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 ARTICOLO SU « IL DOMENICALE ».


Enrico Maria Radaelli *

IL GIARDINO DELLA BELLEZZA
HA UNA CHIAVE ANTICA.

Proseguono i contributi sulla centralità del Bello nella città,
nella cultura e nell’arte dell’uomo. Qui viene ripreso l’antico ragionamento su quale sia il “metro estetico” universale, e dove abiti.

(« Il Domenicale », anno 7, n. 24, 14 giugno 2008, pp 8-9.)

Titolo originale:
Le Origini della Bellezza
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È in libreria lo studio filosofico Ingresso alla Bellezza. Fondamenti a un’Estetica trinitaria. Verona, Fede & Cultura, 2007. Sull’argomento pubblichiamo un articolo dell’autore.
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Cupola della Chiesa del Gesù
(Immagine grande, lasciar caricare)

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaSe ci chiediamo come mai il nostro Paese non è più misura mondiale del bello, possiamo trovare risposta nel mutare dei materiali e delle concezioni costruttive. C’è tuttavia un segreto più decisivo e annoso, che lega tra loro l’uomo, la natura e le riposte nozioni del divino. Qui radica la proporzione aurea, misura della conoscenza e dell’arte.

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica« Centro del mondo ». Così Jean Nouvel, vincitore 2008 del Pritzker Prize, il premio dei premi per l’arte architettonica, definisce l’Italia riferendosi alla speciale eminenza delle sue bellezze architettoniche. Ma, come si sa, un Paese può essere stimato « centro del mondo » riguardo a qualcosa – p. es. all’architettura –, solo se quel Paese è in qualche modo per il resto del mondo l’unità di misura, il canone, con cui misurare il mondo, non quando ne viene misurato. « Centro del mondo » l’Italia lo è certamente se si apre il « Giardino della Bellezza » delle sue antiche città. Ma oggi lo è ancora?
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaOggi l’Italia architettonica e urbanistica, da « Giardino della Bellezza » qual era, riconosciuta tanto dai suoi più celebri visitatori come dai suoi più incolti abitanti almeno fino ai primi decenni del secolo scorso, sempre più sta assumendo in ogni ansa il volto barbaro, regressivo e asociale di « Sterpaglia della Bruttezza », di « Acquitrino della Sciatteria », e non solo per ciò che già si trova goffamente in tutto il resto del mondo: gli orrori delle periferie a torri e casermoni « fotocopiati », le sterminate insulsaggini di fabbrichette e capannoni disseminati senza pietà negli « hinterland » di ogni latitudine; ma ora anche per le macroarchitetture e i grattacieli sempre più provocatorii alzati da architetti di grido (immancabilmente « di fama internazionale »), i quali, sprezzando l’elezione culturale, ambientale e architettonica in generale dell’Italia e in particolare di ogni suo angolo e centimetro quadrato, vi gettano le stesse meteoriti architettoniche disseminate in America come in Cina, in Spagna come nel Dubai, e ciò fanno malgrado le denunce reiterate di associazioni e uomini sensibili alla gravità della cosa, via via più esiziale non solo per la residua bellezza della Penisola in sé, della sua cultura e intelligenza immiserite, ma specialmente per l’imbarbarimento spirituale della sua gente.

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaÈ dai tempi della Cederna che i mostri architettonici e urbanistici devastano la Penisola, e, ultima vittoria, con tale devastazione rattrappiscono e stravolgono la naturale « buona disposizione » degli uomini nel loro rapporto con la vita.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaInfatti la bellezza è un messaggio; la sciatteria e la bruttezza un altro. La bellezza genera e conferma amore (per le cose, per il prossimo, per la vita, per « il futuro » e così via); la sciatteria e la bruttezza generano disaffezione, repulsione, odio, e lo si vede in chi vive per esempio nel bello dei centri storici e in chi invece nel sciatto e nel brutto delle periferie, dei centri sociali, dei posti di lavoro più incresciosi. La bellezza non è facoltativa, ma necessaria: l’uomo la cerca, la riconosce intuitivamente, se ne sazia e la restituisce poi nel bene etico e politico; a che servirebbe la sua intuizione, se non fosse vitale?

Colpa del cemento?

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaAltrettanto istintivamente l’uomo fugge dal brutto, osserva la criminologa Isabella Merzagora Betsos, ma sciaguratamente non sempre, perché non sempre l’occhio è o vuole restare innocente, ma malizioso, e in tal caso, attratto dal gorgo della perversione contronatura, l’occhio cerca il brutto, e poi anche lo fa, e se ne sazia in una fagogitazione contronatura, producendo rancore e odio, il più contronatura di tutti i vizi.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaÆsthetica e politica sono strette in un legame ancora tutto da riscoprire, malgrado Platone e sant’Agostino.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaSarebbe poco scientifico attribuire la causa del decadimento architettonico e urbanistico alla scoperta del cemento armato, intanto perché scienza e tecnologia sono di per sé neutrali, poi perché il degrado abitativo è sempre allignato dove le briciole della ricchezza si danno ai cani. Ma, se una causa materiale è più emersiva di altre, si può intravedere forse una linea di demarcazione del cedimento architettonico nella diffusione, tra il ’30 e il ’40 del secolo scorso, del cemento armato. Dunque la colpa della bruttezza sarebbe del cemento?

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaL’inurbazione massiccia degli Anni Cinquanta-Sessanta è un’altra concausa, ma le universalistiche « gettate » di cemento hanno la loro parte, e non perché il cemento sia il diavolo, utile come fu almeno per abbattere i costi di costruzione e con essi « dare una casa a tutti », ma perché la sua anima in tondini di ferro volatilizzò le precedenti e primarie regole costruttive in uso da millenni. La tecnologia sviluppatasi successivamente ha poi fatto il resto, sicché i materiali ultraleggeri ed elastici hanno soppiantato per sempre pietre, colonne e mattoni: l’elastico ha scardinato l’inerte, il flessibile ha sgominato il forte, il leggero e malleabile le leggi statiche e perentorie della gravitazione. Con ciò son saltati il pilastro, la trabeazione, l’arco, la simmetria, la sezione aurea, i concetti di verticale e di orizzontale. È saltata insomma la regola in quanto regola, perché l’elastico è per sese un’antiregola. La chiusa legge della statica ha ceduto alla libertà della dinamica. E ciò, non a caso, in coincidenza con rivoluzioni del tutto analoghe sul piano civile, linguistico, religioso, familiare e sessuale, per le quali l’uomo si convince che la libertà (un elastico) gli sarebbe più intima della verità (un pilastro). Architetti e urbanisti ne sono coscienti e cavalcano il ribaltamento costruttivo come spunto a una rivoluzione culturale divorante.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaSta il fatto che il soppianto di pietre e mattoni svelle – e non solo simbolicamente – il decisivo legame che l’uomo teneva da sempre con la natura: la voragine aperta in architettura con l’introduzione dei nuovi materiali elastici apre una frattura di faglia tra « natura » e « polis », e lo si vede nell’odierno stridore tra territorio e città: fino a ieri sulle pietre di colli e di monti erano alzate le medesime pietre cavate dai colli e tagliate dai monti: pietre di città su pietre di natura, pietre di chiese su pietre di roccia, in una conformazione di colore e di materiale che illustrava perfettamente la « copiatura » della natura compiuta dall’uomo con le sue anche più fastose edificazioni. La frattura tra architettura e natura è determinante alla caduta della bellezza. La Musa, già avvizzita per esserle stato strappato dalle labbra il calice d’ambrosia dell’eterna armonia, p. es. con l’edificazione nell’Ottocento delle prime megalopoli, caduta nello sbalzo, si rialza storpia.

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaLa frattura tra architettura e natura è ben più profonda persino di quella denunciata da Nikos A. Salingaros, perché nel concetto di « natura » va raccolta anche la dimensione spirituale dell’uomo, ossia proprio la sua natura prima, che è quella di essere un ente razionale creato. Il riconoscimento di ciò non deve riguardare solo la sua coscienza individuale, ma in egual misura la sua coscienza collettiva, la « civitas » nella quale l’individuo nasce, si forma, progredisce e che a propria volta deve contribuire a formare, progredire ed elevare nei valori materiali e spirituali, e quelli solo in quanto ordinati a questi.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaL’Italia, Paese più di ogni altro fiorente di edifici, strade e piazze misurati sui millenari canoni della « relazione aurea », con il crudo avvento dei nuovi materiali, delle nuove loro leggi e specialmente del nuovo spirito soggettivistico dominante il teatro culturale, negatore di Dio e del rapporto anche sociale che l’uomo deve intrattenere con lui, si è trovata più di ogni altro Paese drammaticamente vulnerabile alla conquista degli sconsiderati nuovi sacerdoti della provocazione ateistica; costoro, nati dal divoramento entusiastico di contorte ideologie che Timothy Verdon in un importante articolo del 28-3-08 su « L’Osservatore Romano » (emblematicamente titolato « Quando si è spezzato il filo dell’arte sacra ») chiama « dell’ebbrezza distruttiva » – causa formale dell’abbrutimento –, eccitati dall’egoistica voglia di stupire e provocare più che servire e rallegrare, vi impiantano grattacieli debosciati, « macrostrutture » disossate, chiese sdivinizzate, « word center" meglio detti da Marc Augé « non luoghi », accolti con acritico tripudio dai potenti locali, accomunati così agli invasori: architetti, ingegneri, geometri, immobiliaristi, sociologi, politici, ma anche villani senza legge di tutte le taglie, radono al suolo la dimensione sacrale delle città, e che le faceva, in un livellamento da cui dovrebbero innalzarsi prepotenti unicamente i nuovi idoli dell’autocompiacimento.

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaTuttavia non ci si può fissare a ridurre la questione del bello a una questione tecnologica, per quanto articolata: questo è naturalismo, è pretesa di circoscrivere una questione universale a qualcosa che nasce con l’uomo, con il suo pensiero, la sua cultura, le sue congetture: tutte cose limitate.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaInfatti, come avviene a quella categoria di concetti che riguardano tutte le cose (l’essere, la verità, la bontà, eccetera) e che per ciò si chiamano trascendentali, dal latino transcendens, trans scando: salgo sopra, anche la bellezza non nasce dall’uomo, altrimenti ogni cosa fatta da qualsiasi uomo sarebbe bella, tutte le cose sarebbero belle. No: la bellezza, che è un trascendentale, viene da fuori, anzi da sopra. Da dove nasce la bellezza?
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaFin dai tempi di Platone e Aristotele la pulchritudo è riconosciuta (con la verità e la bontà) un attributo di Dio, un Dio creatore la cui esistenza è riscontrabile dalla ragione. La Rivelazione conferma l’opinione dei Greci e va oltre, fornendo alla filosofia, con quella conoscenza della Trinità che l’uomo da solo non poteva raggiungere, dei dati filosofici illimitati, e di certo fino a oggi non ancora adeguatamente sviluppati. Per esempio: le più decisive considerazioni filosofiche che pensatori insigni come san Bonaventura e san Tommaso d’Aquino compiono sul pulchrum, sulla bellezza, si trovano proprio nei loro De Trinitate. Essi dimostrano che le fonti delle acque vive della bellezza non sono solo genericamente « in Dio », il che è già un dato filosofico decisivo, ma in Dio sono proprio e solo in quanto la sua realtà è di essere « Trinità".

I quattro Nomi di Dio.

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaÈ sulla loro scorta che qui si può giungere alle sacre fonti della pulchritudo, stabilizzando le conclusioni da prendere riguardo al problema architettonico, così come già si è potuti di recente formulare una teoria del linguaggio come metafora della natura (si veda, di chi scrive, Ingresso alla Bellezza. Fondamenti a un’Estetica trinitaria, Fede & Cultura, Verona, 2007).
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaSan Tommaso insegna che le relazioni tra le Persone trinitarie sono dovute alla nascita ab æterno dal Padre della seconda Persona, nascita che in qualche modo è come quella di un concetto (o idea) da una mente: la mente del Padre, principio senza principio, genera in sé un concetto che la pensa, che ne è lo splendore e che la rispecchia perfettamente. A tale concetto generato dal Padre l’Angelico riconosce allora, cioè solo per tali motivi, quattro Nomi (cfr. S. Th., I, 34, 2, ad 3), i quali esprimono a noi, menti limitate, i quattro requisiti personali dell’Unigenito di Dio: Egli ha nome Figlio, Splendore, Imago (o Volto, o Specchio) e infine Verbum (o Pensiero, o Logos).
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaLa cosa si capisce meglio se si pensa a una di quelle belle cupole del Barocco italiano (simile in qualche modo alla nuca di un uomo), nelle cui volte si stendono gli affreschi delle Glorie celesti: struttura architettonica e affreschi sono tutt’uno. E noi vediamo che dalla volta della cupola emerge l’affresco, come fosse generato dalla cupola: nasce in tutto il suo splendore la visione emozionante, fulgida e viva di ciò che quasi viene « pensato" dalla « mente » rappresentata dalla cupola: « La Trinità rimira in sé le proprie beate Persone e la loro inesprimibile relazione; in tale relazione rimira anche la propria infinita bontà partecipata all’uomo, alla sua Chiesa, per il tramite della Liturgia di Cristo che si compie sull’altare: dalla volta dei Cieli il Padre benedice e accetta il santo Sacrificio ».

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaLe pietre, infiammate di vita, accendono un affresco. L’affresco, come la seconda Persona della ss. Trinità, è in primo luogo un « figlio » generato dall’immensità della volta; coi suoi colori e le sue luci celesti è poi il suo liturgico « splendore »; con le figure di santi, di angeli e delle stesse tre divine Persone è inoltre il suo « volto »; infine, con la verosimiglianza e l’identificazione di tutte queste cose così precisamente rappresentate, è il suo « logos », il suo « pensiero ». L’esempio ci aiuta a capire le cause per cui l’Aquinate ritiene di poter individuare per la seconda Persona della santissima Trinità quattro Nomi, e proprio quei quattro.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaDi questi quattro Nomi, i due in cui risiedono le forme ideali preesistenti alle cose sono precisamente Volto e Pensiero (Imago e Logos): Volto, come si intuisce, ne permette la rappresentazione, Pensiero il loro senso, il loro contenuto; Volto istituisce i canoni dell’espressione, dell’arte cioè di spremere fuori un pensiero (lat. exprimere); Pensiero fissa le leggi che permettono di ragionare secondo logica, e anche qui si capisce che le tre prerogative di armonia, chiarezza e unità sono connaturali a entrambi per restare fuori dal caos e rimanere nell’essere: l’essere, essendo vero, buono e bello, è ovviamente intelligibile, comprensibile, positivamente logico e soavemente attraente, come visto anche con l’esempio della cupola barocca.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaMa se con sregolatezze o astrattismi l’uomo distrugge le forme delle cose, egli distrugge sia il loro volto che la loro sostanza, e, in esse, distrugge Dio. E con Dio l’uomo distrugge ogni canone, ogni appiglio di qualsivoglia certezza da cui qualsiasi ragionamento deve comunque iniziare, fosse anche solo l’innatismo grammaticale di Chomsky. In altre parole l’uomo, col relativismo astrattista, col pensiero e l’arte tranciati dalla natura e dalla forma delle cose, essendo il suo linguaggio non solo esterno a sé e non solo produttore di gesti, di manufatti e di città, ma lavorando anche dentro di sé, producendo cioè qualcosa di reale nelle proprie fantasie caotiche, astratte, sregolate, l’uomo, si diceva, si autodistrugge da dentro.

Reale, cioè divino.

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaEcco perché il suo occhio cerca istintivamente il bello: nel bello egli trova i segnali della vita. È istintivo che l’uomo cerchi la vita. Ma, per quanto contronatura, il gorgo del brutto lo attrae perché per suo tramite può gloriarsi di invenzioni, pavoneggiarsi di primati, compiacersi di « novità » meravigliose.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaInoltre con la perdita del senso del reale, cioè del divino, da cui si effondeva il profumo della bellezza che si aveva nelle polis cristiane fino al Settecento, perdita realizzata con la derubricazione urbanistica di Dio e delle sue chiese, con la caduta poi della misura naturale della « proporzione aurea » a quella arbitraria dell’elastico che la sdegna, con l’abbandono infine della visione oggettiva mediata dai sensi in favore delle visioni soggettive di pura fantasia, si perde anche ciò che alla realtà è assolutamente essenziale e che proprio e soltanto i due Nomi Imago e Verbum impiantano: la relazione, anzi la prima relazione, la relazione fonte di ogni e di tutte le altre relazioni, fisiche o spirituali che siano, che è cosa importantissima, decisiva, perché tutte le cose nascono dalle relazioni, a cominciare dal Creato, che nasce dalla relazione con Dio, e vi nasce solo perché il Dio da cui nasce è la Trinità, la cui essenza è costituita dalle relazioni delle tre Persone.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaCon i due Nomi di Imago e Verbum ci troviamo infatti alle ‘Origini della bellezza’. La bellezza ha le sue origini qui: nella specialissima relazione tra i due Nomi divini Imago e Verbum, Volto e Pensiero, Specchio e Nous. Con la loro relazione il pensiero ha la sua forma, la verità i suoi assi ortogonali, la realtà la sua sostanza interiore e la sua espressione esteriore.

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaSe questa è l’origine della bellezza, la città che vuol essere bella dovrà essere per necessità orientata a essere anche buona. C’è forse qualcuno che non sogni una città buona? Naturalmente no, però sono molti che la vogliono buona come vogliono loro, bella come dicono loro, e questo è il punto: il soggettivismo; ma bellezza e bontà, senza riferimento a Dio – e a Dio « Trinità » – si perdono nel nulla e nel caos che vediamo.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaIl primo attributo di Dio è l’essere. L’uomo può – e anzi per certi versi deve – sognare, immaginare, ipotizzare, ossia spingersi oltre le colonne del conosciuto, oltre l’orizzonte del visto. Ma, se vuole restare nell’ambito dell’essere, non può farlo arbitrariamente: non fuori dell’essere della realtà, non oltre le colonne dell’adesione almeno analogica e intenzionale al reale, non al di là della conoscibilità, che si realizza solo attraverso i sensi.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaDunque, se per fare bellezza – in tutte le arti, quindi anche in architettura – bisogna restituire all’uomo la sua dimensione naturale, bisognerà in primo luogo restituirgli la dimensione trascendente di creatura, e non, come ora, di creatore, e ciò impiantando in primo luogo nell’architettura e urbanistica attuali una dimensione verticale non fatta tanto di grattacieli ma semmai di « relazioni auree », di misure armoniche, di continuità col territorio circostante e con l’eternità sovrastante: continuità cioè con le vive indicazioni del passato sul piano storico e con la sacralità trinitaria sul piano religioso.

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaSenza il ritorno a queste due continuità – fino a tre secoli fa mantenute anche se con le immancabili oscillazioni del percorso culturale – l’arte architettonica non ha alcuna possibilità di restituire all’Italia quella qualità di « Giardino della bellezza » ora quasi del tutto perduta. « Giardino della bellezza » perché in Italia si era concretata più che in ogni altra regione la « civitas » cristiana, la laboriosa « polis » ordinata alla propria santificazione attraverso la viva armonia insegnata dalla Chiesa tra cultura e religione. « Giardino della bellezza » perché luogo dove si veniva realizzando l’uomo nello splendore del modello cristiano prima della deriva degli ultimi secoli, secondo il bellissimo detto di Romano Amerio, per cui « il problema dell’uomo è il problema dell’adorazione, e tutto il resto è fatto per portarvi luce e sostanza ».
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaAl contrario, oggi il rischio è di cosificare l’uomo nella perdita della sua dimensione reale, trascendente e anelante a Dio, anche con un’architettura alienante intessuta di « non luoghi » produttori di « non uomini » invece che di « luoghi densi di uomo »; reificare l’uomo levandogli la religione per levargli la testa, la ragione, cioè la libertà e l’amore, perché tutto divenga arbitrario, relativo, sregolato, in una città ebete e grassa, prostituita alla produzione di beni di consumo e di gonfie vanità.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaQualcuno potrebbe obiettare che con ciò si vuole suggerire quello che spregevolmente viene definito un « ritorno al classico ». Ebbene: di quale classico si parla? Classico non vuol dire misoneistico, tutt’altro. Prima di avanzare apriorismi non ben argomentati bisognerebbe chiedersi cosa pensarono i contemporanei di Brunelleschi, di Alberti, di Bramante allorché costoro « restaurarono » in Italia la « relazione aurea », il « classico »: non è infatti la « relazione aurea » in sé che fa una buona architettura, ma il suo buon uso, il genius artistico di chi, baciato dalla Musa, sa salire alla bellezza, all’equilibrio del « classico »; di per sé la « relazione aurea »è solo la prima e indispensabile condizione al bello, questo è certo, ma nessuno gridò mai a quei grandi: « Fidia è morto! », « Fidia è morto! ».

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaLa « relazione aurea » ha il pregio non indifferente di costituire una sorta di anello tra natura (da cui proviene: si veda la foglia di una rosa), uomo (che con gli Egizi la colse e con Fidia la canonizzò) e Dio, che la serba nel Logos e la irraggia nel Volto. La « relazione aurea »è dunque conseguenza della ragione, a dispetto di coloro che, stornati con ciò dai loro capricci, si straccerebbero le vesti se tornassero a risplendere in Italia l’armonia della bellezza e un umanesimo pronto a trovare in vibranti poetiche il modo di piegare alle esigenze dell’arte l’urbanizzazione, i nuovi materiali e le loro notevoli possibilità.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaSì: l’anello triplamente nuziale della « relazione aurea » va di nuovo infilato alle dita della Musa, almeno in Italia, per restituirle il ruolo primaverile che le è proprio nel mondo. Di esso sarà utile parlarne a fondo direttamente, prima o poi, perché è da lì che si sviluppano anche cose che con l’arte parrebbe che non c’entrino nulla, e invece c’entrano, come l’amore e l’amicizia.

(Pagina protetta dai diritti editoriali).

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