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 DON MARINO NERI: IL RITO ROMANO E...

Don Marino Neri *

IL RITO ROMANO
E LA TRADIZIONE LITURGICA
DELLA CHIESA AMBROSIANA .


Conferenza tenuta al Circolo culturale J. H. Newman,
nell’ambito del Convegno “La Libertà Ambrosiana”,
Seregno, 11 gennaio 2013.



0. PREMESSA.

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaPer iniziare, bisogna dire che il rito ambrosiano non l’ha inventato sant’Ambrogio: frase a effetto, questa, per dire che il complesso cerimoniale che appartiene alla comunità cristiana di Mediolanum precede l’elezione di Ambrogio sulla cattedra milanese nel 374.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica Del resto, se consideriamo i cataloghi episcopali, possiamo collocare attorno alla prima metà del III secolo il costituirsi di una stabile gerarchia ecclesiastica che la tradizione locale fa scaturire dal vescovo Anatalo (o Anatalone). « La Chiesa […] che viene affidata ad Ambrogio è dunque una comunità già dotata dei suoi spazi cultuali, con aspetti di disciplina rituale pienamente consolidati e alcuni testi che ai tempi di Ambrogio appaiono ormai stabilmente legati a specifici giorni dell’anno. L’Ambrosianum mysterium non nasce pertanto con Ambrogio e affonda le proprie radici nella vicenda ecclesiale che precedette Ambrogio stesso ». 1 [C. Alzati, Ambrosianum  Mysterium. La chiesa di Milano e la sua tradizione liturgica, Milano 2000, p. 33.]

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaSe svariate sono state – e sono ancor oggi – le ipotesi circa le origini storiche del rito ambrosiano, in questa sede, fatte le dovute valutazioni di sintesi, esporremo quella che a nostro parere (e non solo nostro) appare essere la congettura più esaustiva.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica Se tralasciamo teorie ormai sorpassate per l’avanzare degli studi come quella che riteneva la liturgia ambrosiana derivata da quella efesina; o che la identificava con la liturgia romana prima di papa Damaso (366-384); o ancora, quella che ebbe maggior credito, che le usanze cultuali milanesi del sec. IV andavano ricondotte all’uso gallicano tout court; tutto ciò premesso, oggi due sembrano essere le direttrici fondamentali:

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica1) esso ha un’origine prettamente orientale (Duchesne, Alzati, Cattaneo);
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica2) esso affonda le proprie radici nel rito romano (Ceriani, Battifol, Jungmann, Triacca).

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaCirca quest’ultima valutazione, appare assai interessante, se non addirittura dirimente nei termini, quanto Ambrogio stesso afferma, in un’opera ormai riconosciuta come ambrosiana – il De sacramentis - in sacr. 3, 5 a proposito di alcuni riti post-battesimali (si riferisce alla lavanda dei piedi che il vescovo milanese compiva nei confronti dei battezzati una volta risaliti dal fonte):

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica« Non ignoramus quod ecclesia Romana hanc consuetudinem non habeat, cuius typum in omnibus sequimur et formam. […] In omnibus cupio sequi ecclesiam Romanam, sed tamen et nos hominis sensum habemus. Ideo quod alibi rectius servatur et nos rectius custodimus ». 2 [Sacr. 3, 5: « Non ignoriamo che la Chiesa romana – la regola e i riti della quale seguiamo in tutto – non ha questa usanza […]. In tutto desidero seguire la Chiesa romana, ma tuttavia anche noi abbiamo la ragione propria di ogni uomo. Pertanto ciò che si osserva altrove per assai validi motivi, anche noi lo manteniamo per assai validi motivi ».]

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaQuesta testimonianza di prima mano afferma due cose fondamentali: la prima è che Ambrogio recepisce con ossequio la tradizione romana, entro la quale implicitamente intende collocare la ritualità della sua chiesa locale; l’altra è che egli non elimina stolidamente tutto ciò che romano non è, ma viene incontro a quella che è una tradizione locale (precedente e/o a lui contemporanea) che – egli afferma – ha tuttavia buone ragioni spirituali per mantenersi, “inculturando” in qualche modo il rito romano, pur nella preservazione dei suoi elementi costitutivi.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica Certamente non mancano tratti orientali in ambito cerimoniale, come p. es. i melismi del canto, il canto dei salmi con antiphonæ che servivano da responsorio per i fedeli, 3 [L’istituzione di questa modalità di cantare i salmi è assegnata agli anni 385-386, durante la difesa cattolica della basilica Portiana per impedirne l’occupazione da parte degli ariani, sostenuti dall’imperatrice Giustina. In quell’occasione, secondo la testimonianza di PAULIN MED, Vita Ambr. 13, 3, Hoc in tempore primum antiphonae, hymni et vigiliae in ecclesia Mediolanensi celebrari coeperunt. ] oltre che gallicani, 4 [Per rito gallicano si intende l’insieme di riti e di preghiere ufficiali che fu in uso prima di Carlomagno in molta parte dell’Occidente latino, tra cui aree dell’Italia settentrionale, non esclusa la Britannia maior, la Spagna, l’Hibernia. Questa liturgia, nei documenti che ne restano, appare formalmente diversa da quella romana e vi si può intravedere una certa somiglianza con la liturgia bizantina. A questo va però aggiunto che molto poco si sa delle origini e dei suoi sviluppi prima del VI-VII secolo, a partire soprattutto dalle opere di Cesario di Arles, Gregorio di Tours e lo ps.-Germano di Parigi. Il rito venne decadendo sotto Pipino il Breve e Carlomagno, per far luogo, anche nella liturgia, a quella romanizzazione progressiva che fu una delle linee maestre della politica carolingia.] come p. es. alcuni elementi eucologici o il complesso sistema delle antifone nella Messa.

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaDunque se non è Ambrogio a “creare” il rito che si chiama “ambrosiano”, egli certamente lo promuove massimamente, 5 [A proposito della tempra di Ambrogio come liturgo, cfr. ancora PAUL MED, Vita Ambr. 38, 3: In rebus etiam divinis inplendis fortissimus, in tantum ut quod solus inplere solitus erat circa baptizandos, quinque postea episcopi, tempore quo decessit, vix inplerent.] sempre più obbediente cum grano salis, a quella che egli indica come regola da osservarsi, cioè la liturgia romana.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica Se molto apportò Ambrogio al rito, tuttavia a noi restano pochissime testimonianze dirette della sua mano nella liturgia se si escludono gli inni certamente ambrosiani 6 [I testimoni tardoantichi della produzione innodica ambrosiana restano fondamentalmente due: Agostino, in più loci,  e Beda (metr. 21). Entrambi indicano come opera di Ambrogio quattro inni: Deus creator omnium, Aeterne rerum conditor, Iam surgit hora tertia, Intende, qui regis Israel più noto coll’inizio della seconda strofa Veni, Redemptor gentium, essendo la prima da ritenersi probabilmente interpolata. Mons. Luigi Biraghi, in un suo noto studio del 1862 Inni sinceri e carmi di S. Ambrogio, vescovo di Milano, aggiunse a questi altri quattordici. La questione dell’autenticità degli inni ambrosiani è oggi trattata con maggiore analiticità da M. SIMONETTI, Studi sull’innologia popolare cristiana dei primi secoli, in «MAL» 1952 IV, ser. 8a, n. 6, pp. 342-485, in partic. pp. 376 ss.; J. FONTAINE, Ambrosie de Milan. Hymnes, Paris 1992.] e poco altro.

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica Comunque sia, l’impulso e l’opera liturgico-pastorale di Ambrogio fu tale che, almeno a partire dall’età di Gregorio Magno la chiesa di Milano è detta “ambrosiana” e, quantomeno dall’età carolingia, con questa qualifica viene identificata la sua liturgia.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica È infatti a far data da una lettera del febbraio 881 scritta da papa Giovanni VIII (872-882), che la chiesa milanese è chiamata col termine di Ambrosiana ecclesia, 7 [Vd. MGH epist. Aevi Karol. Vs. v. Iohannes epscp.  n.  269 l. 33. In questa lettera, Giovanni VIII, successore di Adriano II (867-872), comunica ai milanesi di prendere sotto tutela sua personale l’abate dei SS. Gervasio e Protasio e Simpliciano nonché dello xenodochio dei SS. Cosma e Damiano Aderico ingiustamente calunniato, unitamente a tutti i beni dei suddetti enti.] benché il riferimento a sant’Ambrogio comparisse già in un’epistola vergata dalla cancelleria papale di Gregorio I attorno al settembre dell’anno 600, quando  dopo la morte del vescovo Costanzo, viene acclamato pastore il diacono Adeodato.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica In essa compaiono due locuzioni significative, che ormai senza dubbio identificano i presuli milanesi non come successori del protovescovo Anatalone, bensì di sant’Ambrogio.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica In un locus Gregorio squalifica il preteso successore di Costanzo, indicato dal re longobardo Agilulfo, come vicarius sancti Ambrosii indignus, mentre chiama i chierici milanesi sancto Ambrosio servientibus clericis. 8 [Vd. Greg. M. epist. 11, 6 ll. 19. 21.]

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaSpenderò ancora alcune parole, seppur in sintesi estrema, circa l’opera di Ambrogio, a partire dalle fonti di prima mano – cioè le opere ambrosiane – anche perché tutto quanto noi sappiamo del rito così come è giunto fino a noi è presente in testimoni che non risalgono indietro oltre l’età carolingia.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica Ad Ambrogio è da ascriversi l’uso di portare a Milano la celebrazione quotidiana dell’Eucarestia, innovando rispetto alla ratio communis di celebrare unicamente una Messa solo in giorno di domenica o di adunanze festive, lasciando gli altri giorni all’ufficiatura salmica e innodica. Di questo fatto assai importante riporto due testimonianze molto chiare:

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica« Stabat ad aram Dei pudoris hostia, victima castitatis, nunc capiti dexteram sacerdotis inponens, precem poscens, nunc iustae impatiens morae ac summum altari subiecta verticem: “Num melius” – inquit – “maforte me quam altare velabit, quod sanctificat ipsa velamina? Plus talis decet flammeus, in quo caput omnium Christus cotidie consecratur » 9 [Virg. 1, 66: “Stava in piedi presso l’altare di Dio l’offerta pura, la vittima casta. Ora ponendo la destra sul capo del sacerdote, domandando preghiera, ora, incapace di contenere il tempo di una giusta attesa e posto sotto all’altare il capo, disse: Forse mi velerà un manto migliore che l’altare, il quale santifica gli stessi veli? Si addice a me di più un tale velo nuziale, sul quale ogni giorno si consacra il capo di tutti Cristo”. Il passo racconta di una giovinetta che, sollecitata dai parenti a prendere marito controvoglia, cerca rifugio presso l’altare del Signore dove il sacerdote sta celebrando la Messa.]. « Hunc panem dedit apostolis, ut dividerent populo credentium, et hodieque dat nobiscum, quem ipse sacerdos cotidie consecrat suis verbis » 10 [Patr. 9, 38: “Diede questo pane agli Apostoli, perchè lo dividessero col popolo dei credenti, e oggi dà a noi Lui che il sacerdote in persona ogni giorno consacra con le sue parole”.].

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaL’usanza quotidiana della Messa rispetto a quella ebdomadaria, dopo la metà del secolo, va introducendosi anche in altre grandi Chiesa metropolitane come p. es. Roma, Gerusalemme, Costantinopoli. È per di più in Ambrogio la prima attestazione dell’uso, nella chiesa milanese, del canone romano, la regola di consacrazione più antica propria dei riti latini. Riporto per esteso il lungo, ma interessante passo del De sacramentis (4, 21-27): 11 [“Dice il sacerdote: Fa’ che questa offerta sia per noi ratificata, spirituale, accetta, poiché è la figura del corpo e del sangue del Signore nostro Gesù Cristo. Egli, la vigilia della sua passione, prese il pane nelle sue sante mani, levò gli occhi al cielo, verso di te, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, rese grazie con la preghiera di benedizione, lo spezzò, e dopo averlo spezzato lo diede ai suoi apostoli e discepoli, dicendo: «Prendete e mangiatene tutti, poiché questo è il mio corpo che sta per essere spezzato per molti». Presta attenzione! Allo stesso modo prese anche il calice, dopo aver cenato, la vigilia della sua passione, levò gli occhi al cielo, verso di te, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, rese grazie con la preghiera di benedizione, lo diede ai suoi apostoli e discepoli, dicendo: «Prendete e bevetene tutti, poiché questo è il mio sangue». Bada bene: tutte quelle sono parole dell’evangelista fino a “prendete”, sia il corpo che il sangue. Da lì sono parole di Cristo: «prendete e bevetene tutti; questo è il mio sangue». E bada bene a ogni parola: «Il giorno prima di patire», disse, «prese il pane nelle sue sante mani». Prima di essere consacrato, è pane; ma quando sono sopraggiunte le parole di Cristo. È il corpo di Cristo. Infine ascoltaLo mentre dice: «Prendete e mangiatene tutti: questo è infatti il mio corpo». E prima delle parole di Cristo, il calice è pieno di acqua e di vino; quando siano state rese operative le parole di Cristo, lì si produce il sangue che redime il popolo. Dunque vedete in quanti modi la parola di Cristo è capace di trasformare tutto. […] Quanto grande poi sia il sacramento, sforzati di conoscerlo. Vedi quel che dice: «Ogni volta che farete questo, voi farete il memoriale di me finché io venga nuovamente a voi». E il sacerdote dice: Perciò, celebrando il memoriale della sua gloriosissima passione, della risurrezione dagli inferi e dell’ascensione nel cielo, ti offriamo questa vittima immacolata, vittima spirituale, vittima incruenta, questo pane santo e il calice della vita eterna. E ti chiediamo e supplichiamo di accettare questa offerta sul tuo altare sublime, per le mani dei tuoi angeli, come ti degnasti di accettare i doni del tuo giusto servo Abele e il sacrificio del nostro patriarca Abramo e ciò che ti offrì il sommo sacerdote Melchisedek”. Sulla struttura e la genesi delle preghiere eucaristiche, occidentali ed orientali, utile lo studio di C. Giraudo, La struttura letteraria della preghiera eucaristica, Roma 1989, in partic. pp. 345 ss. (Il Canone romano).]

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica21. Dicit sacerdos: Fac nobis, inquit, hanc oblationem scriptam, rationabilem, acceptabilem, quod est figura corporis et sanguinis domini nostri Iesu Christi. 12 [Si veda il confronto con l’infra Actionem romana: Quam oblationem [ambr.: quam pietati tuae offerimus] tu, Deus, in omnibus, quæsumus benedictam, adscriptam, ratam, rationabilem, acceptabilemque facere digneris ut nobis Corpus et Sanguis fiat dilectissimi Filii tui Domini nostri Iesu Christi.] Qui pridie quam pateretur, in sanctis manibus suis accepit panem, respexit ad caelum, ad te, sancte pater omnipotens aeterne Deus, gratias agens benedixit, fregit, fractumque apostolis et discipulis suis tradidit dicens: accipite et edite ex hoc omnes; hoc est enim corpus meum, quod pro multis confringetur. - Adverte!

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica22. Similiter etiam calicem, postquam cenatum est, pridie quam pateretur, accepit, respexit ad caelum, ad te, sancte pater omnipotens aeterne Deus 13 [La speculare ripresa della descrizione dei gesti di Gesù Cristo nell’atto della consacrazione tanto del pane quanto del vino, così come riportata da Ambrogio, non compare più nel Canone romano, così come esso ci è noto oggi. In quest’ultimo è solo la prima parte del racconto dell’istituzione dell’Eucarestia a beneficiare dell’analitica enumerazione dei gesti di Cristo. La testimonianza ambrosiana è un’ottima fonte di prima mano per vedere come, con ogni evidenza, la più antica redazione del Canone avesse la duplice descrizione, la quale, benché caduta nella successiva evoluzione della forma tipica romana, si è mantenuta in quella ambrosiana, divenendone un elemento caratterizzante.] gratias agens benedixit, apostolis et discipulis suis tradidit dicens: accipite et bibite ex hoc omnes; hic est enim sanguis meus. Vide: illa omnia verba evangelistae sunt usque ad “accipite”, sive corpus sive sanguinem. Inde verba sunt Christi: “accipite et bibite ex hoc omnes; hic est enim sanguis meus”.

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica23. Et vide singula: “Qui pridie”, inquit, “quam pateretur, in sanctis manibus suis accepit panem”. Antequam consecretur, panis est; ubi autem verba Christi accesserint, corpus est Christi. Denique audi dicentem: “Accipite et edite ex hoc omnes: hoc est enim corpus meum”. Et ante verba Christi calix est vini et aquae plenus; ubi verba Christi operata fuerint, ibi sanguis efficitur, qui plebem redemit. Ergo videte, quantis generibus potens est sermo Christi universa convertere. […]

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica26. Deinde quantum sit sacramentum cognosce. Vide quid dicat: quotiescumque hoc feceritis, totiens commemorationem mei facietis donec iterum adveniam. 14 [È significativo notare come, se il Canone romano, dopo la consacrazione, laconicamente fa dire al sacerdote: Haec quotiescumque feceritis in mei memoriam facietis, la versione ambrosiana, molto più articolata, rimane più fedele, seppur amplificata, alla forma antica, ancora una volta costituendo un tratto tipico a partire semplicemente dalla conservazione di tratti arcaici romani: Mandans quoque, et dicens ad eos: Haec quotiescumque feceritis, in meam commemorationem facietis: mortem meam praedicabitis, resurrectionem meam annunciabitis, adventum meum sperabitis, donec iterum de caelis veniam ad vos.]

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica27. Et sacerdos dicit: Ergo memores gloriosissimae eius passionis et ab inferis resurrectionis et in caelum ascensionis offerimus tibi hanc inmaculatam hostiam, rationabilem hostiam, incruentam hostiam, hunc panem sanctum et calicem vitae aeternae. Et petimus et precamur, uti hanc oblationem suscipias in sublime altare tuum per manus angelorum tuorum, sicut suscipere dignatus es munera pueri tui iusti Abel et sacrificium patriarchae nostri Abrahae et quod tibi obtulit summus sacerdos  Melchisedech. 15 [Il passo di fatto riferisce, in sintesi, la cosiddetta anamnesi, che successivamente troverà espressione analitica in tre sezioni eucologiche post consecrationem del Canone: Unde et memores, Supra quae, Supplices te rogamus, fondamentalmente simili, in ambiente cerimoniale sia romano che ambrosiano. L’anamnesi, “catabasi di Dio nel tempo” (M. Kunzler), è il momento della preghiera eucaristica in cui, dopo il monito del Signore in mei memoriam facietis, si rievocano e attualizzano nel mistero gli eventi salvifici di Cristo stesso, ricollegati alle figure cristiche veterotestamentarie di Abele, di Abramo, di Melchisedech, e quindi si implora che, dall’offerta del corpo e del sangue di Cristo presentata sull’altare, ne provengano le benedizioni celesti sugli astanti al fine di offrire la propria esistenza come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio (cfr. Rm 12, 1-2). Quest’ultima è detta propriamente epiclesi sui fedeli o seconda epiclesi, dopo la prima sulle oblate.]

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaDa ultimo, solo fugacemente, cito un riferimento ambrosiano in cui si segnala un fatto importante di “teologia liturgica”, diremmo oggi:

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaNon enim omnes vident alta mysteriorum quia operiuntur a levitis ne videant qui videre non debent, et sumant qui servare non possunt. 16 [Off. 1, 251: “Non tutti vedono i profondi misteri perché sono nascosti dai diaconi affinché coloro che non devono vedere non vedano e non prendano quelli che non li possono conservare”. Solo per scrupolo filologico, alcuni codici riportano la parola altare invece del neutro sostantivato alta, benché quest’ultima sia preferibile a un’accurata recensio critica.]

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaFaccio notare solo tre cose: 1. L’altare è chiaramente “orientato ad Deum” (verisimilmente la facciata della chiesa era orientata a est), se si ritiene che a un certo punto bisogni nascondere qualcosa al popolo, altrimenti l’atto sarebbe controproducente ovvero inutile; 2. quanto di più santo accade nella Messa è velato, dai diaconi o da tendaggi che coprivano il presbiterio: questo accade per i normali fedeli così come per gli eretici o pagani verso i quali sembra essere rivolto questo provvedimento; 3. d’altro canto, la partecipazione dei fedeli cattolici non appare per nulla essere pregiudicata da questo atto di “velamento” né è scambiata – come si sente dire da qualche tempo a questa parte – con un banale “vedere”, per di più ideologicamente spacciato come antico o di età patristica: talora, il non vedere con gli occhi fisici acuisce una vista spirituale ancora più efficace e ricettiva.

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaDa questi pochi tratti – e si potrebbe continuare p. es. circa l’ordinamento delle letture, i riti battesimali e gli altri riti della Chiesa milanese – non solo comprendiamo quanto il rito ambrosiano si inserisca pienamente nella tradizione romana, ma anche quanto esso debba ad Ambrogio stesso in ordine all’inserimento del genius loci in quel medesimo filone, senza stravolgimenti o adulterazioni, ma attraverso un rispettoso processo di integrazione e di prudente valorizzazione. Cosa che è qua e là ancora rintracciabile da parte degli studiosi nella liturgia che nel corso dei secoli è venuta codificandosi fino ai giorni nostri.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaNe è un esempio il canone, di cui ho sinteticamente reso ragione: non certo di mano ambrosiana (probabilmente una traduzione dal greco di età damasiana), e pur tuttavia conservato con una certa “fedeltà all’originale” da quel rito che da Ambrogio prende il nome, di contro a ulteriori mutamenti (sebbene di lieve entità) apportati nella sua redazione romana.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaÈ insomma tra le righe che è possibile evidenziare il sottile fil rouge che caratterizza fino a oggi la Chiesa milanese: ed è l’imponente figura di Ambrogio che, a partire dal rito romano, suggellerà con la sua autorità molte parti dell’antico rito romano/milanese, sottraendole a ulteriori evoluzioni (che in molte parti il rito romano ha subito) e consegnandole così alla storia come propriamente ambrosiane!
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica
Risulta pertanto importante notare, in questa sede, l’ascendenza del rito milanese rispetto al romano e la loro progressiva diversificazione senza mai perdersi di vista. Le differenze si andranno accentuando a partire soprattutto dal pontificato di papa Gregorio Magno (590-604).

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaIn sintesi estrema, va detto che la liturgia ambrosiana – specie il rito della Messa di cui ci occupiamo – ha delle sue caratteristiche primordiali che emergono lungo la storia e sono ancor oggi evidenti:
  1. La profonda matrice antiariana che accompagnerà l’eucologia contro l’eresia del IV secolo, ma anche contro i suoi epigoni longobardi fino almeno all’VIII secolo, ma anche oltre. Questo comporta una spiccata fioritura di tematiche teologiche relative all’umanità di Cristo, quali la sua Incarnazione, la sua nascita verginale, la sua Passione, oltre che la conseguente venerazione per sua Madre Maria SS.: in questo senso, non è difficile ravvisare simili tematiche nella liturgia bizantina. A questo si aggiunga uno stile delle orazioni molto diverso dalla brevitas e dalla gravitas romane: evoluzioni concettuali e stilistiche contraddistinguono le antiche orazioni ambrosiane e le avvicinano in parte a quelle gallicane e ispaniche;

  2. l’innegabile matrice orientale antica: del resto è possibile ipotizzare che il primo nucleo di cristianesimo a Milano sia provenuto proprio dall’Oriente, come del resto i primissimi pastori Anatalone, Calimero, Mona, Mirocle. Questo in parte giustifica i tratti di una liturgia molto ricca di antifone su modello di quelle orientali (si contano p. es. sei antifone variabili all’interno del rito della Messa, oltre ad altri canti mobili: ingressa, ant. ante Evangelium – solo in feste particolari –, ant. post Evangelium, offertorium, confractorium, transitorium), assieme ad alcuni evidenti lasciti come p. es. la posizione della professione di fede (Credo) dopo l’Offertorio, determinati moduli del canto, la distribuzione di certe pericopi evangeliche, specie nelle domeniche di Quaresima, le benedizioni ante lectionem dei ministri, ecc.;

  3. contaminatio rituale ed eucologica da parte di altri riti: oltre a quello orientale, di cui si è detto, anche quello gallicano, ispanico, africano, dovuto se non altro a un fatto: che Mediolanum, fin dall’età celtica e poi gallica, è luogo di passaggio, di scambio commerciale e ideologico, avamposto e centro di potere militare e/o civile, e dunque, nell’era cristiana, anche fucina di incontro e di interscambio tra differenti famiglie rituali. Cito solo, a mo’ di esempio, questo relitto della liturgia gallicana mantenutosi fino ai giorni nostri, che fa vedere la permeabilità del rito ambrosiano a influssi esogeni: e mi riferisco a due formulari di Canone o prex eucharistica assegnati per la feria V in Cœna Domini e per il sabbatum Sanctum contrassegnati nei messali moderni dalla dicitura Canon huius Missae 17 [Il testo è facilmente reperibile attraverso un’edizione latina della Missale Ambrosianum del 1954 alle pagine corrispondenti ai suddetti giorni del Sacro Triduo.] e che evidenziano una struttura assai arcaica e piuttosto differente dal Canone romano, così come lo stesso Ambrogio ce lo ha attestato nel De sacramentis.

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaCitando parole del noto liturgista Achille Maria Triacca, che ha dedicato notevoli capitoli della sua attività di ricerca proprio all’argomento in questione, possiamo distinguere tre fasi della formazione e codificazione del rito ambrosiano: « La prima redazione risale al sec. IV-V… La seconda redazione… ha il suo apogeo nel sec. VII… La terza redazione è quella carolingia (IX-X) che… attesta una progressiva romanizzazione coatta, ma anche un più duraturo “cristallizzarsi” della liturgia ambrosiana ». 18 [A. M. Triacca, s. v. Ambrosiana Liturgia, in Dizionario di Liturgia, Cinisello Balsamo 2001, p. 13.]
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica Se la fioritura del VII secolo ha dato grande impulso alla riflessione sui riti e all’amplificazione innodica ed eucologica dei medesimi, la riforma carolingia, nella sua opera di romanizzazione a vari livelli, non solo liturgica, ha contribuito a dare coscienza maggiore di sé al rito, portandolo appunto a quell’ “ambrosianità” fieramente conscia di sé e dei suoi tratti specifici che ancora oggi permane. Testimone di quest’ultima fondamentale fase dell’evoluzione del rito è un’opera posteriore all’epoca carolingia, che è tuttavia il vero e proprio collettore di tutte le fasi precedenti e che, seppur con qualche necessario distinguo, consegnerà la liturgia ambrosiana alle epoche successive fino a giungere al 1962, ed è Beroldo.

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaEgli è vissuto a Milano nella prima metà del secolo XII e ci ha lasciato, tra le altre opere, un Ordo et caerimoniae Ecclesiae Ambrosianae Mediolanensis, 19 [A tal proposito, vd. Beroldus sive Ecclesiae Ambrosianae Mediolanensis Kalendarium et Ordines saec. XII, acura di M. Magistretti, Mediolani 1894.] scritto poco dopo la morte dell’arcivescovo Ulrico da Corte (28 maggio 1126).
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaEsso costituisce, in certo senso, il momento conclusivo del lungo processo di assestamento disciplinare della Chiesa ambrosiana finora per sommi capi descritto, ed è fonte basilare per la conoscenza della liturgia milanese quanto alle dignità della cattedrale, alle cerimonie del mattutino, del vespro, della messa, e, generalmente, delle vigilie delle feste e delle feste minori e maggiori. Beroldo descrive sempre le celebrazioni cardinalizie, dunque nella loro forma più solenne e completa. 20 [Su questi aspetti dell’opera di Beroldo, si rimanda almeno a G. Forzatti Golia, Le raccolte di Beroldo, in Il Duomo cuore e simbolo di Milano. IV Centenario della Dedicazione. 1577-1977, Milano 1977, pp. 308-402; C. Alzati, Ambrosianum Mysterium, cit., pp. 131-152.]
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica Con l’Alzati, si può pertanto affermare iuxto iure che « la forma organica assunta da questo libro nella sistemazione carolingia, e di fatto in quel contesto affermatasi, non sarebbe più stata smentita nei suoi lineamenti fondamentali, trasmettendosi con una singolare stabilità, si può dire fino agli anni del concilio Vaticano II ». 21 [Ibid. p. 152.]

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaNonostante alterne vicende e il susseguirsi in terra milanese di vari dominati, il rito ambrosiano si mantenne pertanto saldo fino ai giorni nostri, grazie anche alla mano potente e all’intelligenza di studiosi e di pastori specie del secondo millennio dell’era cristiana, quali gli arcivescovi Francesco da Parma (1296-1308), Francesco II Piccolpasso (1435-1443), Carlo Borromeo (1560-1584), Federico Borromeo (1595-1631), Giuseppe Pozzobonelli (1744-1783), la cui edizione del Messale - confluita nel cosiddetto Missale Ambrosianum Duplex – sarà l’antesignano dell’edizione tipica pubblicata dal card. Andrea Ferrari (1894-1921).
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica L’ultimo importante avvenimento nella storia del rito ambrosiano è la pubblicazione del Messale ambrosiano duplex, nel 1913, su lavoro e studio di mons. Antonio Ceriani, per l’opera redazionale di Achille Ratti (successore del Ceriani come Prefetto dell’Ambrosiana, poi card. Arcivescovo e quindi papa Pio XI) e mons. Marco Magistretti.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaLe ultime edizioni iuxta typicam dei libri liturgici ambrosiani, Missale compreso, è quella che porta l’imprimatur del b. card. Alfredo Ildefonso Schuster (1929-1954), tenendo conto sempre che la semplificazione delle rubriche secondo il Motu proprio Rubricarum instructum (25 giugno 1960) del Sommo Pontefice Giovanni XXIII è stata operata sotto l’episcopato del card. Giovanni Battista Montini (1954-1963), poi Paolo VI (1963-1978).

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica Concludendo: la liturgia ambrosiana, nell’ambito dei riti latini, sembra trarre origine dal rito romano, pur con influssi orientali e di altri riti occidentali; si radica e si arricchisce con l’opera di Ambrogio; si stabilizza in età carolingia; giunge quindi attraverso i secoli fino a noi nella sua forma pura. Forma che – per i sopraddetti motivi storico-liturgici che ho fin’ora esposto – non deve in alcun modo essere ostacolata, impedita o vietata: « Ciò che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta sacro e grande, e non può essere improvvisamente del tutto proibito o, addirittura, giudicato dannoso. Ci fa bene a tutti conservare le ricchezze che sono cresciute nella fede e nella preghiera della Chiesa, e di dar loro il giusto posto » (P.P. BENEDETTO XVI, Lettera ai vescovi in occasione della pubblicazione della lettera motu proprio data Summorum Pontificum, 2007).
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaE se questo si applica a tutte le varietà del rito romano, compresi i riti propri degli ordini religiosi, a fortiori può pure trovare applicazione presso tutta la famiglia rituale latina, 22 [Nel Motu proprio Summorum Pontificum appare piuttosto evidente, a una lettura attenta, come l’espressione ritus romanus, per l’uso e l’estensione che se ne fa nel contesto del documento, di fatto venga a equivalere a ritus latinus: ci si può solo chiedere perché, all’atto della redazione, non si sia scelta quest’ultima dicitura, di certo più precisa e dirimente nei termini della questione!] di cui la liturgia ambrosiana è nobile e preclara espressione.

Marino Neri

* Filologo e liturgista.

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(Pagina protetta dai diritti editoriali).

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