Scheda: Edizione pro manuscripto Aurea Domus, dedicata al Pontificium Consilium de Cultura, Prefazione di Roger Scruton, Interventi di Mons. Brunero Gherardini, Alessandro Gnocchi - Mario Palmaro e di S. E. R. Mons. Mario Oliveri; Milano, gennaio 2013; in formato aureo, cm 14 x 25,, pp. 262 + XXIV, € 35 (distribuito a Milano dalla libreria Hoepli; a Roma dalla libreria Coletti).
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C’è una connessione tra come si dice qualcosa e il qualcosa che si dice? Certo che c’è: una cosa importante si dice in tono solenne. Se la si dice sottotono perde di importanza. Quando viceversa si dice con tono solenne qualcosa di ordinario, o la cerimonia solenne diventa ridicola o la cosa ordinaria diventa ridondante.
Il Vaticano II è stato un evento importante. Molto. Il suo linguaggio era adeguato? Gli è stata data la forma “pastorale”. È stato tenuto sottotono volutamente o casualmente, magari senza valutarne tutte le conseguenze?
Ma specialmente: si poteva tenerlo, sottotono, o non si poteva? Era legittimo attribuirgli una forma pastorale, visto che tutti e venti i concili ecumenici precedenti avevano ricevuto, come consuetudo legis, la forma dogmatica?
I venti concili precedenti avevano seguito una forma e un linguaggio arbitrari, o li avevano ricevuti da Dio in quanto forma e linguaggio soprannaturali e dunque specifici della Chiesa?
Infine: si sarebbe potuto o no, pretendere la correzione del Vaticano II da pastorale a dogmatico in corso d’opera, uniformandolo a quelli che erano l’unica forma e l’unico linguaggio adeguati a un “magistero straordinario” come fu dai Papi proclamato il suo?
Questo è il primo libro in cui il concilio ecumenico Vaticano II viene considerato sotto il profilo della sua forma, ossia del suo linguaggio, utilizzando lo strumento principe della Filosofia dell’estetica trinitaria, proposto per la prima volta dall’autore nei Corsi di Filosofia della conoscenza tenuti da Antonio Livi (sezione Conoscenza estetica) alla Pontificia Università Lateranense: il divino Nome “Imago” indicato da san Tommaso d’Aquino, oltre a Logos, Filius e Splendor, come secondo dei quattro Nomi dell’Unigenito di Dio.
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INDICE.
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Prefazione, di Roger Scruton.................................................p. II
Interventi:
I. Qualche annotazione per il lettore circa il libro
di Enrico Maria Radaelli “Il domani del dogma”,
di S.E.R. Mons. Mario Oliveri............................................p. VI
II. Perché sono d’accordo con il libro
di Enrico Maria Radaelli “Il domani del dogma”,
di S.E.R. Mons. Brunero Gherardini..................................p. XII
III. Concilio Vaticano II. Una tesi risolutiva
di Alessandro Gnocchi - Mario Palmaro..........................p. XV
Il percorso e la logica del percorso......................................p. XX
Primo capitolo.
Contributo della metafisica dell’Imago alla risoluzione
del problema ermeneutico del Concilio Vaticano II..............p. 13
1. Alla base di tutto, nella Chiesa, c’è la qualità
del suo insegnamento: o dogmatico o pastorale..........................p. 13
2. Se essere rivestita della veste dogmatica sia
per la Chiesa una scelta facoltativa o obbligatoria......................p. 15
3. Qual è l’approccio più radicale per risolvere
i problemi di interpretazione del concilio Vaticano II.................p. 18
4. Cosa significa assumere un ‘approccio metafisico’,
anzi, propriamente, ‘estetico’, al concilio Vaticano II.................p. 19
5. La crisi della Chiesa, oggi, prima che dottrinale,
o morale, o spirituale, o liturgica, o di autorità
– è tutto questo, e altro ancora –, è una crisi ‘formale’...............p. 21
6.
‘Forma’ come ‘linguaggio della sostanza’,
ma anche come ‘sostanza del linguaggio’..................................p. 24
7. Il concetto di ‘forma’ applicato al Vaticano II........................p. 26
8. Possibili conclusioni di un ‘approccio estetico’
al problema ermeneutico del Vaticano II....................................p. 28
9. I due principi del concetto di forma: uno storico,
l’Incarnazione; l’altro metafisico, il Nome Imago......................p. 30
10. Se l’“ultrarelazione” tra Verità e Bellezza, origine
dell’arte e del linguaggio, prefiguri l’esistenza
di una “Bellezza aletica” e di una “Bellezza dogmatica”............p. 34
10 a. Perché la relazione tra Verità e Bellezza,
cioè tra un logos e un’imago, è una “ultrarelazione”.................p. 36
10 b. Se dunque, analogamente alla Verità dogmatica,
si possa parlare anche di una “Bellezza dogmatica”..................p. 41
11. Le tre corrispondenze atte a verificare
la portanza dell’“ultrarelazione” tra Verità e Bellezza................p. 43
11 a. Una difficoltà preliminare: se possano rientrare
nei canoni della Bellezza tutti e cinque i sensi............................p. 43
11 b. Le due definizioni di Bellezza in san Tommaso................p. 46
11 c. Conclusione del ragionamento sul metodo
per conoscere l’“ultrarelazione” Verità/Bellezza........................p. 49
11 d. Il valore dell’immagine e della somiglianza
per raggiungere, attraverso Verità e Bellezza, la pace................p. 50
12. Prima corrispondenza: dire Logos è dire Imago...................p. 54
13. Imago, il secondo Nome dell’Unigenito..............................p. 57
14. Seconda corrispondenza: dire Logos è dire Verità...............p. 60
15. Terza corrispondenza: dire Imago è dire Bellezza.
Due le vie: esposizione della prima............................................p. 60
15 a. Terza corrispondenza, seconda via: punti fermi
sul terzo e quarto Nome dell’Unigenito: Splendor e Filius.........p. 61
15 b. Terza corrispondenza, seconda via: in che modo
i due Nomi Splendor e Filius conducono alla Bellezza..............p. 66
16. Prima conclusione: l’“ultrarelazione”
tra Verità e Bellezza, in primo luogo, esiste;
in secondo, è indivisibile; in terzo, è d’amore.............................p. 68
16 a. Seconda conclusione: l’“ultrarelazione”
tra Verità e Bellezza dimostra che la correlazione tra linguaggio
e sostanza data dalla forma è vera..............................................p. 71
17. Come l’obbligatorietà del linguaggio dogmatico
possa essere colta a partire dalle tre proprietà più intrinseche dell’essere intensivo tomista........................................................p.72
18. Le prime due vie, o proprietà, dell’essere intensivo,
permettono di distinguere il linguaggio dell’essere
da ogni altro, la sua eccellenza su ogni altra...............................p. 74
19. Se l’atto d’essere è più perfetto e nobile di quello
del conoscere, perché la Chiesa, dopo il Vaticano II,
si è fatta (decadendo) idealista?..................................................p. 80
20. Per la terza proprietà dell’essere – la sua pervasività
nell’ente – la forma pastorale del Vaticano II impegna
della sua pastoralità ogni sua anche minima virgola...................p. 85
21. Il sacro Nome « Io sono! » come divina origine
del linguaggio asseverativo della Chiesa, ossia
del suo linguaggio dogmatico, autoritativo e obbligativo...........p. 90
21 a. Sintassi di un linguaggio infuocato....................................p. 92
21 b. Il ‘Linguaggio-Dogma’, il ‘Linguaggio-Cristo’,
è l’unico capace di esprimere la divina realtà del Padre.
Ogni altro linguaggio è in ordine a esso.....................................p. 96
21 c. Le cinque proprietà del ‘Linguaggio-Dogma’,
cioè del ‘Linguaggio-Cristo’.....................................................p. 99
22. Due conclusioni generali al 1° capitolo:
1), Verità e Bellezza di insegnamento sono equivalenti.
2), L’imperatività dogmatica dell’insegnamento
della Chiesa discende direttamente dalla ss. Trinità..................p. 101
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Secondo capitolo.
I due modelli teoretici di Chiesa presenti
dopo il Vaticano II: uno che parla
una “lingua di legno” e adogmatica,
l’altro una “lingua di fuoco” e dogmatica............................p. 104
23. Natura dogmatica del linguaggio della Chiesa...................p. 105
24. In cosa consista la (sostanziale) differenza
tra il linguaggio dei teologi e il linguaggio dei vescovi.............p. 112
25. Il linguaggio dogmatico è la via aurea dell’amore:
tanto dogma, tanto amore; niente dogma, niente amore...........p. 113
26. L’espressione dogmatica della Chiesa
è una lingua di legno o una lingua di fuoco?............................p. 117
27. Il linguaggio della Chiesa è dogmatico
perché è pronunciato vicariamente, in Cristo, da Dio stesso....p. 117
28. I quattro motivi per cui il linguaggio della Chiesa
(di per sé dogmatico) è autoritativo e obbligativo....................p. 118
29. Primo: il linguaggio della Chiesa è autoritativo
e obbligativo perché ha origine nell’essere del Padre...............p. 119
30. Secondo: il linguaggio della Chiesa è autoritativo
e obbligativo perché, come il suo contenuto, viene da Dio......p. 120
31. Terzo: il linguaggio della Chiesa è autoritativo
e obbligativo perché, come il suo contenuto,
obbedisce al principio di non–contraddizione..........................p. 123
32. Quarto: il linguaggio della Chiesa è autoritativo
e obbligativo perché fa, perché attua la realtà..........................p. 126
33. Florilegio dei passi del Nuovo Testamento
in cui la Legge dell’amore è da Dio
espressamente comandata........................................................p. 129
34. Per i novatori « Il Vaticano II è un evento linguistico »
col quale imporre alla Chiesa la propria lingua di legno
per poterle sottrarre la sua propria lingua di fuoco....................p. 139
35. Col Vaticano II l’ortoprassi usurpa il trono
all’ortodossia, l’atto alla conoscenza, l’amore alla fede............p. 144
36. Il rischio portato dal Vaticano II è che la Chiesa,
col nuovo suo linguaggio mitizzante e “narrativo”,
perda, e faccia perdere al mondo, il senso della realtà..............p. 146
37. La forma dei concili ecumenici della Chiesa
è naturaliter dogmatica. Come il loro linguaggio.....................p. 153
38. Usi e significati del termine ‘pastorale’.
Sua attuale adulterazione..........................................................p. 158
39. Sintesi delle sette qualità del modello teoretico
canonico di Chiesa, dato dal linguaggio dogmatico.................p. 166
40. Se la terapia con cui la Chiesa somministra
« la medicina della misericordia » e quella con cui
somministra « la medicina del rigore » sia la medesima..........p. 168
41. Alcuni esempi di “parole di fuoco”
(il fuoco brucia il legno) del lessico dogmatico........................p. 172
42. I due motivi opposti per cui sia per tradizionisti
che per novatori la scelta di dare una forma meramente
‘pastorale’ al Vaticano II è stata provvidenziale.......................p. 178
43. La questione delle novità dottrinali.....................................p. 179
44. I tre gradi di magistero: i due dogmatici e il ‘pastorale’......p. 180
45. I due poli, « rottura della continuità »
e « riforma nella continuità », sono entrambi novatori
e sono entrambi in errore.........................................................p. 185
46. La fondamentale tesi di Romano Amerio:
« La Chiesa non va perduta nel caso non pareggiasse
la verità, ma nel caso perdesse la verità »...............................p. 187
46 a. L’ermeneutica « delle due vie » (rottura de facto,
continuità de voce) è il ‘raggio di fuga’ che farà uscire
la Chiesa dalla sua crisi ‘formale’.............................................p. 192
47. La dedogmatizzazione forzata della Chiesa
porta alla formazione in essa di due modelli linguistici,
di due cuori, di due riti, quasi di due Chiese............................p. 196
48. Se un Papa possa peccare contro la verità..........................p. 201
49. La meravigliosa « adæquatio rei et intellectus »,
o ‘adeguamento del pensiero alla realtà’, è il fine
per cui viviamo e che Cristo ha per noi già compiuto...............p. 207
49 a. Di più: la « adæquatio rei et intellectus »,
raggiunta con le ferite della Bellezza della Verità,
permette di guadagnare l’unità, l’amore, la pace......................p. 212
49 b. La « adæquatio rei et intellectus », attraverso
il linguaggio dogmatico della Chiesa, conduce a Cristo,
Verità, Bellezza e Pace nostra..................................................p. 215
50. La soluzione delle presenti difficoltà della Chiesa
è tornare al pieno esercizio del munus docendi........................p. 216
51. Illustrazione dell’unica proposta seria da fare
per il 2015, 50° della chiusura del Vaticano II.........................p. 217
52. Cosa debbono fare i tradizionisti per concorrere
a riportare la Chiesa nel solco della Tradizione........................p. 219
53. È il linguaggio ad aver causato l’attuale
grave stato d’infermità della Chiesa,
ed è il linguaggio che la riporterò alla sanità.............................p. 225
54.
Cosa debbono fare tradizionisti e novatori insieme
per riottenere dal Cielo la pace nella Chiesa e fare,
prima dell’unità dei cristiani, l’unità dei cattolici......................p. 228
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Terzo capitolo.
Conclusione: il vulnus odierno della Chiesa
è lo stesso stato ipodogmatico, ipoliturgico
e ipospirituale in cui essa si trova, tenuta come
prigioniera dal “Linguaggio di legno” del Vaticano II.......p. 234
55. Il domani – terribile o radioso? – del dogma,
della Chiesa, del mondo, dipende unicamente dalla forma
del linguaggio del Magistero della Chiesa................................p. 234
55 a. Ia conclusione: dopo il Vaticano II i modelli
teoretici di Chiesa, o forme, o tradizioni, o destini, sono
divenuti due, e inconciliabili, irriducibili uno all’altro..............p. 238
55 b. IIa conclusione: come possano, l’obbedienza al Papa
e l’obbedienza al dogma, tornare a essere l’unica
obbedienza che debbono essere: quella al Papa-Dogma..........p. 245
55c. IIIa conclusione: percorrere o non percorrere la terza
strada aperta da Romano Amerio deciderà del domani
– terribile o radioso? – del dogma (e della Chiesa,
e del mondo)............................................................................p. 247
55 d. IVa e ultima conclusione: necessità che i vescovi di oggi
assomiglino in tutto ai più santi vescovi di ieri, per esempio
a sant’Atanasio........................................................................p. 249
56. Quasi un post scriptum: se si sarebbe potuta
impugnare la forma pastorale data al Vaticano II.....................p. 251
57. Perché la Dedica al Pontificium Consilium de Cultura...p. 253
Indice dei nomi delle Persone e dei Luoghi.........................p. 255
Enrico Maria Radaelli. Bibliografia ragionata...................p. 262
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(Pagina protetta dai diritti editoriali.)
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