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LOGOS E THANATOS.

(Pag. 5)

CONCLUSIONE:
L’IMMORTALITÀ DEL CORPO È CONVENIENTE ASSOLUTAMENTE
AL FINE DELL'UOMO.

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica(Segue) Quindi anche la perennità della vita corporale è dello stesso genere degli altri accidenti più o meno sostanziali (gambe, occhi, memoria, intelletto, ecc.). Essa contribuisce positivamente a formare, come quelli, la natura dell’uomo; quindi la perdita della vita corporale è una privazione; quindi la natura dell’uomo non prevede la morte in quanto caduta di questa corporale perennità; quindi essa va davvero intesa con san Tommaso come natura integra secondo quanto le fu provvisto per divina provvidenza mediante la giustizia originale.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaQuesto è l’argomento fortissimo per cui si dimostra che al corpo dell’uomo è assolutamente conveniente e che sia immortale e che ne abbia l’anelito. La morte è, come l’amputazione, come la caduta della vista, della memoria, dell’intelletto, una privazione. Non un’intrinseca mancanza (come le ali o come la capacità di leggere il pensiero altrui, o come l’incapacità di creare dal nulla qualcosa), ma una privazione.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaIl sentimento che si avverte davanti ad essa ne è, nella sua terribilità, la prova esimia.

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaSotto la sua luce, molte cose possono acquistare nuovo spessore. Prendiamo ad esempio un’antica « Omelia sul Sabato santo ». In essa l’anonimo autore sembra quasi seguire il Logos divino incarnato nel Cristo nella sua discesa negli inferi, dove era atteso da tutti gli uomini che sperarono in lui e che là lo attendevano, nell’ombra della morte, a cominciare da Adamo ed Eva.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaEntriamo anche noi con lui nelle viscere della terra: « Appena Adamo, il progenitore, lo vide, percuotendosi il petto per la meraviglia, gridò a tutti e disse: “Sia con tutti il mio Signore”. E Cristo rispondendo disse ad Adamo: “E con il tuo spirito”. E, presolo per mano, lo scosse, dicendo: “Svegliati, tu che dormi, e risorgi dai morti, e Cristo ti illuminerà. Io sono il tuo Dio, che per te sono diventato tuo figlio; che per te e per questi, che da te hanno avuto origine, ora parlo” ». Ma come hanno avuto origine, da Adamo, i suoi innumerevoli figli, gli uomini, se non dal suo corpo, cioè da quella parte dell’uomo atta a generare? E, se tanta parte ha avuto la carne nel costituire gli uomini, parte necessaria, insostituibile e sostanziale, può essa carne non partecipare alla gloria cui sono condotte dalla mano di Cristo le anime degli uomini che hanno creduto in lui? Può la carne che ha generato il Cristo, con la quale l’uomo peccò, ma con la quale il Cristo obbedì, patì, morì, non partecipare all’ordine primigenio ristabilito del creato, anzi, ancor più: al nuovissimo ordine portato dal Cristo, di cui il primo ordine era figura?
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaNo, non può, perché essa carne, che fu mezzo imprescindibile al disordine, fu mezzo imprescindibile a ristabilire l’ordine. Quindi essa è parte necessaria al definitivo nuovo ordine, in quanto questo si dà in tutta la sua compiutezza solo se se ne mostra il dominio in tutta la sua estensione: non solo nella gradazione spirituale e immateriale, ma anche e pariteticamente nella gradazione corporale.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica« …E nella mia potenza ordino a coloro che erano in carcere: Uscite! A coloro che erano nelle tenebre: Siate illuminati! A coloro che erano morti: Risorgete! A te comando: Svegliati, tu che dormi! Infatti non ti ho creato perché rimanessi prigioniero nell'inferno. Risorgi dai morti. Io sono la vita dei morti. Risorgi, mia effige, fatta a mia immagine! Risorgi, usciamo da qui! Tu in me e io in te siamo infatti un’unica e indivisa natura ». Il Logos divino non ha creato la carne dell’uomo perché rimanesse prigioniera nell’inferno: anch’essa, partecipando dell’immagine del Dio fatto carne, deve uscirne tanto quanto ne esce la carne del Cristo.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaL’effige di Cristo nell’uomo non è propriamente solo l’anima dell’uomo, il suo intelletto, 1 forma vivificatrice del suo corpo, ma anche la materia del corpo, in cui sono impresse, a somiglianza di Cristo, tutte le sue pene, i suoi triboli, le sue spine. Il Cristo ricevette dalla sua carne tutti gli stimoli sensoriali per conoscere i suoi fratelli; oltre a ciò, nella sua carne risiederono tutti i sentimenti che egli con la ragione dominò, come abbiamo visto; infine, attraverso la sua carne fu tentato da tutte le malvagie passioni che egli rigettò.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaIl Cristo quindi si riappropriò del corpo, riordinandolo nell’ordine primitivo. E non solo si riappropriò del corpo suo, ma anche dei corpi di tutti gli uomini speranzosi in lui, uomini che egli, attraverso il santo autore dello scritto anonimo proposto dalla Chiesa in Sabato santo, chiama « unica e indivisa natura ».
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaContro tutte le eresie spiritualiste (il calvinismo, per esempio) va detto che l’uomo rinato in Cristo è « unica e indivisa natura » di Cristo in due modi: eminentemente nell’intelletto, con il quale si è conformato alla verità e alla volontà dell’intelletto del Cristo nella fede. In grado inferiore nel corpo, nel quale e con il quale si manifesta la conformazione, come nel corpo si manifestò la conformazione del Cristo alla volontà del Padre attraverso passione e morte. Classico esempio della conformazione dei corpi battezzati al corpo di Cristo è quello di san Francesco e san Pio di Pietrelcina: nelle stigmate è evidente al massimo grado a quanto può giungere la partecipazione anche materiale della natura umana a quella divina del Cristo.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaLa virtù per la quale si ha questa conformazione è data dalla santissima eucaristia, il sacramento principe per il quale si hanno tutti gli altri, sacramento di unione reale e mistica dell’uomo a Dio, sacramento realizzato nel corpo, sacramento che agli angeli non è dato avere: può forse il corpo che ha ricevuto in sé quello di Cristo sotto le sacre specie eucaristiche, rimanere decomposto e vile in eterno? Non sarebbe questo un sacrilegio, una profanazione, nei confronti delle sacre specie entrate a partecipare fisicamente, misticamente, spiritualmente, di quel corpo? Ecco perché dal Cristo esce il fatidico comando: « Risorgi dai morti. Io sono la vita dei morti. Tu in me e io in te siamo infatti un’unica e indivisa natura ». 2 (Segue)

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1 Cfr. Summa Theol., I, q. 93, a. 2: Se l’immagine di Dio si trovi anche nelle creature irragionevoli.
2 Al comando del Cristo le anime di tutti i Patriarchi e di tutti gli uomini che lo attendevano risposero subito; i loro corpi invece devono attendere il giorno del giudizio universale, in cui avverrà anche per essi il ricongiungimento al nuovo ordine creaturale iniziato con la risurrezione di Nostro Signore.

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