Riflettendo
sull’incorruttibilità del corpo umano nello stato d’innocenza proprio ad Adamo, e sulla corruttibilità
successiva infertagli da Thanatos, il grande Dottore della Chiesa san Tommaso d'Aquino faceva, nella sua Summa Theologiae,
alcune perspicaci considerazioni. Io queste considerazioni le vorrei proporre a fondamento di successivi pensieri che potrebbero
risultare piuttosto pertinenti a saldare ulteriormente la fede in GESÙ Cristo Logos
divino 1 [In queste pagine sarà usato più volentieri il termine greco Logos,
a indicare il Figlio di Dio, preferendolo a Verbum, o Verbo, o Parola; difatti ci pare più confacente
a indicare la divina e purissima realtà che esso indica, nella massima estensione semantica: esso indica il Figlio in quanto
eminente espressione e manifestazione del Padre; inoltre indica meglio di altri termini una realtà assoluta, la
Sapienza, solo partecipando alla quale angeli e uomini che hanno un pensiero proferibile sono in grado di proferire un pensiero;
infine logos esprime in greco univocamente i concetti che in latino sono espressi da ratio, parola mentale,
o concetto nella mente, e da verbum, parola espressa, o concetto proferito all’esterno, specialmente
in riguardo al Padre; per cui Logos, addensando in sé i sensi espressi con ratio e verbum, indica
le assolute e univoche concezione, espressione e manifestazione del Padre (cfr. TOMMASO D’AQUINO, In evangelium Ioannis
expositio, nn. I-33).], Sapienza incarnata, fonte unica di salvezza sotto ogni aspetto.
PRIMA PREMESSA:
DEFINIZIONE DI NATURA DELL’UOMO SECONDO SAN
TOMMASO.
Dopo aver considerato
i due motivi per cui si ha l’incorruttibilità negli angeli e nello stato di gloria che potrà essere raggiunto
dall’uomo, san Tommaso scrive: « Terzo, una cosa può essere incorruttibile in forza della causa efficiente.
E questo è il modo in cui l’uomo sarebbe stato incorruttibile e immortale nello stato d’innocenza. Scrive infatti
sant’Agostino: “Dio fece l'uomo in modo che potesse godere l’immortalità, fino a che non avesse peccato;
cosicché egli stesso doveva essere l'artefice della sua vita, o della sua morte”. Il suo corpo quindi non era indissolubile
in forza di un suo intrinseco vigore d’immortalità, ma vi era nell’anima una virtù conferita da Dio
in maniera soprannaturale con la quale l’anima poteva preservare il corpo immune da ogni corruzione, finché essa
fosse stata sottoposta a Dio. E la cosa – sottolinea san Tommaso – era ragionevole. Infatti, come l’anima
trascende i limiti della materia corporea, così era conveniente che le fosse conferita inizialmente, per conservare il
corpo, una virtù che trascendeva le capacità naturali della materia corporea » 2
[TOMMASO D’AQUINO, Summa Theol., I, q. 97, a. 1].
San Tommaso pone un condizionale:
« nello stato d’innocenza l’uomo sarebbe stato incorruttibile (Et hoc modo in statu innocentiae
fuisset incorruptibilis et immortalis) », non per contravvenire al dogma che sarà definitivamente formalizzato
a Trento, ma per calcare la condizione non sostanziale, ma servile: se l’uomo non pecca, allora il corpo rimarrà
incorruttibile.
In un lavoro precedente
l’Angelico dimostra, nella maniera più esauriente da lui espressa sull’argomento, che la morte del corpo è
causata dal direttamente peccato. « Sembra che la morte non provenga dal peccato, ma piuttosto dalla natura, giacché
proviene dalla necessità della materia. Infatti, il corpo umano è composto da elementi contrari, perciò è
naturalmente corruttibile. Ma bisogna dire che la natura umana può essere considerata in duplice modo. In un primo modo,
secondo i principi intrinseci, e in questo senso la morte le è naturale. Perciò Seneca dice che la morte è
la natura dell’uomo, non è la pena. In un secondo modo, la natura dell’uomo può essere considerata secondo
quanto le fu provvisto per divina provvidenza mediante la giustizia originale » 3 [TOMMASO
D’AQUINO, Super Epistulas S. Pauli lectura. Ad Romanos, n. 416.] Questa del ‘secondo modo’ è
precisamente l’accezione con cui qui si parla di natura umana integra, precedente il peccato, rispondendo esso più
compiutamente allo stato d’innocenza originale predisposta da Dio per la sua creatura.
Continua il Dottore: «
Questa giustizia era una sorta di rettitudine, affinché la mente dell’uomo fosse sottomessa a Dio e le forze inferiori
fossero sottomesse alla mente, e il corpo all’anima, e tutte le creature all’anima, e tutte le creature all’uomo
» 4 [Ibidem.].
Qui bisogna considerare
un fatto importantissimo. Che cioè non si è forse mai ben esaminata una conseguenza immediata da quanto detto da
san Tommaso, conseguenza per la quale, quando si parla degli elementi che compongono il sìnolo ‘uomo’, e si
dice che essi sono la forma, cioè l’anima, e la materia, cioè il corpo, si tace di un terzo
elemento, che è la disposizione tra loro di anima e corpo: il sìnolo, appunto.
In altre parole: per dire
che un animale è un uomo, non solo bisogna dire che quell’animale ha un corpo vivificato da un’anima razionale,
ma che quella vivificazione è data dall’anima razionale sul corpo che gli è sottomesso, e non dalle potenze
irrazionali sull’anima razionale, per ottenere un uomo nella sua integrità; altrimenti, perdendo quella disposizione,
come vedremo, e assumendone altre, non si ha più un uomo integro, ma qualcosa che gli somiglia: il mortale uomo che noi
siamo, ovvero la natura umana considerata nel ‘primo modo’. Come quando si dice che la Trinità è data
dal Padre e dal Figlio, ma si tace lo Spirito Santo, che è l’amore del Padre e del Figlio e ne è anche la
processione ad intra, la disposizione ordinata, per cui al Padre compete l’amore di Padre e al Figlio l’amore
di Figlio. 5 [Cfr. TOMMASO D’AQUINO, Summa Theol., I, q. 28, a.4: Se
in Dio vi siano soltanto quattro relazioni reali, cioè la paternità, la filiazione, la spirazione e la processione;
q. 40, a. 2: Se le persone [divine] si distinguano per le relazioni.] L’uomo è fatto a immagine e somiglianza
di Dio, in particolare a somiglianza del Figlio: come il Figlio è obbediente al Padre di amorevolissima obbedienza,
tale l’obbedienza dell’intelletto umano a quello divino, nella disposizione originale analiticamente elencata da san
Tommaso. Il Diavolo stornò questa somiglianza d’obbedienza al Figlio.
L’obbedienza è
fondamentale: essa dispone un ordine tra gli elementi, ed è essa stessa un elemento costituente, il cui disordine intralcia
la costituzione di un ente (la Trinità; l’uomo), tanto quanto lo intralcerebbe l’assenza di un elemento costitutivo
come la ragione. Quando si parla di obbedienza, si intende obbedienza d’amore, obbedienza di caritas. Questa obbedienza
positiva e donativa è essenziale agli enti di cui parliamo.
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