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LOGOS E THANATOS.

(Pag. 3)

TESI:
NELLO STATO DI INNOCENZA IL CORPO DELL’UOMO ERA IMMORTALE.

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica(Segue) Fatte queste premesse, esponiamo la tesi: i sentimenti che l’uomo prova verso la morte potrebbero dar luogo a uno degli argomenti più potenti per dimostrare l’assoluta convenienza dell’anelito che egli prova all’immortalità, essendo questo anelito lasciato da Dio a bella posta per far riconoscere all’uomo un dono da lui ricevuto (san Tommaso, abbiamo visto, dice: « secondo quanto le fu provvisto per divina provvidenza mediante la giustizia originale »), poi disdegnato, ma che infine sarà (dal Logos) ristabilito. Anelito precisamente all’immortalità della stessa sua parte materiale. Intendiamo dire del corpo. E non solo è dimostrabile la fondatezza dell’anelito, ma soprattutto la fondatezza della sua stessa immortalità, stante il ‘secondo modo’ con cui molto chiaramente la determina san Tommaso, come visto.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaIn altre parole, essendo la morte avvertita, come sempre l’avverte l’uomo vedendola nella fissità del cadavere, fieramente estranea (anzi: avversa) al fine dell’uomo: l’eterna beatitudine in Dio, essa non solo può dimostrare l’immortalità dell’anima che sostanziò la carne di quel cadavere finché era carne di un uomo vivo, ma specialmente può dimostrare che l’anelito dell’uomo all’immortalità di questa sua carne, e l’immortalità stessa, sono cose del tutto adeguate al suo destino finale, contro ogni attuale apparenza, per la quale si avrebbe ormai solo una definitiva decomposizione minerale.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaNoi non si dice che non vi sarà dissoluzione, corruzione, putrefazione. Si dice che il destino finale di quella carne, di quel corpo che prima era vivente e animato e ora, cambiando di specie, è cadavere, è destino metafisicamente immortale, perché il sentimento provato per la privazione della continuità del suo atto, di essere vivente, in vita, ne dimostra la necessità secondo natura. Il cambiamento da vivente a morto cadavere, da essere razionale a minerale, è un accidente, un intralcio, un male contingente. Radicale, sì, ma non adeguato all’uomo sia se ci si riferisce all’integrità della sua natura primigenia (come l’hanno vista i Dottori della Chiesa studiando le sue Scritture), sia tanto meno se ci si riferisce alla natura umana perfezionata dal Cristo non solo nell’integrità del suo ordine naturale, ma anche nella facoltà di perseguire il suo fine soprannaturale.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaInfatti la natura umana inverata dal Cristo dopo la sua gloriosa risurrezione è di gran lunga superiore a quella di cui beneficiava Adamo, ed è natura cui, per partecipazione, tutti gli uomini possono (anzi: liberamente debbono!) adeguarsi, Adamo compreso, attraverso la fede in Cristo. Dal male di Adamo Dio trasse immediatamente un bene infinitamente maggiore, da far usufruire anche ad Adamo, essendo tutti gli uomini peccatori e potendo però tutti salvarsi solo rimettendo la loro fede in Cristo, come alla fine fece anche Adamo. 1 Che è il medesimo che dire piegando il loro intelletto all’Intelletto del Verbum divino, ovvero tornando alla condizione di umile obbedienza esposta dai Dottori della Chiesa.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaCome e quando questo destino d’immortalità poi si avveri, o non si avveri, esula da queste considerazioni, ed è pochezza, in quanto la tesi dice che il corpo dell’essere razionale uomo, una volta reinnestata la sua natura nell’ordine soprannaturale attraverso la passione, morte e risurrezione di Cristo, è corpo intrinsecamente immortale, potenzialmente immortale, e non dice che i corpi degli uomini siano attualmente immortali.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaPer fare un esempio: quando Abramo fu pronto a sacrificare il proprio unico figlio Isacco, figlio della promessa, figlio dal quale precisamente Dio gli aveva garantito una progenie sterminata, figlio da cui (gli era stato detto) sarebbe nato il Redentore dell’intero genere umano, egli non mise affatto in dubbio che tale progenie e tale Redentore non sarebbero discesi proprio da quel suo figlio lì, che egli stava per immolare, poiché egli credeva assolutamente che, prima o poi, sùbito o dopo mille anni, Dio avrebbe risuscitato il morituro Isacco, nei cui lombi comunque era il Cristo. Abramo quindi riponeva in Dio la fede sia riguardo al modo della risurrezione, sia riguardo al tempo, per cui in tutti i casi egli aveva fede che il cadavere di Isacco (e non solo la sua anima, incapace di per sé a dare progenie) sarebbe risorto. Questo esempio è notevole, riteniamo, anche per chi non crede che nelle Scritture vi siano prove sufficienti alla risorgibilità dei corpi (degli esseri razionali).
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaQuindi, una volta stabilito che tale destino non può per l’uomo non compiersi, per necessità metafisica (cioè intrinseca), esso potrebbe non compiersi, ma potrebbe anche compiersi: in questo caso soddisfacendo la sua natura, anche se tale soddisfazione dovesse avvenire successivamente a processi di decomposizione.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaCosì. un uomo orbato di un occhio potrebbe non recuperare più il suo occhio, ma potrebbe anche recuperarlo; il fatto è che prima della perdita dell’occhio quell’uomo corrispondeva perfettamente alla sua natura di uomo, mentre senza un occhio l’integrità della corrispondenza è decaduta; ma ciò non toglie che il destino di quell’uomo è quello di avere due occhi, trovi o non trovi il modo per riaverli.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaAllo stesso modo: era pertinente all’uomo non morire né nell’anima né nel corpo, come dice san Tommaso nei luoghi riportati, e che l’intrinseca, e, in questo senso, naturale immortalità del corpo, si può dimostrare attraverso i sentimenti che l’uomo prova per la morte del proprio corpo, ovvero per i pensieri in lui mossi al vedere il decadere dei processi che ne garantivano l’immortalità.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaQuindi vogliamo provare la fondatezza di quanto san Tommaso già abbia dimostrato per via logica, con un’argomentazione che passa per gli affecta, i sentimenti, quindi per una via che si può definire antropologica.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaSi può obiettare che san Tommaso ha già comprovato l’immortalità del corpo nello stato di natura innocente dell’uomo.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaLa risposta considera che, come a una via per dimostrare l’esistenza di Dio è più ragionevole affiancarne altre quattro, così anche a una via logica per dimostrare l’immortalità intrinseca della carne è ragionevole trovarne altre, che impiantino certezze benefiche e che sommuovano l’uomo a piangere sul male fatto e a glorificare Dio per la misericordia smisurata che gli usa.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaInoltre, considerare gli affecta è considerare quella parte della natura umana attraverso la quale il Signore opera particolarmente per far riemergere nell’uomo il pentimento e il ricordo delle grazie di cui era stato immeritatamente, cioè del tutto liberamente e gratuitamente, inaspettato oggetto da parte del suo Creatore. La via degli affecta, dei sentimenti, infine, può attrarre coloro che le difficoltà della via logica respinge.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaL’uomo, si diceva, nello stato di natura integra in cui si trovava Adamo prima della colpa d’origine sviluppava veramente la sua perfezione anche nel possesso dell’immortalità corporale. Come se, per restare all’esempio, Adamo, nel pieno possesso di tutte le facoltà e le potenze in atto che lo facevano uomo, possedesse tutti e due gli occhi, e in conseguenza del peccato perdesse l’integrità di certe sue facoltà, tra le quali quella di un occhio. Abbiamo già visto che, al contrario degli occhi, l’immortalità corporale era dono aggiuntivo dato per la convenienza ad accompagnare l’immortalità dell’anima, ma, messa da parte la causa diversa del loro essere, l’esempio vale.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaSuccessivamente si potranno arguire anche altre conseguenze, che per ora mettiamo in un canto.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaTornando alla tesi, è facile riconoscere che la natura dei sentimenti suscitati dal male della morte, utili a compiere la nostra dimostrazione, è ampiamente facoltativa, nel senso che si può scegliere il sentimento del dolore, ma viceversa si può scegliere quello di vergogna, oppure quello di repulsione. Si potrà verificare come la scelta, nell’ambito del vasto registro di affecta suscitati dalla visione della morte, è del tutto accidentale, ovvero non corregge la dimostrazione. Qui, tra tutti, è stato scelto il sentimento del dolore: è sentimento universale, immediato, irrefutabile. (Segue)

1 Vedi Summa Theol., II-II, q. 2, a. 7: Se per tutti sia necessario alla salvezza [cioè alla risurrezione; n. d. A.] credere esplicitamente il mistero di Cristo.

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