(Pagine
143-156 del libro.) Dove si dà inizio allo studio di un tema diviso in quattro Lectiones: “Se i puri di cuore
vedranno Dio”, ovvero qual è, filosoficamente parlando, il meccanismo della conoscenza, posto che ciò che
va conosciuto è il Padre attraverso il Figlio (Verbum/Imago), partecipando lo Spirito Santo. Si pongono i
termini della questione: se c’è un luogo spirituale dove si sviluppa il raziocinio e un luogo dove si ricevono le
coordinate per compierlo. Dove si studia la densa trama tra Intelletto e Amore.
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Si rivela necessario, a questo punto, entrare più in profondità
nell’altamente raffinato e del tutto spirituale meccanismo del sillogismo. Esso è centrale all’anima dell’uomo,
è centrale alla relazione tra uomo e Dio ed è centrale al compimento del pensiero e delle sue rappresentazioni,
è centrale cioè alla vita.
Sembrerebbe invece che, obietta qualcuno, questo tal sillogismo sia cosa per
filosofi, per metafisici, e nessuno senta il bisogno di parlarne più di tanto. Ebbene: vale la pena allora di operare a
partire da una delle sentenze più conosciute, più belle, e più trascinanti e popolari insieme, insegnata
da Nostro Signore nel santo suo Evangelium. Eccola.
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1. LA CIMA.
« Beati i puri di cuore, perché vedranno
Dio » (Matth., V, 8): è affermazione netta fatta in cima a una montagna da Dio stesso, e non solo in cima
a quella su cui Egli si trovava nel primo anno della sua predicazione – una collina, per la verità – ma piuttosto
in cima a quell’altra e più vera montagna costituita dalle sue parole, da quel sublime insegnamento che invitava
gli ascoltatori a salire dalle bassezze limacciose delle proprie anime travagliate, svogliate, affaticate, perplesse, avvilite,
sconfortate, a quote dove l’aria è pura, il panorama largo e salubre, la vista confortante di un paesaggio rigoglioso
e rigeneratore. Il Discorso della Montagna è quella serena, forte, sicura e alta istruzione seguendo la quale l’uomo
ritrova se stesso e sale alto, fino ai cieli di Dio. Con l’aiuto di Dio, facendo posto a Dio, trovando Dio (e lasciando
che il più lo faccia Dio). Si avvera così la Scrittura: « Chi salirà il monte del Signore? […]
Chi ha mani innocenti e cuore puro » (Psal., XXIII, 3a; 4a).
Qui si parla chiaramente di visione, dunque di immagini, dunque di
qualcosa che ha a che fare con il bello, la pulchritudo, e dunque ha a che fare con scienze e ricerche particolarmente
importanti per noi. Chi sono filosoficamente i puri di cuore? cosa si intende in filosofia per ‘uomini dal cuore
puro’?
Le glosse che commentano questi quesiti con somma saggezza e con la pertinenza
più acuta invadono il mondo. In nota a una delle più profonde e complete bibbie cattoliche 1
[ANTONIO MARTINI, La Sacra Bibbia secondo la Volgata, Napoli 1868, vol. I, su Matth., V, 8.]
troviamo un commento esemplare: « [Il cuore puro] è vuoto dell’amore delle creature e di tutti i desideri
della carne. E si dice bene che gli uomini ‘dal cuore puro’ vedranno Dio; perché hanno sano e purgato quell’occhio
del cuore col quale si rimirano le cose spirituali ».
E san Gregorio di Nissa, tra i più fini Padri della prima cristianità,
appunta: « In molte località marittime si può vedere, dalla parte rivolta al mare, un monte quasi spaccato
a metà e corroso da cima a fondo. Esso ha nella parte più alta un picco che incombe sulla profondità del
mare. Orbene, l’impressione di chi volge giù lo sguardo sull’abisso impenetrabile da quell’altezza da
vertigini è quella stessa mia quando spingo in basso gli occhi dall’altezza del misterioso detto del Signore: “Beati
i puri di cuore, perché vedranno Dio”. ». 2 [GREGORIO DI
NISSA, Omelia 6, sulle beatitudini, PG 44, 1263.]
[...].
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(Pagina protetta dai diritti editoriali.)
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