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INGRESSO ALLA BELLEZZA.

Enrico Maria Radaelli *

Ingresso alla bellezza. Fondamenti a un’Estetica trinitaria.

LECTIO XIII.
DE UNIVERSALI DOCTRINA:
VERBA UT RERUM TRASLATIO.
PROŒMIUM.

Teoria generale: Il linguaggio come metafora della realtà. Proemio.

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(Pagine 211-223 del libro.) Dove, conclusi i presupposti metafisici offerti dalla sacra scienza trinitaria, si pongono i termini per una Teoria generale del linguaggio umano, metafora della realtà naturale, la quale dice che la forma del linguaggio umano è metaforica; dove si ricorda che la realtà più vera e viva non è l’attuale, ma la futura, di cui l’attuale è però buona metafora; la metafora è dunque cardinale alla vita; dove infine si considera il problema dell’inesauribile inesaustività della conoscenza.

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Possiamo ritenere il linguaggio “metafora della realtà”?
Cioè: scientificamente parlando, possiamo ritenere che ciò che l’uomo mette insieme esplicitamente come sua espressione, sia una relazione, e relazione analogica, con la natura?
Certo che, se è vero che nel creato si può avere anche come effetto ciò che nell’Increato è causa (pensieri dal Pensiero e immagini dall’Immagine), e, prima ancora, se è vero che nel creato si riceve in complessa analogia qualcosa che, Verbum/ Imago, nell’increata Trinità è il perfetto tuttinsieme di una divina identità, non solo la tesi parrebbe plausibile, ma si farebbe forse anche del tutto doverosa e necessaria.
Naturalmente, resta fermo che a noi i termini sono conoscibili quanto inconoscibili, in quell’ormai assodato equilibrio tra chiarezza e mistero (corrispondente alla dicotomia bellezza/fascino), cui ci porta necessariamente il possesso di non uno, ma ben due strumenti di intelligibilità delle cose: la ragione naturale sul piano delle creature e la ragione soprannaturale sul piano della Grazia e dell’Increato. Più ancora: equilibrio cui ci porta necessariamente il limite di essere creatura, però unito al suo superamento, somigliando essa al suo Creatore.

Infatti il possesso di due ragioni mostra di per sé che la prima ha dei confini, altrimenti non si porrebbe la necessità di averne una seconda; e la seconda, basata com’è sulla testimonianza di terzi (cioè di Dio e dei beati), evidenzia un secondo limite intrinseco alla natura, la quale non può conoscere ciò che la precede (ma può soltanto giungere ad arguire che Qualcuno la precede), sicché non può conoscere neanche la propria intimità, conosciuta solo da Dio.
Ora, posto che in Dio la rappresentazione ha un nome, Imago, e non solo ha, ma è un nome di uguale estensione del suo corrispondente Logos (Pensiero), risulterà certo molto interessante, specie per chi come noi si delizia di Kallologia, ricercare se si trovi nel creato qualche vestigio di questa divina corrispondenza, e dove, ammesso che i dati offerti dalla Rivelazione e srotolati con insuperabile perizia da san Tommaso d’Aquino non sono stati per noi finora certo deludenti.
In altre parole, sembra del tutto ragionevole ritenere che da quelli che ho chiamato la fonte bioculare posta nella Seconda Persona della Trinità: i due Nomi sacri Verbum/Imago, possano discendere in stretto, vincolante parallelismo, due prospettive che aprono nel creato i due grandi insiemi in cui si raccolgono le cose: quello posto dal pensiero e quello posto dalla sua rappresentazione, realizzando così il sistema della sovranità totale del Figlio, cioè dando alla Seconda Persona della Trinità lo scettro di tutto l’universo mondo del reale, sia esso immaginario o invece vero; sia esso pensante o pensato; sia esso spirituale o materiale; sia esso invisibile o visibile.

Sarà però prima necessario fare, come sempre, qualche precisazione terminologica. Infatti sarà già stato notato che molti termini non vengono usati in queste pagine con un criterio strettamente univoco, ma con un criterio – per certi versi anche più rigoroso – che mostra a volte l’uso dell’accostamento semantico, come quando si propone la catena ‘faccia/aspetto/eikòn/espressione’, dove il termine espressione è analogo ai tre precedenti anche se non li traduce letteralmente, ma appunto li recupera, e acquista più ancora pregnanza semantica se la sua catena viene posta a fronte di una catena parallela, formata da ‘contenuto/sostanza/nous/ pensiero’: sviluppo da Imago la prima, da Verbum la seconda.
Altre volte l’accostamento segue [...].

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(Pagina protetta dai diritti editoriali.)

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