Quattro concezioni
egoistiche di "persona". |
(Segue) Per tornare
alla persona, è chiaro che queste quattro concezioni imbalsamate non producono niente di amoroso. La potenza divina
viene rattrappita in dottrine dove è estinta la misericordia, Sua qualità massima. Di conseguenza la misericordia
è tolta anche alla persona umana. La persona si esaurisce nell'atto, nella volontà di potenza, nell'affermazione
di sé, tutto il contrario di quanto proposto dal Messia con passione e morte infame di croce. Si rivela quindi più
vivificante, corroborante e amorevole un'idea di persona nata dalle spine piuttosto che quella nata dalle glorie.
Insisto sull'idea di persona
perché nessun'altra idea è così centrale per definire la sostanza di una civiltà: le civiltà
dipendono direttamente dall'idea di persona che esse costruiscono.
Se c'è una civiltà
che afferma la capacità dell'uomo di afferrare la verità, anzi di essere posseduta dalla verità, in
modo da adeguarsi alla sua evidenza e addirittura di introiettarla nel cuore dell'uomo, ebbene, quella civiltà è
solo la cattolica. Se c'è una civiltà che afferma la forza dell'uomo di essere libero persino da se stesso, se così
vuole, e persino ancora dall'onnipotente suo Creatore, se così si vuole ostinare, questa è ancora la cattolica.
Se c'è una civiltà che afferma la dignità della persona capace di trascendere la stessa natura umana, questa
civiltà è quella cattolica, che vede come fine dell'uomo la sua intima partecipazione a Dio,
La santa follia dell'amore per resuscitare
il cadavere del mondo.
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alla Società trinitaria, nella forma di divinizzazione indicata
da san Pietro.
Se si vuole, si può anche dire che intorno all'idea cattolica di persona non manca
un certo paolino vento di follia. D'altronde, la fissità delle concezioni di Dio che
hanno tutti quelli che seguono i filosofi atei, i giudei, i protestanti e gli islamici rende
meno, anzi non rende affatto l'idea di Dio che si può fare l'uomo, se per Dio si intende
l'Essere Onnipotente. Tutti questi uomini che hanno un'idea astratta di Dio dovrebbero considerare
se le follie cattoliche non si adattino meglio a un Dio smisuratamente amoroso, quando l'uomo
stesso, dal fondo del proprio spirito, incessantemente chiede che venga riconosciuta ed esposta
la sua imprescindibile, dirompente volontà di amare.
Sotto
la luce di queste considerazioni, gli ultimi accadimenti nel mondo acquistano il carattere
che nascondevano, di essere eventi stritolanti la cattolicità e l'anima della cattolicità
che è il moto amoroso concesso alla persona. Quindi è necessario che la Chiesa
provveda alla sopravvivenza del gregge affidatole ricercando gli strumenti che meglio possano
contrastare, in primo luogo, la mentalità che vuole prevaricarla. Va infatti tenuto
nel debito conto che, manzonianamente, la storia è un giudizio morale. Sugli
atti compiuti dai popoli governa la Provvidenza, essa prova ai crogioli del bene e del male,
castiga e solleva, attraverso gli stessi popoli da Essa governati, attraverso le vicende stesse
della storia, così divenendo questa non cieca e brada,
Dal Verbo di Dio oggi vanno insegnate
quattro cose.
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ma univoco e intelligibile strumento
di giudizio.
Essenzialmente,
la Chiesa dovrebbe sottrarsi alla tenaglia ideologica (quasi mortale) che le si è stretta
intorno, e questo lo può fare prima di tutto rinnegando le proprie recenti affermazioni
e negando che il Dio rivelato sia il medesimo Dio di cui parlano l'Islam e il Giudaismo:
il vero Dio essendo un Dio che vuole il bene dell'umanità attraverso il bene, non la
violenza; attraverso l'intelletto, non l'imperio; attraverso la libertà, non la costrizione.
L'odio cieco germinato da un culto ferino va vinto con l'insegnamento del vero. E il formalismo
verso una Legge svuotata della sua essenza va vinto con l'insegnamento del buono. La Chiesa
quindi deve tornare alla dottrina da sempre insegnata: non vi sono "tre religioni monoteiste",
essendo Dio originariamente trinitario e quindi non accomunabile, nemmeno per la parte
che riguarda la sua unicità, con altri dei. Ostinarsi a insegnare la dottrina distorta,
e addirittura compiere atti sacrileghi come le preghiere in comune con i musulmani e i giudei,
muove la Provvidenza a passare la cristianità colpevole per un crogiuolo penoso di
correzione. Al giudizio morale della storia non ci si può sottrarre. Ma questo
giudizio può essere terribile.
In secondo luogo, la Chiesa
dovrebbe reagire negando che la civiltà occidentale, specie quale è fiorita in America, coincida con la vera civiltà
cristiana, perché lo spirito cattolico certo avrebbe costruito Manahattan modernamente, come a suo tempo costruì
moderne città con moderni castelli, moderni mercati e moderni palazzi, ma l'avrebbe costruita conservando lo spirito di dipendenza
da Dio, non dimenticandosene. È invece « grave peccato d'orgoglio credere di poter vivere in un mondo che
soffre, senza avere un giorno la propria parte di lacrime » . 1 [Lilli Gruber, Settimanale Io, supplemento al Corriere della Sera, sabato 13 ottobre '01, rubrica "Punti di vista".] L'America dovrebbe lasciarsi pervadere
dallo spirito cattolico piuttosto che dallo spietato e ateizzante spirito giudeo-calvinista: forse cesserebbe di riguardarsi quale
modello a tutte le altre nazioni, riconoscerebbe la propria vanità e riguarderebbe il cieco attacco dell'11 settembre anche
come motivo d'arresto nel cammino del materialismo più sfrenato. Se la Chiesa negasse di aver dato il proprio patrocinio
all'americanismo egoista e materialista, genererebbe una convertitrice riflessione per una ricerca di spiritualità che restituisca
all'uomo la dimensione umana e a Dio la presenza nel mondo da riconoscergli.
A quest'opera di pentimento, di conversione, di dispiacere per i propri peccati non può
non presenziare una Chiesa cattolica rinnovata dalla forza della sua ritrovata giustizia
e di una rinvenuta carità. Come il [Cfr. II Reg. XXIV, 2 e ss.] profeta Natan ebbe il coraggio di presentarsi alla
maestà del re Davide 2 quando questi aveva gravemente peccato, così la Chiesa
dovrebbe ritrovare la sua libertà intellettuale e il suo coraggio morale di presentarsi
ai presenti grandi "re" americani, alla nazione americana, per metterli al cospetto
delle loro miserie.
In
terzo luogo, la Chiesa dovrebbe reagire invitando i contendenti di Gerusalemme a riporre le
armi, ma specialmente a riporre l'odio semitribale che li avvinghia stringendoli in un unico
ammasso che di umano non ha più niente. Ma questo, bisogna dire, la Chiesa lo fa da
decenni. Salvo che lo fa politicamente, non spiritualmente, spingendo come deve
spingere gli uomini verso l'infinito.
In ultimo luogo la Chiesa dovrebbe reagire ridando a se stessa ciò che le appartiene
di diritto per emanazione diretta del Logos divino: la propria unicità, la propria
peculiare capacità di civilizzare il mondo, come si vede dalla storia se ben riguardata,
la propria precipua capacità di ridare all'uomo la sua dimensione fortemente vitalizzante,
strenuamente umanistica, coraggiosamente trascendente, come vuole il buon Dio da essa insegnato.
E. M. R.
L’articolo è pubblicato su « La Tradizione Cattolica », n. 1 (49),
2002.
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