Primo: un libro contro Papa Ratzinger o un libro invece per salvare Papa Ratzinger?
Squarciando il velo con cui anche i Pastori della Chiesa più apparentemente fedeli alla dottrina si sono per nove anni accecati gli occhi pur di nascondersi la verità, il libro che qui si propone mostra, per la prima volta al mondo, tutta la molto gravemente erronea e articolata dottrina hegeliana insegnata fin dal 1967 all’università di Tubinga dal Professor Mons. Joseph Ratzinger, il quale, salendo, come sappiamo, i più importanti gradini del Magistero, fino al più alto, è da tutti riverito oggi come il più formidabile paladino della fede, pur non essendolo, purtroppo, affatto.
Ora, stante che de internis non iudicat prætor, nel libro si rilevano fatti oggettivi, pubblici, dati i quali, v. le pp. 357-8, con viva e tutta filiale apprensione si indica a Papa Benedetto l’unica via per salvarsi dal grave pericolo che lo attende se non sconfessa al più presto quelle sue temibili e infauste dottrine che nessuno ha mai voluto rilevare, un po’ perché il loro Autore le aveva ben nascoste in persuasivi e morbidi tappeti di concetti a prima vista innocentemente “cattolici”, un po’ perché, in realtà, tali dottrine non sono altro che il sunto più sostanziale e diretto del pensiero dominante da cinquant’anni tra i Padri Conciliari del Concilio Vaticano II e i loro odierni mille eredi, un po’ infine perché è da tempo che nella Chiesa, dopo i fatti del Vescovo Marcel Lefebvre, non c’è più un Pastore disposto a esporsi per difendere la verità contro un Magistero smaccatamente esposto nel più sciagurato Modernismo.
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Secondo: un libro contro i “Ratzingeriani” o invece per salvare i “Ratzingeriani”?
Su tali basi, oggi, per la prima volta al mondo, si dimostra con la più inconfutabile e rigorosa evidenza che la Rinuncia compiuta l’11 febbraio 2013 da Benedetto XVI è una Rinuncia invalida e nulla, e lo è proprio e solo perché è stata elaborata sulle basi della dottrina erronea di stampo hegeliano di cui si è detto, una dottrina che tutti i Cardinali e i Vescovi della Chiesa hanno accettato supinamente da cinquant’anni, tranne due: Mons. René Henry Gracida e Mons. Jan Pawel Lenga, il primo dei quali ha anche voluto redigere l’importante Prefazione posta ora in capo al libro.
Se però i Pastori ora fedifraghi riconosceranno finalmente che la Rinuncia è evidentemente invalida, come dimostrato con ogni evidenza alle pp. LXXVI e seguenti e poi ancora alle pp. 366-8 del libro, chi qui scrive è il primo a far rilevare che anch’essi si salverebbero dalla terribile ed eterna pena che attende non solo chi aderisce, ma anche chi non si discosta e non trafigge dottrine erronee ed ereticali pur avendo il dovere di farlo, sempre nel rispetto del principio giudiziale di cui sopra.
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Terzo: un libro contro “Francesco” o un libro invece per salvare “Francesco”? Da quanto detto discende che “Francesco” è in realtà un antipapa, sicché vale anche per lui quanto appena detto: se anch’egli riconoscerà che il Conclave che (sapendo di eleggere un antipapa: i fatti sono oggettivi) l’ha eletto il 13 marzo 2013 è invalido e nullo, anch’egli tornerà a obbedire alle Leggi di Dio, come indicato per tutto il libro, specie alle pp. 375-7, così forse salvandosi come i suoi complici modernisti dal castigo riservato a chi tradisce la Legge di Dio.
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Ecco qui in estrema sintesi le diciotto gravi deviazioni ereticali rilevate in Al cuore di Ratzinger. È lui il Papa, non l’altro, insegnate da cinquant’anni dal Professor Ratzinger, oggi Papa Benedetto XVI, nel suo Introduzione al Cristianesimo, quindici delle quali fulminate dalla Chiesa – e una persino tre volte –, dai dovuti anàtemi, e il cui insieme dà luogo alla plurieresia, mai dal suo Autore sconfessata, anzi tre volte chiaramente ribadita, che dà luogo al “RATZINGERISMO”:
1), la deviazione più sorgiva e iniziale: adozione del modello fideistico kierkegaard-pascaliano, per il quale è impossibile la conoscenza metafisica di Dio (v., in Al cuore di Ratzinger, i §§ 11-21);
2), la più incisiva: sovvertimento dell’ordine delle Persone della divina Monotriade, ossia non avvertita ma attuata e sistematica inversione dell’ordine metafisico che debbono avere volontà e intelletto (la volontà, che procede, vien fatta precedere l’intelletto), così facendo della ss. Trinità un Dio arbitrario e dittatoriale come nella nozione islamica, così da perdere le Sue due più sostanziali qualità: la ragione e l’amore (per tutto il libro, specie ai §§ 65-6 e 70); anatemizzata;
3), la più cataclismatica: conseguente ricorso ai postulati della ragion pratica: sostituzione delle ragioni per credere con la volontà di credere. È rimpiazzata così la teoria con la praxis, che però, come si sa, non è idonea al ragionamento, ma ne costituisce anzi l’inciampo che lo devasta e annienta, ne è cioè l’errore (v. §§ 11-21); anatemizzata;
4), la più modernista: adozione del dubbio scettico fideista a base della conoscenza, assumendo a criterio di conoscenza proprio ciò che costituisce il più sicuro veicolo d’incertezza conoscitiva, ponendolo alla base della conoscenza insegnata dalla Chiesa, la conoscenza soprannaturale, o testimoniale, ossia per fede, sicché avviene che la fede va a reggersi proprio sull’interrogativo che la pone in dubbio (§§ 11-6); anatemizzata;
5), la più tragica: la convinzione che Dio resti “essenzialmente invisibile” anche e persino nella visione beatifica del Paradiso (§ 18);
6), la più antiscientifica: l’evidente se pur non esplicito disconoscimento dell’origine divina della Bibbia, per cui sarebbe l’uomo che congettura le cose su Dio, e non Dio che con la Sua Parola insegna all’uomo ciò che l’uomo deve sapere di Lui e deve di conseguenza poi fare (§§ 64 e 69);
7), la più atea: derubricare a fantasiosi e semipagani mitologismi le nozioni e le profezie delle Sacre Scritture riguardanti realtà invisibili come l’Inferno e il demonio o invece miracolose come la figliolanza divina e virginale di Gesù Cristo (in più punti, specialmente ai §§ 64-5); anatemizzata;
8), la più hegelianamente sorgiva: l’evidente ma non esplicito disconoscimento del principio di realtà, che peraltro si può riscontrare solo e unicamente nel principio di sorgiva “innascenza” di Dio Padre, e, metafisicamente parlando, in nessun altro luogo: la realtà si ha solo e unicamente perché esiste, in Dio, la Persona di Dio Padre (§§ 10 e 25);
9), la più hegelianamente conseguente: sdoppiamento del Papato in “Papato attivo” e in “Papato passivo” nell’ambito di un “Papato sinodale”, seguendo quello chesappiamo essere il tipico, irragionevole, irrealistico e anticattolico modulo idealistico hegeliano di “tesi-antitesi-sintesi” (§ 22); anatemizzata;
10), la più panteistico-spinosiana: coincidere in Dio il pensare col creare, con conseguente convinzione che quindi l’essenza di Dio sarebbe coinvolta nella Sua creazione e nella storia umana (§§ 19, 42 e 63); anatemizzata;
11), la più assurda (ma ideologicamente necessaria al “Ratzingerismo”): connotare Dio come “Dio Libertà”, caricandolo di due aspetti trasmessi poi, per analogia, al mondo da Lui creato: inafferrabilità e imprevedibilità, come nella falsa nozione di Dio elaborata poi da Maometto, e, novecento anni dopo, da Martin Lutero, da Giovanni Calvino e dagli atei “illuministi” di tutti i secoli, compresi gli odierni (§§ 24-26); anatemizzata;
12), la più antitrinitaria: introdurre nell’essenza di Dio, oltre al giusto concetto di Logos, quello errato di Diá-logos, o “Colloquio”, per il quale le tre Persone “dialogano” tra loro come con l’uomo; l’antipapa “Francesco” porterà agli esiti estremi la cosa, sostenendo che « le tre Persone litigano », perché il dialogo di un “Dio Libertà” non può avere confini (§§ 55-60 e 66); ma l’essenza di Dio non ha moto: in essa c’è un solo, unico, omnicomprensivo ed eterno “Super-Pensiero”: è il Logos; anatemizzata;
13), LA PIÙ GRAVE: rifiuto e conseguente annientamento della divina, ineffabile, miracolosa e santa Redenzione come ‘Sacrificio di Olocausto di Dio Figlio, in Gesù Cristo, a Dio Padre’, confermati nel 2016 – in un’intervista a Padre Jacques Servais s.j. – perché sarebbe un fatto « inaccettabile dall’uomo moderno », cioè, in realtà, dallo stesso Papa Ratzinger (§§ 39-43 e 62-5); anatemizzata;
14), la più riduttiva: la convinzione che la Redenzione sia “il raggiungimento, in Cristo ‘Omega’, dell’uomo perfetto” nella più classica impronta teilhardiana (§§ 44-7); anatemizzata;
15), la più devastante: cancellazione del peccato originale, poi del concetto di peccato come “offesa a Dio”, dell’Inferno, del diavolo, del Purgatorio, del Paradiso, nonché della separazione finale e definitiva delle “persone pie” dalle persone “empie”, perché anche tale separazione – che è la separazione definitiva e assoluta tra bene e male, – sarebbe « inaccettabile dall’uomo moderno », ossia inaccettabile sempre da Ratzinger, anche qui nascosto dietro la perifrasi di « uomo moderno » (§§ 50-3); anatemizzata;
16), la più illogica e deprimente: cancellazione dei corpi gloriosi dei beati in Paradiso, compresi i corpi gloriosissimi di Gesù Cristo e della Beatissima Vergine (§§ 50-1); anatemizzata;
17), la più ripugnante: la convinzione che « la dottrina della divinità di Gesù non verrebbe intaccata qualora Gesù fosse nato da un matrimonio umano », con tutte le molteplici, gravissime ed estremamente ereticali conseguenze che tutto ciò comporta (§ 71); anatemizzata; e ben tre volte;
18), la più ecumenista: l’opinione che l’inconsutile tunica della Chiesa, per le scissioni causate dalle disobbedienze e dalle ribellioni degli eretici, sia oggi « frazionata in molteplici chiese » (§ 72); anatemizzata.
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