Ottavo di otto articoli riuniti in Iuvenilia,
florilegio di scritti vari di Romano Amerio, pubblicati
su « Pagine Nostre », rivista della diocesi di Lugano, tra il 1924 e 1926.
(Pagina 2)
Prefazione e finale Considerazione di Enrico Maria Radaelli
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Il punto focale di ogni indagine
di Amerio: il « dissidio tra vita e idea » si risolve solo se si eleva
la vita all’idea (Verbum).
Questo è il proprio del cattolicesimo.
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(Segue da p. 1) L’uomo,
in verità, ha sempre avuto tendenza a sanare il dissidio tra vita e idea, deprimendo l’idea per agguagliarla alla vita
anziché elevare la vita per agguagliarla all’idea: dopotutto la prima via è più comoda e l’idea
tanto più plasmabile e facile in confronto della vita, pervicace e ribelle, che la cosa si spiega in humanis con relativa
speditezza.
Abbassare l’idea
alla vita è substrato
a ogni errore
e annientamento primo
del Verbum.
Vedi « La distorsione della Monotriade »,
conferenza registrata,
Albano Laziale 1996.
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Né io vedo altrove la ragione del fatto che soventissimo i
nostri sistemi di concetti universali direttivi non sono la proiezione delle nostre condizioni
concrete, passionali e volitive, magari delle nostre debolezze e forse anche delle nostre
infamie.
Prima formulazione
di Amerio della
ateoreticità dell’errore:
« L’errore è il peccato raziocinato ».
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L’errore è il peccato raziocinato. 1 La formula delle età che disordinano
è la formula dell’individuo che disordina ed è chiuso in sillogismi così:
1a
premessa. Io faccio il male.
2
a premessa. Va bene: io mi giustifico il mio male e me ne faccio una teoria.
Conclusione.
Il mio male è il bene.
Oppure:
1
a premessa. Io non riesco a trovare la verità.
2
a premessa: Va bene: io mi giustifico la mia inettitudine all’afferramento della
verità e ne faccio la teoria (dello scetticismo).
3
a Conclusione: la verità non esiste o quanto meno è introvabile. Ecc. ecc.
– Come si vede il sillogismo in cui ho espresso lo schema della deviazione umana è
sillogismo contaminato o misto; perché se la prima premessa è osservazione
di fatto, la seconda invece e la conclusione trapassano dall’ordine delle constatazioni
all’ordine dell’impulso;
Per il « sillogismo
viziato, o vaiato, o
mostruoso », si vedano le mie conclusioni
finali al primo articolo del giovane Amerio.
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esprimono un’inferenza mediante la quale l’individuo
legifera ponendo la sua situazione personale come norma dell’universalità: non
è atto di mente ma atto di passione: colpo di coltello non di meditazione. Tutto il
sillogismo è viziato della eterogeneità delle premesse, l’una nel razionale
l’altra nel passionale.
Perché l’errore
è ateoretico? Perché
il sillogismo è viziato da una passio estranea alla ratio a lui propria.
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Un sillogismo così io lo chiamo vaiato o mostruoso:
è infatti un’incorporazione di diritto e di torto, di umano e di bestiale accozzati
in un’unica forma come la Chimera del mito, (prima leo, postrema draco, media ipsa
chimæra) o forse (per cagion del fascino) come le sirene dei poeti.
[…]
* * *
Sommario.
– Dapprima ho mostrato che l’errore moderno per cui andò smarrita l’unità
della vita è di origine pratica e cioè procede dalle passioni e non dalla mente,
e ho fatto vedere come il bisogno di unità è sentito (fascicolo di Aprile).
In seguito ho cercato di mostrare in che cosa consiste l’unità della vita e in
che cosa il suo spezzamento accennando all’unità medievale e ai suoi effetti
(fascicolo di Maggio); e poi ho analizzato sommariamente l’errore del laicismo che non
unifica la vita perché si astiene addirittura dal scegliere un criterio unificante
sceverandolo dagli altri errori che tale criterio scelgono sì ma sbagliatamente (fascicolo
di Giugno). Infine ho nel presente fascicolo tentato di schiarire le ragioni dell’apparente
attività dello spirito contemporaneo, chiudendo con la necessità di un ritorno
al cristianesimo che reintroduca nella vita l’unità la quale non può essere
che di Dio ed a Dio.
ROMANO AMERIO
Studente di filosofia
Lugano, 10 Luglio 1926
* * *
UNA
CONSIDERAZIONE.
Questo scritto lo potremmo chiamare sicuramente Sull’unità
della vita. Insieme al primo (La religione e la sua valutazione nel pensiero moderno),
costituisce per Amerio e per noi una base molto solida su cui costruire la vita stessa.
In
altre parole, a nostro parere l’appropriazione ben ragionata e introiettata di una quarantina
di pagine – i due articoli – sarebbe sufficiente a far vivere bene e secondo consiglio
gli uomini – anche e specialmente del nostro tempo impestato – approntandoli nel
modo più semplice alla vita futura, la vera, definitiva ed eterna vita che li attende
già a partire dalla presente. Sol che lo volessero: ma è troppo sragionevole
il secolo presente postilluminista per poter sperare una rimonta facile della ratio
(e della conseguente fides).
Nel primo degli articoli
della serie Iuvenilia veniva cavato fuori il fatto che nell’uomo è posto un principio di religione
che lo lega indubitabilmente a Dio: da Dio è immesso per grazia un principio – una luce – proprio per costituire
con l’uomo un legame talmente solido da essergli ontologico, così non perdendo la sua creatura prediletta negli spazi
siderali offerti dalla libertà di peccare. (Vai
alla pagina 3 di 3) |
1 Questo
concetto, poiché invade la storia, avrebbe qui bisogno di misurarsi con una documentazione
storica per non sembrare campato su induzioni a priori e condotto quasi more geometrico:
dovrei cioè autenticare mediante dati storici il pensiero esposto e far vedere narrativamente
il processo della superbia e della concupiscenza dal Medio Evo in su. – Un lavoro di
tal fatta non credo tuttavia che sortirebbe l’effetto e questo non per altra ragione
se non per questa: che cioè non esistono giustificazioni storiche di tesi storiche.
Trattandosi non di fatti ma di valore e interpretazione dei fatti, ogni presentazione
di fatti (documenti) implica la messa in opera di un sistema di idee e quindi la controversia
sui fatti si risolverà sempre in controversia di idee: (i fatti da soli in verità
non fanno mai controversia) Storia non è tanto il fatto quanto l’intelligenza
dello spirito del fatto, cioè ricerca ed estrazione di quello spirito: chi cerca
meglio e trova giusto è chi parte dalla teoria migliore e giusta, chi cerca male e
trova sbagliato è chi parte dalla teoria sbagliata. Entrare in conflitto sull’argomento
di un fatto storico vuol dire entrare in conflitto sulle proprie idee. Non si può quindi
chiamare la storia a sostenere, come neutra, le nostre idee appunto perché la nostra
storia è già le nostre idee. Ammessa l’impossibilità di una giustificazione
storica pura, potrà il lettore giustificare la mia tesi pensando anche solo questo:
che la storia è fatta dagli individui e che quindi funziona la storia come funziona l’individuo. Se io ho analizzato giusto la deviazione dell’individuo, ho con questo
analizzato giusto anche la deviazione della storia moderna, perché l’applicazione
è legittima. – Questo dovevo dire per andare incontro a chi per avventura trovasse
il mio procedere avventato e illegittimo. |
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(Pagina protetta dai diritti editoriali.)
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