(§ 49, pp. 165-9).
IL METODO MAGISTERIALE DELLE “FINESTRE SBATACCHIATE” IN CUI SI INSERISCONO
LE INTERVISTE DI PAPA FRANCESCO.
Di solito, come si sa, è dalla base della società che si alzano le spinte più forti per spingere la stessa, come si dice, verso il progresso, ossia, come ancora suggerirei se mi si perdona il neologismo, a infuturirsi: ad andare cioè avanti, progredire, camminare, aprendosi finestre e varchi su nuove conquiste di ogni genere, e lasciamo stare di che tipo di conquiste di solito si tratti, perché di solito più che conquiste sono perdite, intendo perdite di valori, di realtà spirituali, di verità.
E queste spinte dal basso avvengono da sempre anche nella Chiesa: vedi, fin dall’inizio, il grande movimento monastico, che a volte fu deleterio, come nel caso distruttivo di Ario, o dell’origenismo, o di Lutero, ma altre volte arrivò persino a salvare la Chiesa dai pericoli che la sovrastavano, vedi il lavoro da gran riformatore, per dirne uno, nell’Alto Medioevo, di san Pier Damiani, alle costole di san Romualdo, o lo straordinario e anzi specialissimo contributo alla comprensione della liturgia come “Atto glorioso” offerto da Cluny e dalla sua sfarzosa spinta alla magnificenza dell’ado-razione, ma pure, all’estremo opposto, della liturgia come “Atto di kenosis”, di “svuotamento”, sviluppato dai Cistercensi del grande san Bernardo, che vedranno nella spoliazione e nel rigore suggerito da Fil 2,7 la vera “via stretta” da percorrere e da far percorrere alla Chiesa per la propria e altrui santificazione, che poi è il vero progresso e altro non ce n’è.
Non parliamo poi degli Ordini mendicanti fondati da san Francesco e da san Domenico, e di tutti gli ordini religiosi che costellano di vivide luci la vita, lì per strada, della Chiesa: tutte le centinaia di Ordini e le migliaia di Confraternite vengono dal basso, e tutti al fine di progredire, di infuturirsi, qui nel secolo, certo, ma specialmente nella proiezione teleologica per l’Aldilà, come devesi. Non ce n’è uno che sia stato fondato da un vescovo, figuriamoci da un Papa.
« L’aristocrazia della preghiera », come Umberto Longo (v. Longo 2012) segnala essere chiamato dal medievista Giuseppe Sergi il fervore senza misura (tale lo giudicherà san Bernardo) dei grandi monasteri cluniacensi, che come nessun’altra compagine, religiosa e non, portarono all’edifica-zione della civiltà Occidentale nei suoi risvolti più positivi e luminosi, ecco: questa « aristocrazia della preghiera » affondò in realtà le sue radici negli strati dei governati, non dei governanti; delle greggi, non dei Pastori; e ciò a dimostrazione che quel grande assioma ricordato da Amerio, per il quale si osserva che « il principio primo del cattolicismo è l’obbedienza, o equipollentemente l’autorità » (Amerio 2009/a, p. 40), è un postulato capace di bilanciare in modo spiritualmente più che meraviglioso quelle spinte che nella società civile si chiamerebbero “di potere”, e che nella Chiesa si chiamano di ascesi spirituale, di realizzazione fattiva al Regno di Dio nelle anime.
Sta il fatto che, come dicevo, le pressioni più forti ai cambiamenti nella Chiesa, in genere, sono partite dal basso. Non sempre, si intende, perché i Pastori non sono stati solo testimoni passivi dei rivolgimenti religiosi dei popoli, tutt’al-tro, e abbiamo visto, anche se di sfuggita (§§ 39-41), quanto i Papi, e non solo i più santi, furono grandi, grandissimi riformatori, capaci di manovrare il timone della Barca di Pietro in modo tale da saperla riportare con grande abilità non solo sempre fuori dalle tempeste, ma pure a favore dei venti più utili al più luminoso futuro per le greggi loro affidate.
Ciò che pare caratterizzi il nuovo corso del governo della Chiesa impresso da quel Papa “diversamente Francesco” che si vedeva all’inizio, è qualcosa di differente da tutto ciò, che si concretizza in un preciso mix tra le due componenti: per metà si possono leggere nel suo magistero le tipiche pressioni “indipendentiste” e “democraticiste” provenienti dai movimenti di base che si diceva; per l’altra, tutt’al contrario, quelle che vorrebbero essere “unitarie” e armonizzanti, classiche dei ruoli pastorali del munus regendi.
È il populismo, bellezza. Con la precisazione però che, come il grado pastorale del magistero è istantaneamente modificato nel momento che si sfila dal legame naturale che dovrebbe tenere, e che in effetti per duemila anni tenne con i due dogmatici (I° e II° grado), così pure, le motivazioni classiche dei ruoli pastorali qui vengono distorte ad usum del-phini in una distorsione per la quale, per raggiungere l’im-prescindibile imperativo unitario, non l’oggi viene piegato al passato, ossia non il magistero in atto viene piegato alla millenaria Traditio, che fa “magistero ordinario, universale e infallibile”, ma, questa tralasciando, e trasmutandola da pietra immutabile e mai mutata a liquida evoluzione storicista, quel magistero pregresso piega a quella che sarebbe l’ultima sua espressione, l’universale istanza “dal basso” riscontrata in una Chiesa smaniosa di novità, capace cioè di vedere il proprio progresso, la propria vitalità, solo nelle novità.
Si ha così un doppio magistero, come visto al § 8: uno sciolto, svincolato da canoni e briglie di ufficialità e rigore, e questo è fatto di interviste, lettere e telefonate private a personalità pubbliche che renderanno pubbliche quelle conversazioni che parevano nate per restare private; un altro poi tutto l’opposto: classicamente rigoroso, fermo, ortodossamente intransigente, che però al momento parrebbe espresso ormai solo dalla recente presa di posizione del Prefetto per la dottrina della fede, l’arcivescovo Gerhard Ludwig Müller, chiamato all’alta carica da Papa Benedetto XVI e confermato da Papa Francesco, sul problema – che si vedrà centrale – della Comunione ai divorziati, o risposati con prassi civile (v. L’Osservatore Romano, 22-10-13).
Il primo magistero è quello “delle finestre aperte”, il secondo “delle porte chiuse”. Il primo è un magistero di sabbia, fantasioso, di castelli infantili, di sogni proibiti e di fallaci illusioni della carne; il secondo è un magistero amoroso, realistico, fermo, quello della casa incrollabile di Mt 7,24.
Ma, che avviene? In realtà il primo, aprendo finestre e finestre, e aprendole anche dove non ci sono, e buttando giù interi muri pur di aprirne di sempre nuove, insistentemente e con gran frenesia converge tutta l’attenzione massmediale su di sé, moltiplicando l’effetto trascinatore, il consenso sem-pre più aperto e universale e le aspettative che ne seguono, in tal modo sempre più “coprendo” il secondo, quello “delle porte chiuse”, e rendendolo sempre più indifendibile e o-dioso anche per l’aiuto attivo e vibrante del côté laicista – cioè ateo e nemico di Dio e della Chiesa –, che si fa carico di spalleggiare con tutti i suoi più rumorosi e travolgenti mezzi di comunicazione tutte le velleità indipendentiste e liberali, cioè carnali, presenti oggi nella Chiesa. E nel Papa.
Il primo tipo di magistero, caricato di novità e attrattive “al passo coi tempi”, trova poi da sempre appoggio vivo e consenso immediato nella parte “progressista”, cioè velleitaria, della Chiesa, che oggi è la sua indiscutibile maggioranza, vedasi la reazione fortissima e decisa della Conferenza episcopale tedesca alle “porte chiuse” di Müller, e la reazione alle stesse del movimento austriaco “di base” Iniziativa parroci, in cui ben 800 di costoro hanno firmato un documento per poter « arrivare a un dialogo tra pari, dove il sacerdote può contraddire il vescovo [in quanto] ciascuno deve seguire la strada che gli è indicata dalla coscienza » (Il Foglio, 5-12-13). « A garantire la bontà della via intrapresa – sostiene questo cospicuo gruppo di ambiziosi –, c’è sempre la misericordia che lava da ogni peccato e tutto perdona ». La teologia, o meglio, la « filosofia religiosa » (Livi 2012, p. 118) “della Persona”, o “dell’Even-to”, produce i suoi guasti e miete le sue vittime.
Ma questo sbatacchiamento di porte e finestre, questa studiata alternanza di magistero, che raggiungerà la sua apoteosi nell’intervista-non intervista rilasciata a “Papa” Scalfari, è tutta e solo a favore delle novità, giacché anche qui viene applicata l’astuta, paziente e vittoriosa politica del guadagno millimetro per millimetro, del gutta cavat lapidem: nulla scalfisce la pietra come l’acqua, basta perseverare e attendere, attendere e perseverare. Ogni goccia porta sempre nuovi argomenti per ammorbidire anche il basalto più duro.
Sotto pressione, al momento, tra tutte, è la dottrina –dottrina, qui, non teologia, v. ancora Livi 2012 – della già detta totale impossibilità, da parte dei divorziati, di ricevere mai la Comunione. Per l’occasione si stanno già rispolverando le diverse indicazioni che vorrebbero suggerire le prassi degli Ortodossi, e giù a distinguere tra le varie esegesi che si possano dare ai vari Passi Scritturali che toccano in qualche mo-do il tema. Si potrebbe anche temere che i novatori riescano nell’intento, giacché si tratterebbe solo di trovare il pertugio falso-dottrinale per farlo, ma sarà solo per grazia divina e intercessione della Beata Vergine se ci sarà un vescovo (e si prega che sia più d’uno) che si metta di traverso alla cosa.
* * *
INDICE.
Prefazione di Antonio Livi. ...........................................p. I
1. Orientamenti emersi dal dibattito in Rete......................pag. III
2. Quando il dibattito sale di livello
e tocca e principi dell’ecclesiologia..............................pag. XIII
3. Per quale riforma?.......................................................pag. XVIII
Prima Parte.
Il magistero di Papa Francesco.............................................p. 13
1. Il magistero veloce (e spiazzante) di Papa Francesco.....pag. 13
2. Ipotesi di un magistero “infuturente”.............................pag. 15
3. Quella in atto è la “Guerra delle Forme”. Sì:
ancora una volta Chiesa contro Chiesa, come a Nicea,
come a Costanza. Stavolta, però, nella sua forma...........pag. 17
4. Se la Sede Apostolica possa essere giudicata:
possibilità, condizioni e limiti.........................................pag. 18
5. La grazia, il principio di non-contraddizione,
le forme di magistero e le sue possibili mancanze
(colpe? peccati?) verso lo Spirito Santo.........................pag. 22
6. Il concilio ecumenico Vaticano II, davanti
ai gravi errori che correvano nella Chiesa,
avrebbe dovuto essere proclamato dogmatico................pag. 25
7. La grazia dello Spirito Santo e Papa Francesco..............pag. 27
8. “Diversamente Francesco” e “diversamente Papa”....pag. 29
9. Il “diversamente Francesco” come matrice
di una struttura magisteriale papale parallela,
nascosta, informale, di controllo su quella ufficiale........pag. 34
10. Il “magistero sistema” di Papa Francesco:
non più solo parole, ma gesti, simboli, mimesis, silenzi..pag. 35
11. Il magistero di Papa Francesco: di spirito o di carne?.....pag. 40
12. « Non contro Roma, né senza Roma, ma con Roma e
in Roma »: se e come si possa cannonneggiare la Chiesa
dall’interno stesso delle sue mura (dogmatiche)...............pag. 42
13. Se la forma “pastorale” del Vaticano II sia un abuso,
e come tale possa costituire un pericoloso precedente....pag. 44
14. « Non contro l’amore, né senza amore, ma con
l’amore e nell’amore »: è l’inizio della « dislocazione
della divina Monotriade »............................................pag. 46
15. Le cinque componenti strategiche che delineano
l’obiettivo finale del magistero di Papa Francesco..........pag. 49
16. Perché il tanto apprezzato antirelativista
Papa Benedetto XVI è un antirelativista dimezzato........pag. 52
* Un incontro. Assolutamente necessario...........................pag. 52
Seconda Parte.
Filosofia e teologia estetica della Lumen Fidei...................p. 57
17. Sulla Lettera enciclica Lumen Fidei.
Considerazioni filosofiche a uno scritto teologico..........pag. 57
18. Sulla tonalità generale dello scritto.................................pag. 58
19. Sul particolare e specifico plurale maiestatis papale......pag. 60
20. Contro la “bonomia” voluta da Papa Giovanni XXIII:
natura extragiuridica, anzi: fortemente amorevole,
del linguaggio asseverativo e giuridico della Chiesa.......pag. 62
21. Asimmetria teologica tra la scelta di Papa san Damaso
– utilizzare il plurale maiestatis – e la scelta
di Papa Giovanni Paolo I – abbandonarlo –...................pag. 65
22. Il linguaggio della Lumen Fidei come frutto ratzingeriano
del mutamento di linguaggio avvenuto col Vaticano II..pag. 68
23. La vera, ma equivoca, e mai considerata ermeneutica,
in cui va inquadrato il concilio ecumenico Vaticano II...pag. 70
24. La verità non si impone con violenza sulla coscienza. Ma
la coscienza ha l’obbligo – e la libertà – di obbedirle....pag. 71
25. I quattro punti che dirimono la questione decisiva
e centrale del rapporto tra verità e libertà.......................pag. 74
26. Anche tutto il Nuovo Testamento conferma
il carattere imperativo della verità sull’uomo
e quello obbedienziale dell’uomo verso la verità............pag. 79
27. Se costituire il Vangelo (o la Fede) come ‘Incontro
con una Persona’ e non come ‘verità’, così da
occultare la sua asimmetria con l’uomo, possa
essere un’eresia............................................................pag. 81
28. Questo è il dogma che lega tra loro fede e amore:
« La fede è il principio, l’amore il fine ».....................pag. 85
29. Fides ex auditu, aut fides ex visione?
Cioè: la fede nasce dall’ascolto o dalla visione?.............pag. 92
30. La “teologia della Visione”, portando il Paradiso
in terra, scardina ab imis la conoscenza per fede............pag. 94
31. L’argilla del sentimento posto dalla “teologia
dell’Incontro” sostituisce il basalto del giudizio
posto dalla “teologia dell’Annuncio”..............................pag. 98
32. Storia di ‘Dogma’, il cane pastore
lasciato morire dal proprio padrone..............................pag. 101
33. La teologia dei canti e delle cetre,
dell’amore e del diletto................................................pag. 106
34. La grave questione della teodicea nella Spe salvi.........pag. 110
35. La falsa bonomia, subdola traviatrice della Chiesa.......pag. 112
36. La falsa bonomia e il beato Papa Giovanni XXIII........pag. 115
37. La “teologia dell’Incontro” e la concezione di teodicea
e di Novissimi nei Papi Ratzinger e Bergoglio.............pag. 119
38. L’indipendenza dell’uomo. Questo è il punto
che la “teologia dell’Incontro” utilizzata
dalla Lumen Fidei permette di non toccare..................pag. 124
39. Falsità e correttezza dell’espressione che dice:
“La verità si impone in forza della stessa verità”..........pag. 126
* Riflessioni a tu per tu....................................................pag. 131
Terza Parte.
Se lex minus credendi,
allora anche lex minus orandi...........................................p. 133
40. Lex minus credendi, lex minus orandi.
La Chiesa, forzata da cinquant’anni a fare meno
verità, fa anche meno bellezza e meno adorazione.......pag. 133
41. Cause e sviluppo dell’avvitamento de-dogmatico
e de-adorativo della storia recente della Chiesa............pag. 135
42. Vaticano II e Novus Ordo Missæ come effetti ultimi
della glaciazione liturgica iniziata negli anni Venti.......pag. 140
43. Diritto di ‘celebrazione perenne’ del Rito Romano
(o Tridentino, o Gregoriano), senza restrizione alcuna,
in ogni momento, ingiunta da chicchessia,
fosse pure il Papa........................................................pag. 143
44. Due i giuramenti di Cristo che garantiscono
la Chiesa non poter mai andare “oltre se stessa”...........pag. 149
45. Perché il diritto di ‘celebrazione perenne’ del Rito Romano
non può essere abrogato neppure da un Papa? Perché
neppure un Papa può cambiare la Realtà divina.........pag. 150
46. È dovere d’obbedienza alla realtà divina resistere
all’ordine ingiusto di un Superiore, fosse pure il Papa..pag. 153
47. Nella Chiesa, se a Dio (alla Realtà) non obbediscono
i Superiori, debbono obbedirgli almeno gli inferiori.....pag. 156
* Incontrarsi...................................................................pag. 159
48. Se Dio sia disinteressato a che nella Chiesa Superiori
e inferiori non obbediscano pienamente alla realtàdivina
(non lo adorino cioè in pienezza di culto)....................pag. 161
Quarta Parte.
I primi nove mesi di Magistero di Papa Francesco............p. 247
49. Il metodo magisteriale delle “finestre sbatacchiate” in cui si
inseriscono le interviste di Papa Francesco....................pag. 165
49a. Intervista a Civiltà Cattolica. Primo punto:
cosa vuol dire « Avere Cristo al centro ».....................pag. 169
49b. Intervista a Civiltà Cattolica. Secondo punto:
la Chiesa come « ospedale da campo ».......................pag. 173
49c. Intervista a Civiltà Cattolica. Terzo punto:
la Chiesa e i « feriti sociali ».......................................pag. 176
49d. Intervista a Civiltà Cattolica. Quarto punto:
la Chiesa e i « restaurazionisti ».................................pag. 188
50. Due lievi farfallette volano felici di fiore in fiore:
la non-intervista di Papa Bergoglio a Papa Scalfari.......pag. 197
50a. La non-intervista a Papa Scalfari. Primo punto: « Il più
grave problema che la Chiesa ha di fronte a sé »........pag. 201
50b. La non-intervista a Papa Scalfari. Secondo punto:
« Ciascuno ha una sua idea del Bene e del Male »......pag. 206
50c. La non-intervista a Papa Scalfari. Terzo punto:
« Aprire alla cultura moderna »..................................pag. 212
50d. La non-intervista a Papa Scalfari. Quarto punto:
« Non esiste un Dio cattolico. Esiste Dio »..................pag. 215
51a. Evangelii gaudium.
Primo punto: Ma il dogma non dovrebbe essere
per la Chiesa un bene su cui investire?.........................pag. 219
51b. Evangelii gaudium. Secondo punto:
Ancora sul povero e vilipeso monolite del dogma.........pag. 224
51c. Evangelii gaudium. Terzo punto: dottrina “aperta”,
di Chiesa “aperta” per Sacramenti “aperti”....................pag. 233
51d. Evangelii gaudium.
Quarto punto: il “dialogo ecumenico”...........................pag. 242
51e. Evangelii gaudium. Quinto punto: la Chiesa e i due
monoteismi “secchi”: Ebraismo talmudico e Islam.......pag. 246
* Prima di tirare le fila......................................................pag. 252
Quinta Parte.
Alcune considerazioni finali e Conclusione......................pag. 254
52. Prima considerazione. Papa Francesco, de-dogmatizzando
e dislocando teologie di per sé vere – e ciò facendo
per pura vanagloria –, non ‘aggiunge’, ma sottrae
verità e amore (amore!) alla Chiesa..............................pag. 254
53. Seconda considerazione. Col magistero attuale le catene
che trattengono l’Anticristo sono sempre più lasche,
ma la Chiesa ha l’obbligo di rinserrarle, anche se così
allontana la sua venuta, e, con essa, la propria vittoria..pag. 259
54. Terza considerazione. Il Dogma, santo Katéchon
degli “Ultimi Tempi”, svolge due sublimi compiti,
o ‘funzioni di verità’.....................................................pag. 267
55. Quarta considerazione. La funzione terribile
e contraria, orribilmente falsificatoria,
del finto katéchon degli “Ultimi Tempi”.......................pag. 270
55a. Apologo “dei Cinque Sì nei cieli di Milano”...............pag. 275
56. Quinta considerazione. Veritarismo vs Liberalismo:
non basta il Cristocentrismo, ci vuole la Logoscrazia..pag. 280
57. Conclusione. Se Papa Francesco innaffierà
la Vigna del Signore con i canti e con le cetre,
essa appassirà. Se la curerà con i sassi e con le pietre,
essa rifiorirà.................................................................pag. 284
* Finale commiato non-commiato da te, Papa mio santo.pag. 293
** Proposta strategica. Filosoficamente proponendo.........pag. 300
Indice dei Nomi delle Persone e dei Luoghi........................p. 304
Referenze bibliografiche......................................................p. 314
* * *
(Pagina protetta dai diritti editoriali.)
* * *
|