ma un esteso, nel quale alcuni enti – spirituali, morali, materiali – sono più al centro di una perfezione di beltà di altri, nei quali invece prende il sopravvento una qualche passione, pur essendo anche questi altri enti ancora belli.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaOra, è giusto riconoscere forse che la maggior parte delle opere dell’uomo – discorsi, musiche, case, dipinti, amicizie, insegnamenti, vite – ricevono il loro adeguato apprezzamento, il motivo della più meritevole ammirazione, proprio in virtù dei moti, delle spinte, delle dialettiche, delle forze retoriche, dei percorsi, delle logiche, insomma: delle interiori più varie dinamiche che in sé mostrano, e per le quali esse tutte sono quel che sono. Fuori di Dio c’è il moto: c’è la storia.

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaD’altronde, sia nell’arte che nella vita – e questa sia intima che politica – i momenti in cui rifulge armonia e consenso sono rari e fuggevoli come primo vere, normalmente avendosi nel mondo il corso della storia, che è stridore di forze, tensione di animi, contrasti di potenze, attriti tellurici di energie immani.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaFidia, Dante, Michelangelo, e qualsiasi altro dei massimi, in virtù di cosa permettono di essere ammirati nella pulchritudo, posto che san Tommaso richiede per essa l’armonia, e noi abbiamo visto che la casa dell’armonia è il riposo, ma essi sono, al contrario, forza, moto, vita, lavoro?
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaVi sono almeno due risposte a questa domanda. La prima: che tutte le opere fragranti di bellezza non sono stagni immoti, ma, al contrario, ragionamenti compiuti e finiti al cui interno tensioni e controtensioni guerreggiano sotto i nostri occhi fino ad arrivare a mostrare il raggiungimento armonico. L’abbiamo detto prima: l’armonia è cosa che si raggiunge, che si conquista, ed è il moto delle tensioni a raggiungerla e conquistarla. Spesso dunque questa espugnazione le opere delle varie arti la mostrano in atto, e allora esse sono belle non solo perché ne mostrano il raggiungimento nel riposo, ma perché contemporaneamente mostrano le traversie atte a raggiungerlo. Pensate a Eschilo, alle orationes ciceroniane, alle cappelle Medicee, alle costruzioni musicali fugate. Certo: il massimo della pulchritudo si ha dove le tensioni estreme sono tutte nascoste, come nella cupola di Santa Maria del Fiore.

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaLa seconda risposta la raccogliamo da tutto ciò che abbiamo detto finora: se il Figlio è l’Imago eccellente, tutto ciò che ha la pretesa di essere sulla terra bella immagine di qualcosa, cioè di un verbo, dovrà misurarsi con il modello eccellente di ogni immagine. Ed essendo, quella del Figlio, Imago propriamente del Verbum, che è disposizione, ordine, misura, vedremo ancora riverberate nella proporzione aurea che dicevamo il massimo sulla terra di quelle divine e arcane prerogative.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaTutte le essenze del mondo hanno in ogni caso un luogo – notava Romano Amerio –
5 [ROMANO AMERIO, Brusuglio. Guida alla visita di Villa Manzoni, Centro nazionale di Studi Manzoniani, Milano 1977, cap. I.] dove ricevono riposo, un luogo in cui, trovando l’equilibrio, manifestano la propria innata virtù e cui tendono come alla propria pace nel proprio principio. Per la terra questo luogo è il suo centro; per il fuoco è l’aria; per l’acqua il mare; per l’aria i cieli e per l’uomo, concludeva il filosofo, la sua domus, dove egli compie le opere a sé più intime e necessarie: il cibo, il sonno, l’unione, la morte.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaPer l’intelletto – aggiungerei – il luogo del giusto riposo è la verità. Già: ma in quale sua forma? In quale sua espressione? Integra, chiara, armonica. Cioè vera. La bellezza, cioè, in quanto forma della verità, è, come dire, la sua casa, la sua dimora.

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaResta da sperare dunque, e con questo concludo, che, stabilendo con san Tommaso ens, res, aliquid, unum, verum, bonum, i sei classici trascendentali costitutivi dell’ente, a questo punto se ne riconosca doverosamente il settimo nella pulchritudo, raggiungendo così il giusto numero di perfezione per la forma della perfezione.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaIn ogni caso, che si distingua o non si distingua puchrum da bonum, per i valori proprii che qui abbiamo visto emergere, ritengo auspicabile dare al nome Imago del Figlio la risonanza che merita, ponendolo su un piano di eguaglianza del più noto Verbum, così delineando una filosofia dell’estetica forte, trinitaria, più fondatamente razionale e unitiva.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaMi pare che ciò darebbe modo di fondare con gli strumenti scientifici più classici della metafisica una teoria generale unificante della verità: una teoria unificante della realtà e della logica più aletiche, del pensato e del pensante, dell’aspetto e del verbo, per spuntare anche da questo punto razionale di vista le convinzioni relativiste oggi più imperanti.

E. M. R.

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Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica


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